Rahtree Reborn
di Yuthlert Sippapak
Con Rahtree Reborn torna la saga dedicata da Yuthlert Sippapak al personaggio di Buppha Rahtree, studentessa di medicina suicidatasi e tornata dalla bara per vendicarsi su chi l’ha fatta soffrire. Al Far East 2009.
Terzo: uccidere tutti gli uomini!
Sono trascorsi dieci anni dai fatti narrati in Buppha Rahtree, e Buppha si è reincarnata in una bambina di nome Pla che viene abbandonata da sua madre, lasciandola con il patrigno barbiere, che spesso la picchia selvaggiamente. A causa di questa situazione Pla diventa una bambina problematica, vittima di bullismo dai suoi compagni di classe a scuola. Un giorno prende un rasoio da barbiere del suo patrigno e inizia ad attaccare le persone a scuola, dopo di che fugge e si reca nell’appartamento di Buppha, dove incontra inaspettatamente un uomo che si sta masturbando. Pla viene assassinata da quest’uomo e diventa un fantasma che infesta anche l’appartamento di Buppha, risvegliandone così il fantasma per vendicarsi di tutti gli uomini… [sinossi]
Di tutti i cineasti che affollano le produzioni commerciali di Bangkok, Yuthlert Sippapak è senza dubbio alcuno il personaggio più schizoide. A dir poco iperattivo, con la bellezza di dieci titoli in appena otto anni di carriera e l’undicesimo già in fase di post-produzione, Sippapak ha attraversato generi diversi con alterne fortune: con la commedia, per esempio, che ha affrontato tanto in Pattaya Maniac quanto nel recente E-tim Tay Nae, non sembra giocare le sue carte migliori.
Diventa dunque un’occasione ben più che interessante andare a scoprire e analizzare la saga dedicata al personaggio di Buppha Rahtree, studentessa di medicina suicidatasi e tornata dalla bara per vendicarsi di chi l’ha fatta soffrire in vita: Buppha Rahtree: Flowers of the Night, Rahtree Returns e questo Rahtree Reborn passato al Far East Film Festival di Udine nell’oramai abituale Horror Day, sono tre tasselli fondamentali per approcciarsi al cinema di Sippapak. Sarebbe davvero semplice, in effetti, snobbare un autore così spudoratamente commerciale, perfino greve in alcune soluzioni visive e narrative, e strutturalmente incapace di prendersi realmente sul serio: film come Ghost of Valentine e il già citato Pattaya Maniac (le punte più basse dell’intero curriculum artistico del cineasta thailandese) stroncherebbero, c’è da dirlo, anche la carriera più folgorante. Nella trilogia di Buppha – destinata ben presto a trasformarsi in tetralogia, visto che il film sul cui montaggio Sippapak è attualmente impegnato è proprio il seguito di Rahtree Reborn – ci si trova di fronte agli occhi un panorama che il regista di Killer Tatoo pare voglia solitamente tener celato: mostruoso e deforme ibrido tra commedia e horror, il nucleo narrativo su cui si fonda il lavoro di Sippapak risulta in effetti piuttosto slabbrato, addirittura di difficile comprensione, eppure le opere viaggiano con misteriosa alchimia verso un risultato che, nel bene e nel male, non si può certo sottovalutare.
La trama di Rahtree Reborn è davvero per iniziati (ovvero coloro che hanno avuto l’occasione di vedere i primi due capitoli, da recuperare anche solo per avere un’idea di cosa può produrre l’incontro tra una mente folle e il cinema mainstream), e non ci si soffermerà a descriverla nei minimi particolari: basti sapere che, nonostante il titolo, non è dalla rediviva Buppha che arriveranno i problemi maggiori, ma da una bimbetta che, dopo essere stata maltrattata dal patrigno e aver subito atti di bullismo dai compagni di classe, compie una strage a scuola. Rifugiatasi in un appartamento, viene uccisa da un uomo che si sta masturbando; il suo ritorno alla vita sarà dominato da un unico pensiero, “uccidere tutti gli uomini!”. Rahtree Reborn è un interessante esempio delle potenzialità di un seguito: sfuggendo alle regole non scritte delle varie saghe cinematografiche, Sippapak reinventa da zero l’intera storia, facendo permanere solo pochissimi legacci con i due film predecessori e lasciando in secondo piano perfino il personaggio guida dell’intera vicenda. Non viene però dimenticata né smentita la velleità artistica del prototipo: anche Rahtree Reborn è un tuffo senza rete di protezione in un universo vulcanico, nel cui magma si agitano detriti pop deliranti pronti a sposarsi con derive di genere ben più riconoscibili. Alcuni dialoghi, come quello tra il gestore della bisca clandestina e il suo figlioccio/demone, con un’escalation in cui si viene a conoscenza delle varie domande che la bambina-fantasma ha posto al demone, in una sfida giocata a colpi di rasoio, sono vere e proprie gemme del nonsense; allo stesso modo risultano perfettamente coerenti con il percorso compiuto digressioni comiche come quelle che vedono protagonisti il giovane Rung e gli amici che sono andati a trovarlo nel nuovo appartamento. Anche alcune sequenze prettamente orrorifiche non deludono le aspettative, il ché non si può certo definire un’ovvietà.
Non tutto fila liscio, in Rahtree Reborn, anche a causa di una costruzione narrativa a dir poco ingarbugliata, in cui passato e presente si mescolano senza soluzione di continuità, e a un tempo in fin dei conti ristretto in cui vengono condensate una miriade di azioni. Siamo anche convinti che con ogni probabilità il vero giudizio su quest’opera potrebbe essere dato solo in seguito alla visione del quarto film della saga, di cui ci viene mostrato un breve (ma succulento) assaggio al termine di Rahtree Reborn: termine che è tutto tranne che definitivo, e che lascia le porte aperte a ulteriori trasformazioni, ibridazioni di generi, scaturigini di pop debordante e chi più ne ha più ne metta. Bentornata, Buppha, e buona vendetta!
Info
Il trailer di Rahtree Reborn.
- Genere: commedia, horror
- Titolo originale: Buppha Rahtree 3.1
- Paese/Anno: Thailandia | 2009
- Regia: Yuthlert Sippapak
- Sceneggiatura: Yuthlert Sippapak
- Montaggio: Tawat Siripong
- Interpreti: Aang Terdterng, Chantana Kittiyapan, Davika Hoorne, Jirayu La-ongmanee, Kristine Vongvanij, Laila Boonyasak, Mario Mauer, Nudtawat Saksiri, Piya Chanasattu, Saichia Wongwirot, Santisuk Promsiri, Somlek Sakdikul, Supapit Kokphon, Yosawat Sitiwong
- Produzione: Sahamongkol Film
- Durata: 90'
