Scipione detto anche l’Africano
di Luigi Magni
Nella collana dvd Italiani da culto, targata Titanus\01 Distribution, torna Scipione detto anche l’Africano. In effetti, il film di Luigi Magni rappresenta un piccolo cult del cinema italiano, una gradevole commistione di elementi appartenenti al linguaggio cinematografico e un considerevole e pregevole richiamo alla teatralità.
Roma Repubblicana: Catone il Censore accusa Scipione detto l’Africano e suo fratello l’Asiatico di aver indebitamente intascato i 500 talenti versati come tributo a Roma dal Re di Siria. In realtà tutta la questione è generata per precisi calcoli politici volti a danneggiare l’integerrimo Africano, conquistatore di Cartagine: il carisma e l’aura di integrità che caratterizzano Scipione infatti lo rendono inviso a Catone, strenuo sostenitore della forma repubblicana, che teme un suo possibile accentramento del potere in un periodo storico povero di forti personalità. Mentre si batte per la difesa dell’onore della sua famiglia, l’Africano scopre che l’autore del furto è suo fratello ma si addossa comunque il torto, consapevole che ormai la propria statura morale non è più un valore aggiunto ma è anzi elemento di fastidio per gli altri uomini.
Gajardo, arisemo schiavi!
Nel paesaggio diroccato delle rovine romane di Villa Adriana a Tivoli prende forma una commedia leggera ma mai superficiale e anzi attenta a scavare nelle allegorie e nei richiami alla contemporaneità: il ritratto delineato da Scipione detto anche l’Africano è infatti quello di una società in declino, che ha trasformato l’integrità morale in un difetto e che si crogiola nella propria mediocrità fatta di piccolezze. La Roma descritta nel film è una comunità ormai segnata dalla forte espansione, una società caratterizzata dagli squilibri sociali e da un’evoluzione spesso disomogenea che ha portato alla creazione di una classe dirigente ormai totalmente avulsa dalla morale dove «er più pulito c’ha ‘a rogna». I senatori descritti da Magni (Nell’anno del Signore, ‘o Re) sono personaggi piuttosto gretti e pressapochisti ma non c’è mai vera cattiveria negli atti da loro compiuti: al contrario è ben visibile lo spettro dell’inadeguatezza nei confronti di un uomo relativamente troppo perfetto, che «c’avrà pure ‘n caratteraccio» ma non presenta neanche una debolezza o un segno di cedimento. Politica e corruzione sembrano quindi accorparsi in una contrapposizione di millenaria memoria: Scipione detto anche l’Africano riflette con umorismo e ironia sulle contraddizioni di Roma, ma anche e soprattutto sulle dicotomie che animano ogni comunità che nel corso dei secoli è riuscita ad acquisire un peso e una consistenza: vero protagonista della vicenda infatti è un popolo semplice che ha conquistato il proprio prestigio appropriandosi della conoscenza di altre civiltà (in questo senso è particolarmente efficace il dissacrante monologo con il quale Catone descrive lo scenario culturale repubblicano), un popolo che non sa più distinguere la morale dal vizio e che vive la propria mediocrità con semplicità e leggerezza.
Storia e contemporaneità quindi si intrecciano fino a creare una trama indissolubile che passa anche attraverso il linguaggio, un romanesco che echeggia fra colonne diroccate e mura scrostate prendendo il posto del latino: la vivacità del dialetto offre un valore aggiunto a dialoghi e monologhi estremamente brillanti, costruiti con sapienza e resi con grande vigore da alcuni dei massimi interpreti della storia del cinema italiano. Marcello Mastroianni da un lato (Scipione l’Africano) e Vittorio Gassman dall’altro (Catone il censore) costituiscono probabilmente la doppia natura dello stesso personaggio, incarnando gli ideali di una politica animata da una parte dalla fedeltà al passato e dall’altra inevitabilmente coinvolta nell’evoluzione verso il futuro. Fra il cast eccellente è davvero impossibile non menzionare Ruggero Mastroianni, capace di attribuire con estrema naturalezza un atteggiamento sornione, ironico e placidamente corrotto a Scipione detto l’Asiatico («pe’ piacere» come terrà a precisare il suo personaggio durante tutto il film): sono moltissime le interpretazioni degne di nota dall’algida e realistica Mangano nel ruolo di Emilia a Turi Ferro, un Giove Capitolino demotivato e amareggiato dal proprio scarso potere («semo tutti soggetti ar Fato!»).
Il dvd è essenziale nei contenuti: totalmente assenti gli extra (come per altro accade per tutti i titoli della collana), la qualità audio e video è buona. Scipione detto anche l’Africano scivola via velocemente, accompagnato da una colonna sonora particolarmente azzeccata composta da Severino Gazzelloni: una commedia che racconta la fine di un mito (quella della repubblica morale e del suo emblema, Scipione, che sceglierà l’esilio malgrado il perdono) con dissacrante ironia, dando voce ai vizi e alle virtù di un’umanità sempliciotta e semplicistica ma forse non troppo dissimile da quella che realmente anima la quotidianità di ognuno.
Info
Una clip tratta da Scipione detto anche l’Africano.
- Genere: commedia, storico
- Titolo originale: Scipione detto anche l'Africano
- Paese/Anno: Francia, Italia | 1971
- Regia: Luigi Magni
- Sceneggiatura: Luigi Magni
- Fotografia: Arturo Zavattini
- Montaggio: Amedeo Salfa, Ruggero Mastroianni
- Interpreti: Adolfo Lastretti, Alessandro Coppola, Ben Ekland, Carl Cik, Christian Aligny, Ennio Antonelli, Enzo Fiermonte, Ezio Marano, Fosco Giachetti, Gudrun Mardon Khies, Joseph Jenkins, Marcello Mastroianni, Maria Adele Bigotti, Peter Landers, Philippe Hersent, Ruggero Mastroianni, Silvana Mangano, Turi Ferro, Vittorio Gassman, Woody Strode
- Colonna sonora: Severino Gazzelloni
- Produzione: F.I.C., Filmgesellschaft, Ultra Film
- Distribuzione: 01 Distribution, Titanus
- Durata: 114'
