Creature del cielo

Creature del cielo

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Leone d’Argento a Venezia 1994, Creature del cielo si apre con il ritratto conciliante di una cartolina dalla città delle pianure, una Christchurch assolata dove la placida vita cittadina sembra scivolare via con la stessa naturalezza di una canoa sulle acque di un fiume: improvvise urla strazianti, una corsa affannosa fra i rovi, sangue. Lo sguardo di Peter Jackson cristallizza una macabra danza fra eros e tanathos, uno strappo netto e brusco con il cordone ombelicale materno evidenziando il labile confine fra la vita e la morte.

La gioia del peccato

Nuova Zelanda, 1953: Pauline Parker, bruna, grassoccia e piccoloborghese, diventa l’amica del cuore della compagna di classe Juliet Hulme, inglese bionda e spocchiosa. Insieme danno vita a un mondo fantastico, da cui escludono con disprezzo il resto dell’umanità. E quando i rispettivi genitori si preoccupano per la piega morbosa che ha preso la loro amicizia… [sinossi]
[…] È un vero miracolo la sola percezione che le due creature del Cielo non sono un’astrazione.
Dai nemici alimentata, negli occhi scuri l’avversione brucia folgorante.
Crudele intanto negli occhi grigi brilla lo sguardo gelido e sprezzante.
Kate Winslet, Creature del Cielo.

Inquieto e inquietante. Creature del cielo è uno spaccato di fragilità e violenza, sospeso fra ingenuità, fantasia e crudeltà. Vincitore del Leone D’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia (correva l’anno 1994) e successivamente nominato per gli Academy Awards, il film è liberamente ispirato ai fatti di cronaca legati alle vicende di Juliet Hulme e Pauline Rieper, la cui amicizia in due anni degenerò in un rapporto morboso non privo di disperata brutalità.
Christchurch, immersa nelle campagne del Canterbury neozelandese, è il teatro di questo drammatico viaggio nell’adolescenza irrequieta di due giovani che vivono con insofferenza i legami familiari: Juliet è segnata dalle lunghe assenze dei genitori – specie quelle che l’hanno allontanata dai suoi affetti primari nei momenti di malattia – , mentre Pauline soffre per le eccessive attenzioni che sua madre le riserva, preoccupata dalla personalità chiusa della figlia. Le due studentesse, animate da una comune passione per la scrittura, immaginano un fiabesco mondo parallelo dove le storie da loro inventate possono prendere forma e fondersi alle vicende che realmente le vedono protagoniste: le ragazze iniziano un processo di sostituzione delle loro personalità con quelle dei personaggi nati dalla loro fantasia e finiscono per trasformare la loro amicizia in un rapporto sempre più intenso e dai contorni meno definiti.

Peter Jackson firma un film di rara intensità, capace di rendere credibile ed efficace la complessa commistione fra il realismo estremo che caratterizza l’approccio alla sceneggiatura del regista e le proiezioni oniriche di Pauline e Juliet, presto complici, sorelle, amanti. Il tocco visionario e sensibile del regista si presenta nella sua forma più essenziale, costituendo un impianto visivo/narrativo efficace in ogni circostanza (evitando per esempio le aritmie del recentissimo Amabili resti, dove l’eccellente rappresentazione del mondo dei vivi non trova un riscontro altrettanto valido nella descrizione dell’aldilà).
Il cineasta neozelandese dimostra estrema sensibilità nell’affrontare temi delicatissimi, mantenendosi sempre in bilico sul rasoio dell’ambiguità ma senza mai cadere nella retorica: non c’è condanna né pietà nello sguardo di Jackson che si limita a illustrare gli spigoli e le insicurezze di due adolescenti dalle personalità opposte che traggono dalla loro sinergia lo spunto per una folle trasformazione. Omosessualità, tradimenti, divorzio, matricidio: malgrado il repertorio di spunti sviluppati nel corso del film dalla sceneggiatura (firmata dal regista e da Frances Walsh) sia decisamente ampio, Creature del cielo non appare mai superficiale o sbrigativo pur senza cadere nell’altrettanto rischioso didascalismo.

L’amicizia morbosa fra la timida e silenziosa Pauline e la brillante e sfacciata Juliet trasforma le due protagoniste in un unico organismo dalla deflagrante volontà ribelle, pronto a eliminare ogni intralcio sul proprio cammino. Limitarsi a un ritratto della mostruosità avrebbe reso il film un ritratto algido e parziale: Jackson riesce a cogliere e a sottolineare anche le sfumature più dolci della coppia di amiche, evidenziandone i sogni e le speranze pregni di un’ingenuità infantile che mal si amalgama con il desiderio di emancipazione. Sono infatti musica, arte e godimento puro le caratteristiche fondanti del Quarto Mondo, il Paradiso su misura che Juliet e Pauline immaginano per fuggire la routine quotidiana, una valvola di sfogo fatta anche di suggestioni puerili (unicorni, farfalle giganti: la giocosa corsa delle protagoniste nel giardino del Quarto Mondo ricorda molto da vicino un’altra esperienza paradisiaca jacksoniana, ovvero l’odissea nell’aldilà di Susie Salmon nel già citato Amabili resti).

Creature del cielo è un film dalle tinte forti che si avvale di una regia magistrale e di due attrici protagoniste eccellenti nel dare volto e anima a personaggi estremamente complessi: Melanie Lynskey e Kate Winslet (al suo esordio cinematografico) lavorano a 360° sulle emozioni, sintetizzando in ogni gesto il fremito di irrequietezza e di difficoltà delle micidiali adolescenti. Jackson attraverso le pagine del diario di Pauline Rieper offre al pubblico la possibilità di addentrarsi gradualmente nelle riflessioni della giovane assassina, introducendo progressivamente l’elemento disturbante, l’estrema lucidità ed efferatezza che caratterizza le ragazzine. Il malsano attaccamento che vincola le protagoniste è l’estrema conseguenza di una fame d’amore che il regista riesce a portare sullo schermo con grande autenticità, libero da ogni conformismo.

Creature del cielo si apre con il ritratto conciliante di una cartolina dalla città delle pianure, una Christchurch assolata dove la placida vita cittadina sembra scivolare via con la stessa naturalezza di una canoa sulle acque di un fiume: improvvise urla strazianti, una corsa affannosa fra i rovi, sangue. L’orrore che sconquassa le foglie di una boscaglia palcoscenico di inenarrabili efferatezze. Lo sguardo di Peter Jackson cristallizza una macabra danza fra eros e tanathos, uno strappo netto e brusco con il cordone ombelicale materno evidenziando (con un’analisi del tutto priva di argomentazioni para-teologiche) il labile confine fra la vita e la morte.
Un film maturo, lancinante, disperato.
Crescere non è facile come modellare la creta.

Info
Il trailer originale di Creature del cielo.
Il sito ufficiale di Creature del cielo.
La pagina facebook di Creature del cielo.
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