Bad Taste

Bad Taste

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Frattaglie, interiora, arti mozzati, carne macellata, litri di sangue e vomito sono ingredienti immancabili del cinema splatter nel quale Bad Taste va di diritto a iscriversi come caposaldo, seguendo la scia di un genere che proprio negli anni Ottanta trovò il suo periodo d’oro grazie ai film diretti da Sam Raimi, Brian Yuzna, David Cronenberg e Lloyd Kaufman. Nonostante lo scarso budget a disposizione, Jackson partorisce una creatura filmica da cineteca, nella quale non mancano ardimentosi piani sequenza, carrellate e ingegnosi dolly.

Carne umana di prima scelta di origine non controllata

Gli abitanti della città neozelandese Kaihoro spariscono misteriosamente dopo avere dato l’allarme per un avvistamento di UFO. Sul posto viene inviata la scalcagnata unità speciale detta The Boys, che scopre con orrore che tutta la popolazione è stata macellata per essere utilizzata per la catena di fast food spaziali di Mister Crumb. Riusciranno i nostri eroi a fermare l’invasione degli alieni antropofagi? [sinossi]
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Era il lontano 1987 quando un giovane filmmaker classe 1961, squattrinato ma pieno di idee geniali, nato e cresciuto nella piccola cittadina neozelandese di Pukerua Bay, riuscì a mettere in piedi quello che per molti ha rappresentato, e ancora rappresenta, un vero e proprio cult del genere splatter. Si tratta di Bad Taste, esordio dietro la macchina da presa dell’allora ventisettenne Peter Robert Jackson, lo stesso regista che a quasi quindici anni di distanza farà incetta di Oscar con la monumentale e straordinaria trasposizione cinematografica in tre atti de Il Signore degli Anelli.
Il film è girato per la maggior parte nella città natale di Jackson, a nord di Wellington, dove adesso il regista ha eretto il suo piccolo grande impero degli effetti speciali battezzato Weta (tra le ultime lavorazioni c’è il pioneristico Avatar di James Cameron). Originariamente pensato come cortometraggio, Bad Taste fu girato principalmente nei fine settimana nel corso di quattro anni, con un costo di circa 25.000 dollari. Quando le riprese erano quasi terminate, la New Zeland Film Commission investì nel cortometraggio altri 235.000 dollari neozelandesi per trasformarlo in un film vero e proprio. Il risultato è uno spatter-comedy irresistibile, al quale Jackson aggiunge venature fanta-action che finiscono con il trasformarlo in un oggetto ibrido da collezionisti.

Frattaglie, interiora, arti mozzati, carne macellata, litri di sangue e vomito sono ingredienti immancabili del cinema splatter nel quale Bad Taste va di diritto a iscriversi come caposaldo, seguendo la scia di un genere che proprio negli anni Ottanta trovò il suo periodo d’oro  grazie ai film diretti da Sam Raimi (La casa e La casa 2), Brian Yuzna (Society – The Horror), David Cronenberg (Scanners e La mosca) e Lloyd Kaufman (fondatore della celebre casa di produzione indipendente Troma e autore con l’amico Michael Herz di pellicole memorabili come Il vendicatore tossico e i tre sequel di Tromeo and Juliet e Terror Firmer). L’esordio di Jackson, così come la maggior parte degli splatter sopracitati (in primis quelli firmati da Raimi) hanno finito con l’essere contaminati con il grottesco e con l’iperrealismo, attraverso una dissezione dei corpi mostrata in dettaglio, accompagnata da un’ilarità provocatoria e repellente. A tal proposito proprio Jackson, cinque anni dopo, rincarerà ulteriormente la dose con il delirante e stomachevole Splatters – Gli schizzacervelli, definito dai cultori del genere addirittura il film più splatter mai girato. Bad Taste sposa in tutto e per tutto una visione dell’orrore che sfocia quasi sempre nell’intrattenimento e nella risata demenziale (nello stile del padre del gore H.G. Lewis), anche se destinata a un pubblico composto da spettatori dallo stomaco resistente. Un carattere goliardico, capace di trasformare il raccapricciante in sorriso, ma che con l’avvento del nuovo millennio ha finito con il cedere il passo alla violenza e alla macelleria ingiustificata, una violenza figlia degli attentati dell’11 settembre 2001 e della scoperta delle torture inflitte dai soldati statunitensi ai prigionieri di Abu Grahib e Guantanamo, che daranno vita a una nuova stagione definita dal critico cinematografico del New York Magazine David Edelstein come Torture Porn [1], del quale Saw – L’enigmista è il capostipite e Hostel la più efferata delle rappresentazioni.

