Io, loro e Lara

Io, loro e Lara

di

Io, loro e Lara mostra un Carlo Verdone ambizioso, ma anche in grado di orchestrare un racconto corale non privo di profondità. Con un eccellente Marco Giallini.

La famiglia

Padre Carlo Mascolo è un missionario che vive in un villaggio nel cuore dell’Africa. Da qualche tempo avverte i sintomi di una crisi spirituale e decide di tornare a Roma per ritrovare la serenità e il calore della sua famiglia. Nella Capitale lo aspettano delle belle sorprese: suo padre ha un aspetto decisamente ringiovanito e arzillo e ha appena sposato Olga, la sua badante ucraina. I suoi fratelli, Bea e Luigi, sono imbestialiti e decisi a sferrare guerra all’usurpatrice. I destini della famiglia si intrecciano con quello di Lara, personaggio enigmatico e sorprendente che nessuno si aspettava di dover fronteggiare. Sarà lei a portare il vero scompiglio nella vita dei tre fratelli, e in quella di Carlo in particolare… [sinossi]

Io, loro e Lara, ventunesimo film da regista di Carlo Verdone, esce in sala il 5 gennaio, a due settimane di distanza da Natale a Beverly Hills di Neri Parenti e Io & Marilyn di Leonardo Pieraccioni. Se la scelta della settimana di uscita è stata senza dubbio dettata dalla pervicace volontà di non esasperare ulteriormente la bagarre al botteghino, evitando dunque ai film di pestarsi i piedi a vicenda, è piacevole immaginare che tutto ciò sia dovuto esclusivamente alla necessità di non mescolare il cinema di Verdone con i cinepanettoni cui si accennava poc’anzi. Perché, al di là di una parabola artistica che negli ultimi quindici anni si è dimostrata spesso in fase discendente, Carlo Verdone resta un nome di non second’ordine all’interno di quella generazione che cercò di rinnovare la commedia – da sempre vanto e gloria del cinema italiano – in un’epoca storica a cavallo con l’esplosione delle televisioni private e dei varietà comici.
E proprio Io, loro e Lara permette di imbattersi nel Verdone migliore, lontano dalle crisi di identità in cui era incappato con progetti fallimentari quali Grande, grosso e Verdone, Il mio miglior nemico e, più in là negli anni, C’era un cinese in coma e Gallo cedrone. È di un certo interesse notare come le uniche pellicole dirette dal cineasta romano dai tempi di Maledetto il giorno che t’ho incontrato (provvidenziale evasione verdoniana dai cliché romani per respirare aria meneghina e anglosassone) a mostrare una certa qual forza peculiare siano state Ma che colpa abbiamo noi (2003) e L’amore è eterno finché dura (2004).

Entrambi i film sono infatti strutturati in una forma maggiormente compiuta rispetto alle abitudini di Verdone, e sono guidati da un afflato corale che dirama le sottotrame piuttosto che incentrarsi direttamente sul fulcro della vicenda narrata. Esattamente le modalità sulle quali si snoda Io, loro e Lara: non è certo un caso che a un incipit stanco, eccessivamente meccanico (il ritorno a Roma del prete missionario Carlo Mascolo, interpretato sempre da Verdone, l’arrivo alla casa paterna e la scoperta del matrimonio del genitore con una donna moldava) e perfino prevedibile, faccia da contraltare una seconda metà d’opera davvero scoppiettante, ben calibrata, ispirata. Il film cresce nell’esatto momento in cui Verdone “abbandona” se stesso per cercare di focalizzare lo sguardo sulla variegata umanità che lo circonda. In questo compito è perfettamente coadiuvato da un gruppo di attori davvero in gran spolvero: Anna Bonaiuto e Marco Giallini, sorella e fratello del padre missionario, spiccano all’interno di un cast che vede comunque un’eccellente Angela Finocchiaro e una credibile Laura Chiatti. Ad apparire forse parzialmente fuori ruolo è un altrove ottimo Sergio Fiorentini, ed è bizzarro se si pensa che interpreta il padre del trio Verdone/Bonaiuto/Giallini, in un film dedicato alla memoria di papà Mario Verdone, morto lo scorso giugno. Verdone, che aveva spesso ragionato sui difficoltosi rapporti padre/figlio all’interno delle sue opere (da Al lupo al lupo al già citato Ma che colpa abbiamo noi), non riesce a donare al personaggio di Fiorentini la profondità che avrebbe meritato, relegandolo ben presto in un cantuccio. Ma è in fin dei conti un peccato di poco conto, perché una volta preso l’aire Io, loro e Lara corre a velocità sostenuta sui binari di una commedia non banale, arguta, scritta con notevole piglio e diretta diligentemente – Verdone non è, e mai sarà, un grande metteur en scène – ma senza alcuna sbavatura. Anche nelle scelte più rischiose (la messa in scena delle tre ragazze africane cresciute dal prete e messe sulla strada una volta arrivate a Roma, per esempio) e gravemente in bilico sull’orlo che divide l’ispirazione dalla banalità e dalla volgarità, Verdone esce a testa alta, riuscendo nella maggior parte dei casi a colpire in pieno il bersaglio.

Viene naturale concedere anche l’ammiccamento ai personaggi che l’hanno reso celebre. Ma più ancora del ripescaggio dalla memoria storica del cineasta, a condurre per mano alla risata è la censura che essa subisce: vedere per credere il modo in cui viene illuso il pubblico con un accenno di monologo à la Manuel Fantoni (il mitico personaggio di Borotalco) immediatamente abortito. Commedia gentile ma in fondo in fondo profondamente amara e pessimista sulla sorte delle umani genti occidentali, Io, loro e Lara è il modo migliore per riconciliarsi con un cineasta diseguale ma ancora in grado (nella maggior parte dei casi) di rinunciare alla facile scappatoia della volgarità e della battuta facile. Due elementi a cui cinepanettoni e cinecocomeri sembrano non aver alcuna intenzione di rinunciare, e che dividono in maniera inequivocabile i registi di Commedie dai registi di commedie. Il Carlo Verdone di quest’ultimo film sembra essere tornato a far parte della prima categoria. La speranza è che rimanga a lungo da quella parte della barricata.

Info
Il trailer di Io, loro e Lara.
  • io-loro-e-lara-2010-carlo-verdone-01.jpg
  • io-loro-e-lara-2010-carlo-verdone-02.jpg
  • io-loro-e-lara-2010-carlo-verdone-03.jpg

Articoli correlati

  • In sala

    L’abbiamo fatta grossa

    di Carlo Verdone torna dietro (e davanti) la macchina da presa per raccontare una commedia degli equivoci che vorrebbe dire la sua sull'Italia di oggi. Intento lodevole, ma che rimane sulla carta.
  • Archivio

    Posti in piedi in Paradiso

    di Tre padri cacciati di casa e costretti a condividere un appartamento: Verdone, insieme a Marco Giallini e a Pierfrancesco Favino, forma un trio comico divertente e malinconico.

Leave a comment