Colpo di stato
di Luciano Salce
Uno dei segreti più scottanti della cinematografia italiana cosiddetta sommersa: il film maledetto di Luciano Salce, Colpo di stato, l’unico tra i suoi figli ancora oggi irreperibile, vero oggetto misterioso indegnamente condannato all’invisibilità più fitta e silenziosa dai tempi della sua fugace apparizione in sala nel 1969. A Venezia 2004 per la retrospettiva Storia Segreta del Cinema Italiano.
Le elezioni nascoste
Italia, 1972. Si stanno svolgendo le elezioni politiche e, come al solito, ci si aspetta una vittoria della Democrazia Cristiana; ma il calcolatore elettronico del Ministero dell’interno rivela che il partito ad aver ottenuto il maggior numero di suffragi è il Partito Comunista Italiano. Subito si scatena il panico: gli USA allertano il sistema missilistico, i ricchi (tra cui il cantante Claudio Villa) fuggono a bordo dei loro yacht e gli ufficiali dell’esercito consigliano al Presidente del Consiglio e al Capo dello Stato un golpe militare per mantenere il potere. Saranno gli stessi comunisti, dopo un colloquio con le autorità di Mosca, a dichiarare che i risultati sono sbagliati… [sinossi]
Nell’amplissimo territorio di rimozioni che costella la nostra storia cinematografica, quella di Colpo di stato di Luciano Salce (1969) è da considerarsi tra le più vergognose in assoluto, mortificante nei confronti del suo stesso regista, che all’epoca in cui il film uscì si è visto smontare senza possibilità di appello l’opera a cui aveva dichiarato di tenere di più.
Scritto dallo stesso Salce insieme ad Ennio De Concini, prodotto dopo mille difficoltà con un budget essenziale lungo un anno di duro lavoro, Colpo di stato è un film che sono in pochissimi ad aver visto, la cui letteratura critica, ancora oggi, si esaurisce in poche migliaia di battute (il riferimento più corposo si trova nelle pagine di un recente libro di Andrea Pergolari, Verso la commedia, sui percorsi di tre cineasti quali Salce, Steno e Festa Campanile). Diversi studiosi hanno fatto carte false pur di accedere alla copia che la Cineteca Nazionale custodisce gelosamente nei suoi labirintici archivi. Quando apparve, all’epoca, in pieno ’68, dovette sembrare ai più uno strano, ibrido prodotto, un po’ film-inchiesta, un po’ uno sperimentale, con quel bianco e nero alla Samperi-Bellocchio-Sindoni, un po’ commedia all’italiana folle. Fatto sta che la critica dei quotidiani lo demolì (anche per via dei suoi contenuti audaci) mentre il pubblico, persino quello edotto e cinéphile, disertò le sale aiutato da una distribuzione quasi fantasma.
Da allora pare sia riaffiorato in TV (ma non di stato) rarissime volte (i database lo datano al 6/09/1985 su Canale5, quindi due repliche nel 1989, una su Odeon e un’altra sempre su Canale5), mentre alcuni fortunati lo ricordano in una storica proiezione nel 1996 ad Udine Incontri (l’antenato dell’odierno Far East Film).
Ci hanno pensato Marco Giusti e Luca Rea, i curatori del primo segmento del progetto Storia Segreta del Cinema Italiano, a rispolverare il 35mm in custodia presso la Cineteca Nazionale, da proiettare in occasione della 61esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un vero e proprio evento, dunque, che se ben recepito potrebbe segnare davvero una rivalsa critica per l’attività registica di Luciano Salce e nuove future possibilità di circolazione per il film stesso.
Va chiarito, prima di ogni altro punto, che Colpo di stato non è una semplice fantacommedia politica alla Vogliamo i colonnelli (1973) del più celebrato Mario Monicelli. Si tratta innanzitutto di un film liberissimo, anche e soprattutto nel linguaggio, capace di giocare con molteplici registri insieme, fondendoli in un unico, caleidoscopico ritratto di una ipotetica giornata di elezioni italiane (pensata nell’allora futuro 1972) che vede l’accumularsi progressivo dei voti comunisti.
La feroce satira politica (quasi sempre) è giocata al di fuori dei binari sicuri della commedia all’italiana del tempo, avvicinandosi per certi versi al film-inchiesta, al film nel film, esplicitamente ricostruito, o alla cronaca televisiva, tematizzata acutamente dalle dirette della RAI. La stessa struttura corale del récit, privando lo scheletro della commedia del suo baricentro “forte” rappresentato dall’attore-mattatore protagonista, frantuma ogni appiglio certo per l’identificazione spettatoriale nei rivoli di diverse micro-storie tutte della stessa importanza, intrecciate tra loro secondo i ritmi della cronaca giornalistica.
L’aspetto documentaristico è comunque perfettamente controbilanciato dalla esplicita presa in carico della finzione da parte di un coro greco (addirittura!) – su partitura di Gianni Marchetti – inserito da Salce come squisita allusione formale alla tragedia classica, con funzione di commento sull’intreccio.
Già questi pochi elementi, certo non esaustivi della scioltezza espressiva conquistata da Salce, basterebbero a dare il senso di una pratica di sperimentazione lanciata nel cuore stesso del cinema narrativo (forse il tentativo più ambizioso da parte del Salce metteur en scène), tesa a miscelare tra loro i registri più lontani (la lirica e la fantapolitica, la commedia e il film-inchiesta ricostruito), in un linguaggio che, occorre aggiungere, riesce a disfarsi di molti luoghi comuni del mainstream italiano degli anni Sessanta, recuperando forme cinegiornalistiche vicine al reportage, al cinema-verité (macchina a mano, montaggio spezzato) o alla nouvelle vague (collisione provocata tra realtà e finzione, fusione tra i generi, spontaneità dei caratteri).
Se finalmente anche questa gemma perduta del nostro cinema che fu potrà essere apprezzata dal pubblico contemporaneo, il merito spetta proprio alla lungimiranza della retrospettiva veneziana (nonché all’opera scavatrice portata avanti da riviste come Nocturno Cinema da dieci anni in qua, dove lo stesso Andrea Bruni aveva scritto a suo tempo un mini-articolo proprio sul film di Salce), capace di fare una panoramica a 360 gradi nelle direzioni più sotterranee dell’altra faccia della nostra storia cinematografica, una storia non a caso, per molti ancora segreta.
Info
La pagina Wikipedia dedicata a Colpo di stato.
Una clip di Colpo di stato.
- Genere: commedia, fantascienza, grottesco
- Titolo originale: Colpo di stato
- Paese/Anno: Italia | 1969
- Regia: Luciano Salce
- Sceneggiatura: Ennio De Concini
- Fotografia: Luciano Trasatti
- Montaggio: Sergio Montanari
- Interpreti: Alberto Plebani, Amedeo Merli, Anna Casalino, Anna Maria Capparelli, Attilio Zingarelli, Bebert Marboutie, Brunello Rondi, Dimitri Tamarov, Gianni Di Loreto, Gianni Rommi, Giovanni Rionni, Giuseppe Ravenna, James E. Mishener, Leo Talamonti, Loris Gizzi, Luciano Salce, Lucio Ardenzi, Orchidea de Santis, Raffaele Triggia, Riccardo Satta, Silvano Spadaccino, Steffen Zacharias, Vittorio Ripamonti, Walter Barnes
- Colonna sonora: Gianni Marchetti
- Produzione: Vides Cinematografica
- Durata: 105'