In Bad Taste è possibile rintracciare, come già detto, il mix migliore sul quale si deve poggiare un film splatter per essere definito tale, ma soprattutto offre la possibilità di individuare, seppur in maniera embrionale, temi e stilemi alla base del cinema firmato da Peter Jackson. Nella pellicola d’esordio, il cineasta neozelandese mette in evidenza le sue indubbie capacità dietro la macchina da presa, un talento che unito a trovate visive tanto ingegnose quanto pirotecniche gli hanno consentito di sopperire alle limitazioni economiche e alle mancanze tecniche. Gli effetti speciali, compresi quelli di make up, ne risentono, ma la follia immaginifica e la storia delirante sulle quali si regge l’intero progetto, riescono a cancellare ogni difetto. Proprio come accadde per La Casa di Sam Raimi, molte delle ardite inquadrature e dei bizzarri effetti speciali splatter del film furono realizzati con mezzi di fortuna, ma in entrambi i casi, ciò che poteva risultare un punto debole, ha finito con il tramutarsi in un punto di forza. In Bad Taste, il puro artigianato e l’improvvisazione, che caratterizzano la gran parte delle scene, mette ancora di più in risalto la forza creativa e la visionarietà di Jackson, elementi che gli consentiranno di regalare in futuro grandi successi come la già citata trilogia tolkieniana e King Kong, preceduti da film decisamente più leggeri come Creature del cielo, Sospesi nel tempo e Forgotten Silver, nei quali  l’indole beffarda e iconoclasta del regista si attenueranno notevolmente.
Che si tratti di blockbuster o film più di nicchia, lo spettacolo è comunque garantito. Nonostante lo scarso budget a disposizione, Jackson con Bad Taste partorisce una creatura filmica da cinetica, nella quale non mancano ardimentosi piani sequenza, carrellate e ingegnosi dolly. Gag e battute irresistibili arricchiscono le sequenze, nelle quali il regista mescola continuamente gli elementi narrativi con cambi improvvisi di registro e di genere. Si passa così dalla commedia demenziale all’action puro del conflitto a fuoco finale nella casa, passando per l’epilogo fantascientifico e l’attacco mirato nei confronti della Società e delle multinazionali che Jackson lancia attraverso il lungo monologo celebrativo del capo degli alieni.

Sempre per esigenze di carattere economico, il regista si improvvisa anche attore con esiti più che dignitosi, ritagliandosi ben due ruoli principali: Derek e Robert. Il primo fa parte della squadra degli ammazza alieni e il secondo è il braccio destro del capo degli extraterrestri. Entrambi sono i protagonisti di due delle scene cult del film: l’agente Derek dopo essersi calpestato un pezzo di cervello ne prende un brandello da un alieno e se lo infila dentro aggiungendoci un po’ di segatura, mentre Robert si prodiga nella produzione di una colata di vomito verde gustata da tutti gli alieni e da uno dei Boys infiltrato. Queste sono solo due delle scene imperdibili che hanno consegnato l’opera prima di Jackson al gota del cinema trash, che molto probabilmente, insieme alla scene della motosega e all’esplosione della pecora con un colpo di bazooka, assicurarono alla pellicola la distribuzione internazionale dopo essere stato proiettato al Festival di Cannes.

Note
1. Evidente riferimento alla pornografia presente in questi film, non ovviamente per quanto riguarda le scene di sesso ma per il fatto che i Torture Porn mostrano ogni atto di tortura senza stacchi e censure, proprio come un film porno fa nei confronti del sesso.
Info
Il trailer originale di Bad Taste.
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