Piacere Dave

Piacere Dave

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Non c’è cattiveria in Piacere Dave, non esiste cattivo gusto, è bandita ogni volgarità e ogni eversione: rimane solo un irritante senso di buonismo diffuso, che cozza con la struttura da commedia fantastica e dissolve letteralmente la pellicola in una serie di situazioni che non solo non producono l’effetto comico, ma finiscono addirittura per inceppare l’azione.

La risata prosciugata

Dave Ming Chang, appena arrivato a New York, è proprio un pesce fuor d’acqua all’ennesima potenza. C’è qualcosa in lui che non appare del tutto appropriato: tanto per iniziare, dà l’idea di essere molto fuori posto e a disagio nel suo corpo. Ma ciò si spiega con un’ottima ragione: Dave non è affatto un uomo, ma una nave spaziale fatta ad immagine del suo Capitano in miniatura… [sinossi]

C’era un tempo in cui Eddie Murphy rappresentava il non plus ultra dei blockbuster hollywoodiani: in un mucchietto di anni sfondò i botteghini statunitensi, da nord a sud, da est a ovest, con film come Una poltrona per due, 48 ore e il suo seguito Ancora 48 ore, Il principe cerca moglie, la trilogia di Beverly Hills Cop. La sua ascesa pareva inarrestabile, e il suo destino doveva essere quello di simbolo della presa a due mani della popolazione afro-americana sull’industria cinematografica. Inutile stare a specificare come non fu così: la figura di Murphy si adombrò, la sua capacità di attirare denaro qualsiasi cosa facesse finì per incepparsi, e a fronte di una messe di titoli destinati fortunatamente a terminare la loro corsa nel dimenticatoio (Il principe delle donne, Il genio, L’asilo dei papà) solo un paio riuscirono a mantenere in carreggiata l’attore. La sua parabola discendente non sembra aver alcuna intenzione di fermarsi, almeno a giudicare da Piacere Dave, sua ultima fatica cinematografica – ma nei prossimi due anni Murphy ha in cantiere la bellezza di cinque titoli. Qui l’attore dalla risata inconfondibile, resa celebre in Italia dal doppiaggio di Tonino Accolla, torna a misurarsi in più di un ruolo, pratica attuata non poche volte nel corso della sua carriera. Veste infatti i panni sia di Dave, macchina aliena che arriva sul nostro pianeta per tornare in possesso di un marchingegno che è in grado di prosciugare tutte le fonti d’acqua della Terra, e allo stesso tempo si cimenta nel ruolo del Capitano del minuscolo equipaggio che vive dentro l’astronave.

Ovviamente l’intera struttura si basa sulla reazione che avrà Dave, ma anche i suoi abitanti, allorquando scoprirà di amare, e non poco, l’american way of life, visualizzato come una corsa al consumo piacevole e doverosa. È proprio questa patina zuccherosa con la quale viene rivestito l’elogio al consumismo a rendere ancor più fastidioso un contesto di per sé mai particolarmente divertente; deciso a costruire uno spettacolo per famiglie, il regista Brian Robbins (già autore di Norbit, nonché produttore di alcuni celebri serial televisivi, da Smallville a One Three Hill) copre tutti gli snodi della vicenda di un alone di pudicizia che inficia di fatto il potenziale comico. Non c’è cattiveria in Piacere Dave, non esiste cattivo gusto, è bandita ogni volgarità e ogni eversione: rimane solo un irritante senso di buonismo diffuso, che cozza con la struttura da commedia fantastica e dissolve letteralmente la pellicola in una serie di situazioni che non solo non producono l’effetto comico, ma finiscono addirittura per inceppare l’azione, facendola vorticosamente ruotare su sé stessa nel tentativo malriuscito di meticciare la maschera di Eddie Murphy con generi quali l’action o la love story.

E allora alla fine a restare in scena sono solo le faticose espressioni facciali con cui Murphy riempie lo schermo, appesantendo ogni inquadratura, ogni primo piano, ogni singola sequenza. Più ancora delle battute (che, per lo meno nella prima mezz’ora, non mancano, per quanto sfilino accanto al bersaglio senza centrarlo pressoché mai) sono le faccette del protagonista a rappresentare il centro comico di Piacere Dave. Ma il troppo stroppia sempre, e quando poi questo troppo viene adagiato su un vuoto pneumatico narrativo e registico, il disastro è inevitabile. Alla fine del film i mari e i fiumi della Terra restano intatti, ma a essere prosciugata è la verve comica di quello che un tempo era la macchina ammazzatutti del blockbuster hollywoodiano.

Info
Il trailer di Piacere Dave.

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