Festival di Cannes 2015 – Presentazione

Festival di Cannes 2015 – Presentazione

Eccoci arrivati alla sessantottesima edizione, al Festival di Cannes 2015: le mille luci e i brillantini della Croisette, la montagna di pellicole da scalare. Dal 13 al 24 maggio, tra concorso, fuori concorso, proiezioni speciali, Un Certain Regard, Quinzaine e Semaine, Cannes Classics…

Gli addetti ai lavori hanno già invaso la Croisette, i trolley sfrecciano rapidi tra le vie principali, le bellezze già non si contano e il solleone sembra indicarci l’acqua azzurra, la sabbia, una bella vacanza. E invece, dal 13 mattina, il buio della sala prenderà il sopravvento sulla luce, e il mare si limiterà a fare da paesaggio, vicino eppure lontano, al mastodontico Palais des Festivals et des Congrès de Cannes. Proiezioni e file, file e proiezioni. Sala stampa e conferenze stampa. Caffè. E ancora caffè. Articoli, recensioni, interviste. Capolavori e cocenti delusioni, scambi di opinioni, qualche insanabile frattura – “ma per carità!”.
Il Festival di Cannes 2015, la sessantottesima edizione, è il grande rito collettivo e cinefilo che si rinnova, che cannibalizza l’attenzione del mondo intero, che detta scelte e programmi di molti altri festival di secondo e terzo giro. A Cannes nascono nuovi registi, nuovi Maestri, altri magari risorgono, spesso si inabissano; la stampa e la critica si spremono, a volte ci azzeccano, altre volte mancano il bersaglio di qualche chilometro. È un rito, è un caos, è una macchina magniloquente, è la Francia che si mette in mostra. È il cinema. Non tutto, ma è il cinema.

A Cannes si cerca il futuro, anche se a piccoli passi, aggrappandosi alle certezze. Il Festival di Cannes non rischia mai, al limite finge di rischiare. La sessantottesima edizione si affida alle glorie di casa Jacques Audiard (Dheepan), Valérie Donzelli (Marguerite et Julien), Maïwenn (Mon roi), Guillaume Nicloux (Valley of Love) e Stéphane Brizé (La loi du marché); all’ambizioso tridente azzurro composto da Nanni Moretti (Mia madre), Matteo Garrone (Il racconto dei racconti) e Paolo Sorrentino (Youth – La giovinezza); ai grandi calibri Hou Hsiao-hsien (The Assassin), Jia Zhang-Ke (Mountains May Depart), Gus Van Sant (The Sea of Trees), Todd Haynes (Carol) e Hirokazu Kore-eda (Umimachi Diary). Senza dimenticare i vari Lanthimos, Villeneuve, Trier…
Un concorso indubbiamente ricco, ma che rischia di appassionare meno di Un Certain Regard (Kawase, Porumboiu, Kurosawa, Weerasethakul, Minervini…) e della Quinzaine des Réalisateurs: il fluviale As mil e uma noites di Miguel Gomes, Peace to Us in Our Dreams di Sharunas Bartas, Le Tout Nouveau Testament di Jaco Van Dormael, Trois souvenirs de ma jeunesse di Arnaud Desplechin, Gokudo daisenso di Takashi Miike. E poi L’ombre des femmes di Philippe Garrel, un nome scontato eppure atteso. Sempre uguale a se stesso, (quasi) sempre capace di stupire.
Tutta da scoprire la Semaine de la Critique, sezione che meriterebbe maggiore attenzione e una più agile collocazione. Tra le pellicole fuori concorso, a parte Allen (Irrational Man), lo scandalo annunciato Love di Gaspar Noé e Mad Max: Fury Road di George Miller, doverosa segnalazione per due lungometraggi d’animazione: Inside Out di Pete Docter, targato Pixar, e The Little Prince di Mark Osborne.

Cannes è come il Palais: sovrasta il pubblico e gli addetti ai lavori, è una fortezza inespugnabile per gli altri festival. Cannes è glamour. Cannes è il formicaio impazzito del mercato. È la marea di gente che cerca un biglietto alle sette di mattina, alle due di pomeriggio, all’una di notte. Cannes è un festival che si può permettere i Coen come presidenti di giuria. Cannes è l’aïoli, è la zuppa di cipolle, è il trancio di salmone, è l’acqua che costa cara. Cannes è Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, Insiang di Lino Brocka, The Story of the Last Chrysanthemums di Kenji Mizoguchi, A Touch of Zen di King Hu. Cannes è Classic. Probabilmente lo sarà sempre.

Info
Festival di Cannes 2015, il sito ufficiale.
Il concorso del Festival di Cannes 2015.

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