Inception

Inception

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Inception è la deflagrazione ultima e irrefrenabile dell’immateriale, l’apologia del cinema come macchinario teso all’accumulo di immaginario, prima ancora che alla sua spiegazione. Il sogno dentro a un sogno di poeiana memoria trova nei condotti d’aria di Inception spazi nei quali muoversi in assoluta libertà, sovvertendo la norma e facendo sprofondare con lucida e maliziosa crudeltà lo spettatore in uno stato confusionale.

Il sogno di un’idea

Dom Cobb è un abilissimo ladro, il migliore nella pericolosa arte dell’estrazione di segreti dal profondo del subconscio durante la fase di sonno REM, quando la mente è più vulnerabile. La rara abilità di Cobb lo ha reso una delle figure chiave dello spionaggio internazionale, ma lo ha anche costretto a diventare un fuggitivo, spingendolo a rinunciare a tutto ciò che abbia mai amato. Adesso a Cobb viene offerta una possibilità di redenzione. Un ultimo lavoro lo renderà nuovamente padrone della propria vita, ma solo se riuscirà a compiere un’impresa impossibile. Invece di compiere il furto perfetto, Cobb e il suo team di specialisti dovranno fare l’inverso: il loro scopo, stavolta, è quello di impiantare un’idea. Se riusciranno nell’impresa, il loro diverrà il crimine perfetto, ma tutta l’esperienza accumulata non li ha preparati ad affrontare il terribile nemico che sembra prevedere ogni loro mossa. Un nemico che solo Cobb conosce… [sinossi]
I sogni hanno più che una loro logica.
Hanno una loro vita,
di cui non appare più che un’intelligente e oscura verità.
Antonin Artaud, 1928
La fase REM che subentra più tardi nel ciclo del sonno è decisamente più lunga e facile da analizzare.
Se i cicli più brevi sono come dei corti d’autore, i cicli successivi sono come… come…
sì, ecco, come quei grandi film campioni d’incasso.
Il personaggio di Paprika in Paprika di Satoshi Kon (2006)

Probabilmente non era indispensabile Inception, opera settima di Christopher Nolan, per rendersi conto di come il cinema del regista londinese avesse continuato ad arrovellarsi nel corso degli anni sul tema dell’immateriale, dell’impalpabile e al contempo dell’eternamente rinnovabile. Già il Leonard Shelby di Memento, costretto a tatuarsi sul corpo gli avvenimenti cardine della sua ricerca dell’assassino della moglie, si muoveva nella direzione sopracitata; anche la storia della rivalità tra Alfred Borden e Robert Angier, raccontata nello splendido The Prestige, spingeva verso la  personale interpretazione dell’idea stessa di “illusione”. Per non parlare, ça va sans dire, del dittico Batman Begins/The Dark Knight, incursione delirante e sottilmente onirica nell’universo superomistico dell’uomo-pipistrello di Gotham City.

Il sogno, dunque: questo è senza dubbio il nucleo centrale circumnavigato da Nolan durante le due ore e mezza, o poco meno, di Inception. La storia del ladro Dom Cobb e della sua abile squadra di “estrattori”, impegnati nella difficile impresa di impiantare un’idea nel cervello del giovane erede di uno dei più importanti imperi industriali, apre il fianco già a partire dalla semplice lettura della sinossi, a una serie pressoché infinita di riflessioni, dubbi, speculazioni.
Mettendo mano all’architettura di uno dei più complessi e congetturati thriller visti in circolazione negli ultimi anni, Nolan affronta il genere scavalcandolo fin dalla sua partenza: come spesso accade nei film diretti dal cineasta britannico, la prima fondamentale chiave di lettura dell’opera ci viene offerta fin dalla prima inquadratura. In questo caso un uomo viene trovato privo di sensi su una spiaggia. Ha con sé una pistola e chiede di essere condotto alla presenza di un anziano giapponese, padrone di un castello edificato proprio sulla riva. Basterebbe questo breve incipit per permettere di avere una visuale chiara e completa dell’intero film, ma non è la semplicità lineare della realtà a interessare Nolan: curioso indagatore di universi sotterranei e dismessi (in gran parte perché sconosciuti agli stessi protagonisti delle vicende che narra), Nolan è un regista che ragiona per accumulo apparentemente infinito di scatole cinesi. Non esiste la verità nel suo cinema, ma piuttosto si avverte la ricerca istintiva di infinite e sempre rinnovabili apparenti verità, la cui natura è sempre in fieri, destinata a rinnovarsi, modificarsi, espandersi e distruggersi. La sua personale messa in scena del sogno, non così dissimile da esperienze cinematografiche della contemporaneità (e sarebbe davvero interessante sapere se il regista ha avuto modo di imbattersi, nel corso della sua vita, nella magnifica opera di Satoshi Kon, genio dell’animazione giapponese prematuramente scomparso un mese fa), agisce in modo simultaneo su diversi piani spazio-temporali e narrativi: il “sogno dentro a un sogno” di poeiana memoria trova nei condotti d’aria di Inception spazi nei quali muoversi in assoluta libertà, sovvertendo la norma e facendo sprofondare con lucida e maliziosa crudeltà lo spettatore in uno stato confusionale. A servire lo scopo è come d’abitudine una messa in scena folgorante, nella quale Nolan fa per la prima volta ampio utilizzo dei ralenti – tecnica che finora all’interno della sua cinematografia non era mai apparsa congeniale – e che tocca in alcune sequenze punte di una spettacolarità che stordisce e glorifica la visione fine a sé stessa.

