Animals United

Animals United

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Se i due registi non avessero ceduto alla tentazione di ridicolizzare ogni singola sequenza, Animals United si sarebbe potuto risolvere in un pamphlet magari semplicistico ma assolutamente non disprezzabile.

Belve assetate

L’uomo sta distruggendo l’habitat naturale coinvolgendo tutti gli esseri viventi. Nel delta dell’Okavango, Billy, un dispettoso lemure, e il suo migliore (e unico) amico Socrates, un socievole leone, avendo atteso invano l’annuale piena, essenziale per la vita sul delta, decidono di andare a cercare l’acqua. Durante il loro viaggio incontreranno un buffo gruppo di animali alla ricerca di una nuova casa, visto che la loro è stata distrutta dall’inquinamento dell’uomo. Scoprite se Billy e questo sfortunato gruppo di animali riusciranno a salvare il delta e a inviare un messaggio agli umani… [sinossi]

All’interno della cosiddetta narrativa per l’infanzia La conferenza degli animali di Erich Kästner, pubblicato nel 1949, ricopre un ruolo di non secondaria importanza: la tematica del pacifismo, coniugata a un vibrante grido di protesta contro lo sfruttamento della natura da parte dell’uomo, rappresenta una metafora priva di compromessi della situazione globale a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale. L’intero sforzo creativo del romanziere tedesco, a distanza di poco più di sessant’anni da quella uscita editoriale, è di fatto svilito da Animals United, ritorno alla regia dell’affiatata coppia Klooss/Tappe dopo i fasti (si fa per dire) delle peripezie del giovane e pasticcione dinosauro Impy, narrate in Impy e il mistero dell’isola magica e Impy Superstar – Missione Luna Park. Fin dall’incipit, per questo nuovo parto artistico, i due cineasti tedeschi sembrano intenzionati a ripercorrere il sentiero che li ha portati al successo in passato (più in patria che nel resto del mondo, a essere onesti), innervando anche le situazioni più dolorose e drammatiche con una comicità spesso francamente fuori luogo.

Come molti altri film dedicati al pubblico dei più piccoli, anche Animals United al raccontare preferisce l’imbonire: i personaggi in scena sono tratteggiati facendo ricorso spesso e volentieri a gag reiterate e fastidiose, e il caso del diavolo della Tasmania con problemi di flatulenza è davvero emblematico del motore che muove l’intera pellicola. Affannati alla rincorsa di una supposta modernità, Klooss e Tappe edificano una struttura tridimensionale vacua, e più che altro del tutto priva della benché minima necessità visiva: una stereoscopia basica e spartana, che non ha assolutamente nulla di visionario ma si accontenta di provocare meraviglia negli occhi dei più sprovveduti. Disperso in questo marasma confusionario e noioso, il tema portante del film, vale a dire la denuncia del surriscaldamento terrestre che sta di fatto uccidendo la vita sul pianeta, annaspa ripetutamente. E non bastano certo alcune sequenze a effetto, come l’ultimo discorso amoroso tra le due centenarie tartarughe o, ancor più, il suggestivo finale newyorchese, per risollevare un film che ha il clamoroso difetto di non fidarsi delle proprie potenzialità. Se infatti i due registi non avessero ceduto alla tentazione di ridicolizzare ogni singola sequenza, anche quelle dalla drammaticità più coinvolgente – fanno eccezione, ovviamente, gli esempi portati dianzi – Animals United si sarebbe potuto risolvere in un pamphlet magari semplicistico ma assolutamente non disprezzabile. Ma si sa, c’è la vituperabile tendenza a sottostimare il cervello dei bambini, e questo ne è un caso a dir poco paradigmatico: si prenda il caso del leone Socrate, tratteggiato come un vegetariano che da anni ha deciso di non toccare la carne di nessuno dei suoi “vicini di casa”. Una tipizzazione di questo genere avrebbe potuto anche avere un suo senso, ma perché il crudele leopardo assetato di sangue che si nasconde tra le rocce della Valle della Morte, una volta “redento” dovrebbe a sua volta rinunciare alla sua natura di carnivoro? Si vuol forse suggerire che i bambini non siano in grado di comprendere la differenza tra “istinto” e “crudeltà”?

Lo stesso discorso potrebbe valere per molti altri passaggi di un film in cui la semplificazione manichea regna sovrana, e si rintraccia la panacea di tutti i mali solo nella (supposta) comicità. Resta, labile, il filo conduttore di un’opera che vorrebbe segnalare l’urgenza di un intervento in difesa del mondo animale: iniziativa lodevole, ma che avrebbe meritato miglior sorte artistica. L’animazione europea deve ancora crescere se vuole iniziare a competere con le grandi produzioni giapponesi e statunitensi, ma il modo migliore per farlo non è certo scimmiottarne tecniche e approcci narrativi. Perché così facendo non si andrà mai da nessuna parte: il problema è che, almeno a giudicare da Reinhard Klooss e Holger Tappe, non si impara mai dai propri errori.

Info
Il trailer di Animals United.

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