Henry of Navarre

Henry of Navarre

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Henry of Navarre, che non fatichiamo ad accostare al deludente Alatriste di Agustín Díaz Yanes, si rivela una produzione assai distante dagli standard cinematografici, ma assai prossima a uno sceneggiato televisivo: dalle riprese aeree con evidenti problemi di fotografia, passando per il fatale appiattimento narrativo, fino alla scelta di un cast non sempre all’altezza dei ruoli.

Parigi val bene una ressa

La vita e le imprese di Enrico di Navarra, salito al trono di Francia con il titolo di Enrico IV: le guerre religiose, il matrimonio con Margherita di Valois annullato a ridosso del massacro della notte di San Bartolomeo, l’abbandono della fede calvinista a favore di quella cattolica e l’incoronazione nella cattedrale di Chartres… [sinossi]

Il limite più evidente di Henri 4, aka Henry of Navarre, ancor prima del budget non all’altezza dell’impresa e delle qualità tecnico-artistiche ben poco convincenti, è l’avventata scelta narrativa, l’idea di poter raccontare in poco più di due ore e mezza un personaggio storicamente rilevante, con annessi e connessi. Il lungometraggio del regista tedesco Jo Baier scricchiola pericolosamente già dalle fondamenta: la pellicola sembra scorrere a lunghi tratti come un Bignami, con ogni avvenimento triturato e compresso. Un vero peccato, perché la Storia ne esce inevitabilmente svilita, ridotta quasi a un modesto fotoromanzo, a una sequenza di eventi di relativa importanza. Come i personaggi che uno dietro l’altro, senza sosta, si susseguono sullo schermo: da Enrico IV a Carlo IX, e poi Enrico III, Gaspard de Coligny, Enrico di Guisa, Maria de’ Medici, Gabrielle d’Estrées e via discorrendo. Come il fondamentale Editto di Nantes del 1598 o l’incoronazione nella cattedrale di Chartres o le importanti riforme economiche e fiscali. Pagine di un Bignami sfogliato con foga pochi istanti prima di un esame o una interrogazione.

Avendo scelto di stritolare storia e personaggi, Jo Beier, autore anche della sceneggiatura in collaborazione con Cooky Ziesche, deve giostrare figure storiche svuotate del loro carisma, spesso frettolosamente ridicolizzate, come Carlo IX, Enrico III e Margherita di Valois, meglio conosciuta come la regina Margot [1]. La Storia diviene allora melodramma di poco conto, con inseguimenti, duelli, delitti, torbide passioni e tutto quel che segue. Anche un episodio tragico come la notte di San Bartolomeo è risolto in pochi minuti, seppure tra i più ispirati di questa deludente coproduzione tedesca [2]. In questa sequenza, Beier riesce a trasmettere una certa carica drammatica, grazie a una violenza giustamente esibita e trovando qualche soluzione convincente ed efficace (come il sangue che scorre nell’assoluto silenzio sotto la porta, dopo che le  grida si sono oramai spente e le ultime vittime, ammassate come bestie in un macello, sono crollate a terra).
L’incipit portava con sé qualche buona speranza, con il lungo piano sequenza che attraversava il campo di battaglia tra i numerosissimi cadaveri, svelando tutta l’infernale crudezza della guerra. Ma è venuta a mancare una scelta precisa e anche dal punto di vista spettacolare le lacune sono tante, troppe. Valga, tra tutte le sequenze, l’arrivo di Enrico III di Navarra a Parigi [3]. Della capitale francese si scorgono a malapena due viuzze, tra la nebbia e la luce fioca. Limiti produttivi che avrebbero dovuto suggerire una messa in scena radicalmente diversa.

Henry of Navarre, che non fatichiamo ad accostare al deludente Alatriste (2006) di Agustín Díaz Yanes, si rivela una produzione  assai distante dagli standard cinematografici, ma assai prossima a uno sceneggiato televisivo: dalle riprese aeree con evidenti problemi di fotografia, passando per il fatale appiattimento narrativo, fino alla scelta di un cast non sempre all’altezza dei ruoli. Non giovano, infine, l’ingombrante colonna sonora, che tambureggia inutilmente per risollevare le sorti del comparto spettacolare, e le generose e gratuite scene di nudo.
E così, nonostante gli sforzi di Julien Boisselier (Enrico IV), vediamo il grande sovrano francese nel giro di una manciata di minuti alle prese con una messa di capitale importanza, con delle riforme che cambieranno il volto del suo regno, con la minaccia spagnola, con un editto che sancisce la libertà religiosa, con la morte della sua amata Gabrielle, con il matrimonio per interesse con l’insopportabile Maria de’ Medici. Tanto, troppo, niente.

Note
1. Basato sul romanzo storico di Heinrich Mann, Henry of Navarre è presentato in anteprima mondiale alla Berlinale.
2. La notte di San Bartolomeo, tra il 23 ed il 24 agosto 1572, i cattolici parigini massacrarono gli ugonotti. Il tragico evento è noto anche come Massacro di San Bartolomeo o Strage di San Bartolomeo. Si concludeva così un breve periodo di pace, iniziato con la Pace di Saint-Germain del 1570 (fine della terza guerra di religione). Prodotto con capitali tedeschi, francesi, austriaci e spagnoli, Henry of Navarre è girato in tedesco.
3. Enrico III di Navarra, figlio di Antonio di Borbone e della regina Giovanna III di Navarra, divenne re di Francia nel 1589, col nome di Enrico IV di Borbone, detto il Grande.
Info
Il trailer inglese di Henry of Navarre.
La scheda di Henry of Navarre sul sito della Berlinale.
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