Festival dei Popoli 2010 – Presentazione
Si terrà a Firenze dal 13 al 20 novembre il Festival dei Popoli 2010, cinquantunesima edizione della kermesse dedicata al cinema documentario, e propone un programma compatto, solido, ben equilibrato tra la conferma del “vecchio” e l’apertura verso il “nuovo”.
Passato il mezzo secolo, affrontata con successo la rivoluzione del rinnovamento, il Festival dei Popoli 2010, tra i più significativi luoghi della cultura cinematografica in Italia e in Europa, prova ora a dimostrare di poter ancora reggere la sfida del presente. La cinquantunesima edizione – la terza firmata dal direttore Luciano Barisone, e, così si dice, anche l’ultima – propone un programma compatto, solido, apparentemente ben equilibrato tra la verifica dei percorsi riconosciuti e la ricerca di nuovi e vecchi sguardi a rischio di passare inosservati, di essere dimenticati, persi. La conferenza stampa, i comunicati e i pezzi usciti in tv e sui giornali sottolineano le cifre (il numero dei film, quello delle anteprime, gli ospiti previsti, ecc.) e i nomi riconoscibili al grande pubblico: Tom Di Cillo che apre le danze con il suo rockdoc su Jim Morrison, When You Are Strange, il film di Richard Blanshard sul restauro del Bronzino e così via.
Le vere qualità del festival però, come sempre accade, sono nascoste nella tessitura meno appariscente del programma. Evitiamo “recensioni preventive” e liste di sinossi, limitandoci invece alle segnalazioni – disordinate – delle scelte degne d’attenzione. Iniziamo con due ritorni di grande blasone: la nipponica Naomi Kawase torna – per buona sorte del pubblico internazionale – al documentario con Genpin, film selezionato per il Concorso Internazionale Lungometraggi; altro nome da cerchiare sulle pagine del programma quello di Aleksandr Sokurov, anch’egli di nuovo all’opera nel cinema di non fiction, autore insieme con Alexei Jankowski di Il nous faut du bonheur, altro titolo selezionato per il concorso maggiore; molta attesa infine per il nuovo lungometraggio di Patricio Guzmán, Nostalgia de luz, che promette di unire riflessione estetica e filosofica alla narrazione critica e all’analisi politica. Solo due gli italiani nel concorso, due filmmaker esperti, due vecchie conoscenze del festival: Paolo Pisanelli, che dopo Il teatro e il professore, presenta a Firenze Ju Turramutu, personale rilettura delle tragiche e grottesche vicende occorse intorno al terremoto in Abruzzo; Emma Rossi Landi, insieme ad Alberto Vendemmiati, con Left by the Ship racconta invece gli “effetti collaterali umani” prodotti intorno alle basi militari statunitense nelle Filippine.
Le due retrospettive monografiche sono dedicate al canadese Peter Mettler – già premiato a Firenze per il suo recentissimo Petropolis – e al cinema documentario svizzero, per rappresentare il quale sono stati scelti quattordici film di registi tra i quali P. Melgar, P. Mettler, R. Dindo, J. Veuve, F. Maire.
Fin qui dunque le linee del festival che si sviluppano secondo il progetto che resta, rispetto al passato recente, sostanzialmente invariato (unica significativa novità la sezione Panorama Italiano, una concisa selezione di opere nazionale meritevoli di particolare attenzione). Il salto in avanti il festival cerca di farlo sul piano dell’azione, dell’operatività, del collegamento con il mondo della produzione e della distribuzione. Novità di spicco e più grande ottenimento a un tempo del Festival dei Popoli 2010 l’aver portato per la prima volta a Firenze gli Italian Doc Screenings, “la più grande iniziativa italiana nel campo del mercato internazionale del documentario”. Chi produce e chi compra il documentario sarà così a un passo da chi lo scrive e lo realizza. In perfetta coerenza con questo che sembra un solido e coerente disegno politico (di politica culturale, vivaddio), in coda al festival (il 21 novembre, per la precisione) e sotto la sua insegna di garanzia si svolgeranno anche i primi Stati Generali del Cinema Documentario in Toscana, “organizzati dai Documentaristi Anonimi – Associazione Documentaristi Toscani – con l’obiettivo di valutare lo stato dell’arte del settore in una regione che vuole puntare proprio sul “cinema del reale” come prospettiva futura”.
A questo punto non resta che la verifica della sala e l’avventura della visione e dell’incontro. Di questo torneremo a scrivere più in dettaglio nei prossimi giorni.