Il segreto dei suoi occhi

Il segreto dei suoi occhi

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Meritato Oscar come miglior film straniero, l’argentino Il segreto dei suoi occhi di Juan José Campanella è un noir capace di parlare di intimità individuale e di memoria collettiva.

Il diario delle vite degli altri

Benjamín Esposito, ex pubblico ministero della Procura di Buenos Aires ormai in pensione, decide di rispolverare l’antica passione per la scrittura. Nello scegliere il soggetto a cui ispirarsi per il suo romanzo, l’uomo preferisce attingere alla sua storia professionale piuttosto che affidarsi all’inventiva. Ritorna dunque nel palazzo di Giustizia e chiede a Irene, la sua superiore ancora in servizio, di ridiscutere un controverso caso di violenza sessuale e omicidio consumatosi nella capitale argentina nel 1974, quello della ventitreenne Liliana Coloto. Il tentativo di cancellare l’oblio sul crimine inevitabilmente farà riemergere antiche questioni taciute per troppi anni… [sinossi]

Per avvicinarsi a un film come Il segreto dei suoi occhi (promosso nelle sale dopo aver vinto l’Oscar come miglior film straniero), che dall’Argentina porta nel nostro paese il nome di un cinquantenne e misconosciuto regista, Juan José Campanella, sono più che esplicative, se non illuminanti, le parole dello stesso autore: “Non lo considero un film noir. Il genere noir è solo il vassoio sul quale la pietanza principale viene servita”. E a parole corrispondono fatti perché in effetti Campanella si mostra più che mai abile in un continuo gioco di rimandi: un omicidio, le modalità in cui esso avviene e come lo si ricostruisce a distanza di anni, la ricerca della verità attinente e di quella su se stessi e forse su tutto il resto, perfino su di una nazione. Se proprio dobbiamo trovare un motore portante nel film questo è senza dubbio rintracciabile nella memoria e le sue suggestioni. Perché parlare della memoria permette all’autore di mostrare ambizione, di poter creare quei sottotesti per cui si riesce contemporaneamente a parlare di intimità individuale e memoria collettiva, senza mai prendere frontalmente il passato scabroso dell’Argentina devastata dai regimi militari.

Il film si apre con un ex impiegato al tribunale che si improvvisa scrittore per tentare di raccontare un fattaccio di più di venti anni prima, l’uccisione di una donna, su cui lui stesso indagò ma che nasconde ancora nodi irrisolti. Un inizio da uomo comune con un turbine di ricordi che richiama in modo velato C’era una volta in America di Sergio Leone. Il celeberrimo scambio di battute: “Cosa hai fatto in tutti questi anni?” “Sono andato a letto presto”, è proprio il succo di quello che è accaduto al nostro protagonista, la cui vita sembra essere rimasta congelata, non progredita più dal tempo delle succitate indagini. Peraltro da Leone il film riprende anche un particolare per qualcuno trascurabile: quello del make-up palesemente finto sugli attori per renderli invecchiati. E colpisce perché nella totalità dell’operazione di Campanella, sembra evidente un’adesione a un cinema romanzesco, legato ai personaggi, al loro mondo interiore e alle situazioni che si creano, più che alla ricerca esasperata di realismo, un cinema che si potrebbe definire “di menzogne piene di verità.”
Ma si diceva del mistero dell’omicidio, del suo essere nodo focale che pian piano ci svela tramite flashback come il romanzo di cronaca sia in realtà la vita del protagonista, con la descrizione dell’amore inespresso per la collega superiore in grado, ma anche dell’amicizia con un altro collega, ubriacone e bonario, che l’aiuterà a risolvere il caso. Passano non in secondo piano, ma semplicemente come uno specchio dei propri sentimenti e paure, gli incontri e gli inseguimenti col marito della vittima e il presunto assassino, cioè il vero e proprio plot noir.
Ma è proprio nella capacità di intrecciare le due trame che Il segreto dei suoi occhi riesce ad andare in profondità, e ci riesce con continue invenzioni di sceneggiatura che fanno sì che l’indagine risulti sempre avvincente e sul filo dell’incertezza. È concentrandosi sulla verità dei personaggi, con le loro debolezze sinceramente esposte, a cui crediamo non sembri estranea la ricchezza di certa letteratura sudamericana, che lo spettatore accetta il gioco che in altre mani potrebbe risultare più uno sterile balocco intellettuale (come capita per alcuni thriller d’autore nostrani).

Riguardo alla cornice, manca appunto un ultimo e importante rimando: quello all’Argentina pre-dittatoriale che fa da sfondo ai personaggi. “Pre” fino a un certo punto, in quanto poi subentreranno una serie di interventi burocraticamente aberranti, sempre dall’alto, decisivi per il progredire della storia, e che purtroppo pare fossero prassi comune durante periodo dei desaparecidos. E ancora una volta si coglie in pieno un aspetto inquietante: quello della connivenza tra violenza perversa, magari proveniente dalle classi meno abbienti e dal relativo abbrutimento, e organi di potere, come si vedeva in modo esemplare nella bellissima trilogia britannica Red Riding, che puntando l’occhio su un serial killer parlava in verità anche dei meccanismi politico-economici di una nazione. Certamente la ferita in un paese come l’Argentina è ancora aperta, e non sappiamo se è proprio ciò che porta registi come Juan José Campanella a risultati così felici. Quello che notiamo è che il regista, alle prese negli scorsi anni anche con diverse puntate di serie come Dr. House, Law & Order e 30 Rock, ha non solo la voglia di raccontare la tragedia di un paese ma anche quella sensibilità, quella dimestichezza con la materia cinema, tale da non rendere banale nemmeno l’ennesima storia d’amore fatta di incomprensioni e di intensi silenzi. Complici dell’impresa anche due attori davvero eccellenti, e che rendono bene la natura dei propri occhi come il titolo suggerisce.
Una volta tanto possiamo dirlo: l’Academy ha fatto centro.

Info
Il trailer italiano de Il segreto dei suoi occhi.
Il segreto dei suoi occhi sul canale YouTubeMovies.
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