Ma non sarebbe corretto ridurre l’intrico intellettuale in cui ci conduce Nolan a una pura e semplice “dittatura dell’estetica”: per quanto il suo approccio alla materia si sia fatto anno dopo anno, film dopo film, sempre più vicino a dinamiche produttive smaccatamente mainstream, questo non ha comportato una banalizzazione dei contenuti. Al di là della sua perfetta macchinazione di genere (in grado di tenere con il fiato sospeso anche il più smaliziato degli spettatori), Inception è il doloroso scandaglio di un’umanità che ha perduto il senso della realtà e cerca disperatamente di trovare assuefazione nel pacificante coma del sogno eterno. “Tutti aspirano alla catarsi”, sentenzia il buon Cobb (interpretato da un magnifico Leonardo Di Caprio, che torna nuovamente a impersonare un uomo distrutto dal senso di colpa sul suo matrimonio: tematica inflazionata nella Hollywood che conta degli ultimi due/tre anni), e quella che potrebbe sembrare un’assoluzione di comodo delle sue azioni si trasforma in realtà nell’accettazione, dimessa e disillusa, di una sconfitta eterna.
Teso, come già buona parte dei personaggi creati dalla mente fervida di Nolan, al superamento degli stretti e mediocri vincoli creati dall’uomo – in una parola, della “realtà” – Cobb perde di vista l’obbiettivo, facendosi affascinare troppo presto dal gioco di prestigio che si cela alle spalle. E quel gioco di prestigio è la prima inquadratura di Inception, quella dell’uomo svenuto sulla spiaggia. Il senso della ricerca di Cobb (ma anche del percorso onirico di Nolan) è racchiusa lì: tutto il resto è una vorticosa caduta nell’illimitato potere del sogno, attuata attraverso i corpi e le azioni di un gruppo di attori che mette in risalto un ottimo lavoro di casting (Ellen Page, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Cillian Murphy, Tom Hardy e una pur monocorde Marion Cotillard).

Inception è la deflagrazione ultima e irrefrenabile dell’immateriale, l’apologia del cinema come macchinario teso all’accumulo di immaginario, prima ancora che alla sua spiegazione. La detection impossibile – perché irreale, esistente solo all’interno di sé – cui si spinge Cobb ha come fine ultimo un ricongiungimento familiare che già appartiene, però, alla materialità del corpo (Cobb non riesce più a vedere il volto dei suoi figli, neanche in sogno) e al quale dunque lo spettatore non potrà mai avere accesso. Per questo la piccola trottola di Cobb continua a girare, mentre lui esce di scena, anche quando la macchina da presa si concentra solo di lei. Scarta, sta per cadere, ma continua a girare. Il sogno è un circolo vizioso, dal quale si esce solo avendo la forza di entrarvi. Nolan è tra i non molti registi contemporanei ad averlo compreso. Potrà capitarvi di sbattere il muso duramente contro Inception, a ogni livello voi vogliate fermarvi… ma vale la pena tentare.

Info
Il sito italiano di Inception.
Il trailer di Inception.
Inception su facebook.
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