Red Riding: 1974

Red Riding: 1974

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Affidato alla penna di Tony Grisoni e alla messa in scena di Julian Jarrold, Red Riding: 1974 è un incipit maiuscolo e parzialmente incompiuto (in realtà i tre film sono comprensibili anche se visti estrapolati dal resto della trilogia): sarà altrove – leggasi Red Riding: 1983 – che i nodi dovranno definitivamente giungere al pettine. 1974 è il primo vagito della creatura, talmente mostruosa e malata da non poter far altro che assoggettarci al suo potere visionario.

La morte del cigno

Le indagini sullo squartatore dello Yorkshire, il serial killer che seminò il terrore nella contea inglese negli anni ’70 e ’80. 1974: paranoia, sfiducia e corruzione per la polizia della regione. Il giovane reporter Eddie Dunford cerca la verità tra le bugie e gli inganni delle indagini sui rapimenti di alcuni di bambini… [sinossi]

Avete presente la vulgata che vorrebbe elevare la televione al ruolo scomodo di cattiva maestra per il cinema, subdolo Lucignolo pronto a far deragliare la benemerita settima arte dai binari che la condurrebbero senza scossone alcuno alla meta prefissata? Noi stessi, e non proviamo alcun senso di vergogna nell’ammetterlo, abbiamo spesso e volentieri fatto nostro il suddetto luogo comune, in particolar modo nel ribadire la necessità, per il cinema, di evitare le secche estetiche nelle quali sovente si va a incagliare il prodotto scritto e pensato per il tubo catodico. Ma è comunque vero che ogni regola ha la sua splendida eccezione, e ha pensato bene di ricordarcelo la trilogia di Red Riding, produzione televisiva anglosassone inserita tra gli eventi speciali del palinsesto del IV Festival del Film di Roma: tre film, Red Riding: 1974, Red Riding: 1980 e Red Riding: 1983, diretti rispettivamente da Julian Jarrold, James Marsh e Anand Tucker, che rappresentano quanto di meglio la televisione internazionale abbia proposto di recente.

Senza voler apparire eccessivamente entusiastici, non abbiamo timore a porre Red Riding nell’Olimpo dei prodotti televisivi, al pari di mastodonti del passato quali Berlin Alexanderplatz, Twin Peaks, Heimat e Paranoia Agent (anche se a differenza di Red Riding, nei casi appena citati, a voler essere estremamente capziosi, si deve parlare di veri e propri serial); tratto da una tetralogia letteraria partorita dalla mente creativa di David Peace – non ha ottenuto una riduzione per lo schermo solo 1977 –, Red Riding è un tuffo in piena apnea in un sottobosco umano e sociale a dir poco inquietante. Seguendo le piste di un poliziesco classico, i tre film aprono squarci inauditi sull’Inghilterra degli anni Settanta e Ottanta, trasformando la “semplice” ricerca di un serial killer in un accorato e crudo apologo sugli anni del tatcherismo e dell’inaudita e barbarica corsa al capitalismo sfrenato. In questa sede, occupandoci da vicino di Red Riding: 1974, il film che apre la trilogia, tralasceremo commenti e riflessioni su 1980 e 1983: operazione necessaria, per quanto i tre capitoli siano strettamente connessi, perché ogni film ha una sua cifra stilistica ben riconoscibile.

Julian Jarrold, regista scelto per la bisogna nella trasposizione sul piccolo schermo di Red Riding: 1974, non è certo un signor nessuno. Da sempre attivo in televisione, Jarrold ha firmato alcune delle migliori produzioni portate a termine per la scatola magica (da recuperare un interessante Crime and Punishment del 2002), prima di raggiungere la notorietà anche di fronte agli occhi dei cinefili con tre film graziosi e in fin dei conti estremamente esili, vale a dire Kinky Boots, Becoming Jane e Ritorno a Brideshead. Tre opere che tutto avrebbero potuto far supporre, tranne il fatto che Jarrold fosse in grado di sfoderare un’opera ansiogena e caotica come Red Riding: 1974. Se da un punto di vista strettamente narrativo la trama si concentra su un’indagine giornalistica destinata inevitabilmente a scoperchiare il più classico dei nidi di vipere (con una costruzione degli eventi che può ricordare non troppo alla lontana Zodiac di David Fincher), con una progressione decisamente ben calibrata, merito soprattutto dell’ottimo script licenziato da Tony Grisoni, è nell’immaginario visivo che Jarrold gioca le sue carte [1]. Potrà forse disturbare una messa in scena così deflagrata e a suo modo recalcitrante (con i cambi di ritmo delle sequenze che appaiono a prima vista decisamente schizoidi), ma a conti fatti Jarrold dimostra una lungimiranza non da poco: costretto nel suo ruolo scomodo di “apripista”, Red Riding: 1974 è un incipit maiuscolo, in grado di coniugare un crescendo di tensione a dir poco insostenibile con una visione d’insieme mai stucchevole o pretestuosa.

In un progetto del calibro di Red Riding, che fa del dettaglio l’universale a cui fare in continuazione riferimento, Jarrold sposa alla perfezione la causa, disseminando 1974 di ogni tipo di indizio; poco importa che si tratti o meno di passaggi essenziali da un punto di vista strettamente logico e narrativo, tale è l’impatto che il capitolo diretto da Jarrold ha sul pubblico che ha la buona sorte di assistervi. Il regista ha poi la fortuna di trovare nel volto di Andrew Garfield (Leoni per agnelli di Robert Redford, Parnassus di Terry Gilliam) la rappresentazione stessa di quell’ambiguità in cui è sospeso l’intero microcosmo sociale raccontato in Red Riding: lo Yorkshire in cui vengono commessi alcuni dei crimini più efferati che il cinema recente ci ha raccontato – in 1974 siamo alla ricerca di un assassino di bambine – è lo specchio di una società malata e alla continua ricerca della purificazione. Proprio come, per l’appunto, il giovane reporter Eddie Dunford.

Il circolo di abiezione e disperazione cui verrà inevitabilmente e involontariamente condotto riporta alla mente le atmosfere claustrofobiche del già citato Zodiac, o del Lynch paranoide di Lost Highway (e quel finale stradale non fa certo nulla per nascondere eventuali riferimenti): un mondo disumano e atrofizzato in cui veniamo trascinati con forza da Jarrold, in una messa in scena energica, violenta, cruda, mai minimamente pronta al compromesso.
Un incipit maiuscolo e parzialmente incompiuto (in realtà i tre film sono comprensibili anche se visti estrapolati dal resto della trilogia): sarà altrove – leggasi Red Riding: 1983 – che i nodi dovranno definitivamente giungere al pettine. Red Riding: 1974 è il primo vagito della creatura, talmente mostruosa e malata da non poter far altro che assoggettarci al suo potere visionario.

Note
1.
Parla davvero da solo il curriculum di Tony Grisoni: The Island on Bird Street di Søren Kragh-Jacobsen, Paura e delirio a Las Vegas e Tideland di Terry Gilliam, Cose di questo mondo di Michael Winterbottom.
Info
Il trailer originale di Red Riding: 1974.
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