Il castello errante di Howl

Il castello errante di Howl

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Tra le tante sequenze pregevoli de Il castello errante di Howl, due incantano: l’ascesa sulla montagna della vecchia Sophie e l’interminabile, faticosissima, scalinata. Il lavoro sulla protagonista, sia dal punto di vista psicologico che grafico, è uno dei più complessi e riusciti nella storia dello Studio Ghibli. Il film è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il vecchio cane, lo spaventapasseri e il bambino barbuto

La diciottenne Sophie, dopo un casuale incontro con il bello e temuto mago di Howl, viene trasformata in una rugosa vecchietta dalla Strega delle Lande Desolate. Senza perdersi d’animo, parte alla ricerca del giovane mago e di un’incantesimo che la faccia tornare giovane… [sinossi]

Cosa si può dire di Hayao Miyazaki? Cosa si può dire di un genio dell’animazione? Ci si può finalmente rallegrare per questo suo esordio nella torre d’avorio della Mostra del Cinema di Venezia con Il castello errante di Howl, dove il film è stato presentato all’interno del concorso ufficiale. Dopo il passaggio rapido e inosservato di Mononoke Hime e quello quasi forzato (difficile ignorare Miyazaki dopo un Orso d’Oro e un Oscar, senza contare il volano della Disney) de La città incantata, è arrivata finalmente l’investitura ufficiale. Ultimi tra gli ultimi, abbiamo aperto le frontiere critiche al maestro giapponese. Un film d’animazione – un anime addirittura – è sbarcato al Lido. Miracolo. Si attende/pretende, per il futuro, un’attenzione critico-bibliografica all’altezza.

Il castello errante di Howl (Hauro no ugoku shiro) è un’opera che regala pregevole qualità tecnico-artistica ed emozioni quasi fanciullesche. Emozioni vere, limpide e trasparenti, che sbocciano dalle passioni e dalla poetica di un autore. Miyazaki percorre il sentiero della pura favola: ispirandosi al romanzo Howl’s Moving Castle di Diana Wynne Jones, il regista giapponese sembra rinunciare alle consuete sfumature e si concentra su una serie di personaggi positivi. Anche l’utilizzo spettacolare della guerra sembrerebbe non appartenergli (basta ricordare le profonde riflessioni di Nausicaä della Valle del vento o Mononoke Hime) e la conseguente rinuncia all’approfondimento potrebbe anche essere interpretata negativamente. Discorso simile per un altro tema ricorrente nella sua opera, il lavoro (trattato in altro modo in Porco Rosso, Kiki’s Delivery Service, Mononoke Hime). Proprio in questa leggerezza si potrebbe annidare l’unico punto debole della nuova pellicola. Debolezza, sia ben chiaro, assolutamente relativa. Probabilmente insignificante. Perché, a essere sinceri, guardando il film con occhi non velati dal pregiudizio, non si può che amare la naturalezza di questa favola. Come ogni opera di Miyazaki, anche Il castello errante di Howl scaturisce dall’infinita e inarrivabile forza immaginifica del suo autore. Un universo immaginario, o forse a noi inaccessibile, che è in grado di partorire creature indimenticabili come un vecchio cagnolino malandato, uno spaventapasseri con la testa di rapa e un bambino barbuto. Personaggi secondari che potrebbero, da soli, riempire interi film.

L’impatto visivo de Il castello errante di Howl è spiazzante per i neofiti e rassicurante per i fan. Miyazaki riesce ancora, e riuscirà sempre, a stupirci. Un mondo fatato che si rinnova continuamente, rimanendo sempre se stesso. Tra le tante sequenze pregevoli, due incantano: l’ascesa sulla montagna della vecchia Sophie e l’interminabile, faticosissima, scalinata. Il livello tecnico-artistico è, ça va sans dire, superbo – il confronto con l’attesissima seconda fatica di Katsuhiro Ōtomo, Steamboy, sarà particolarmente stimolante. Cura maniacale dei dettagli e paesaggi indimenticabili. Le panoramiche sulle montagne, d’altronde, sono un pezzo forte dell’autore nipponico fin dai tempi di Heidi.
Il castello errante (ennesima variazione miyazakiana dopo Il castello di Cagliostro e Laputa), vista la sua molteplice natura magica-sentimentale-meccanica, entra di diritto nel novero delle indimenticabili creature giganti partorite dal dio degli anime – il primo spettacolare colosso risale ai tempi de Il segreto della spada del sole, delizioso e rivoluzionario lungometraggio targato Toei.
Il lavoro sulla protagonista, sia dal punto di vista psicologico che grafico, è uno dei più complessi e riusciti nella storia dello Studio Ghibli. I continui, a volte impercettibili, cambiamenti di età e aspetto di Sophie confermano la sensibilità e l’attenzione dell’autore nei confronti dell’universo femminile e della terza età. Non a caso si è parlato, a proposito della poetica del maestro giapponese e del suo contributo alla produzione del Sol Levante, di epoca delle donne. Donne che sono le indiscusse protagoniste dell’universo narrativo miyazakiano, convinto della maggiore sensibilità, forza e coraggio del sesso debole – la speranza è figlia delle donne. E la terza età è un ritorno alla purezza dell’infanzia (concetto caro al regista ed espresso in quasi tutte le sue pellicole).
Il castello errante di Howl è una favola delicata, è un’esperienza visiva immancabile, è l’ennesima grande prova di un genio.

Info
Il castello errante di Howl sul sito della Lucky Red.
Il trailer italiano de Il castello errante di Howl.
La scheda de Il castello errante di Howl su AnimeNewsNetwork.
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1 Comment

  1. wren 12/11/2017
    Rispondi

    Questo film di animazione mi ha sempre attratto in modo particolare. Credo che molto facciano i disegni. Questi sono dettagliati e particolari, in alcuni minuti veramente solari mentre in altri confusi e cupi. La trama è un susseguirsi di maledizioni, magie, buoni e cattivi che si confondono. Ci sono dei personaggi cosi vanesi ed egocentrici, a parte forse Sophie, da essere fuori dai soliti schemi. Howl è più il tipico ragazzo da prendere a schiaffi che quello di cui innamorarsi.

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