Yakuza Weapon

Tratto da un manga di Ken Ishikawa, Yakuza Weapon ricorre a ralenti ironici, non maschera esplosioni poco realistiche, sfida senza pudore le leggi della fisica e anche le regole dello spazio-tempo, lasciando allegramente vuoti di sceneggiatura e forzando alcuni passaggi narrativi: un pedaggio da pagare, ripagato dalla spensieratezza e dalla godibilità dell’operazione. Presentato al Far East 2011.

L’urlo di Shōzō

Shōzō è pronto a tutto per vendicare il padre tradito dal suo braccio destro. Anche quando viene ridotto in fin di vita non si da per vinto e torna con un asso nella manica. Trasformato in una sorta di cyborg con mitra e lanciarazzi incorporati, si prepara a fare strage del nemico… [sinossi – programma Far East Film Festival 2011]

Le pellicole distribuite dalla Sushi Typhoon, “braccio armato” della gloriosa Nikkatsu, mantengono sempre le promesse. Nel bene e nel male [1]. Nel segno dell’eccesso e oltre, tra horror ed erotismo, comicità demenziale e di grana grossa, dettagli grandguignoleschi e approssimativa estetica cyber-punk, queste produzioni a basso costo, con effetti che volutamente mettono in bella mostra i propri limiti, sono a uso e consumo di una precisa tipologia di spettatore, consapevole e pronto alla citazione, all’omaggio, al non-sense, al gore, allo splatter e a tanti chili di carne nelle varie declinazioni possibili. Non tutte le ciambelle riescono col buco, sia chiaro, ma nel caso di Yakuza Weapon di Tak Sakaguchi e Yudai Yamaguchi, presentato a tarda notte durante il Far East Film Festival di Udine, il risultato ci sembra più che accettabile, nonostante una sceneggiatura non proprio di ferro e un’inevitabile sensazione di déjà vu [2].

Perno centrale di questa pellicola è indubbiamente Tak Sakaguchi, protagonista e coregista con Yudai Yamaguchi (Battlefield Baseball, Meatball Machine). Oltre a mettere in mostra notevoli abilità nelle arti marziali (è esperto di shorinji kenpo, kick-boxing e pugilato, oltre che coreografo di scene d’azione e stuntman), Sakaguchi si produce in una buona prova attoriale, ovviamente tutta incentrata sui toni grotteschi e caricaturali: classe 1975, l’attore nipponico veste bene i panni dell’antieroe inarrestabile, violento ma romantico, crudele ma coerente, portando sulle proprie spalle il peso di tutto il film – azzeccati, seppur con poco spazio a disposizione, anche i personaggi e gli attori di contorno, dalla bella Nayoko (Mei Kurokawa) all’amico/nemico Tetsuo (Jun Murakami), passando per i due improbabili compari di Shōzō.

Tratto da un manga di Ken Ishikawa, citato nei titoli di coda, Yakuza Weapon ricorre a ralenti ironici (come il bullet time che scimmiotta Matrix), non maschera esplosioni poco realistiche, sfida senza pudore le leggi della fisica (siamo dalle parte di Tex Avery) e anche le regole dello spazio-tempo, lasciando allegramente vuoti di sceneggiatura e forzando alcuni passaggi narrativi: un pedaggio da pagare, ripagato dalla spensieratezza e dalla godibilità dell’operazione.

Tra Nayoko vestita da scolaretta, ricorrente iconografia erotica non solo nipponica, la povera Sumire usata come coreografico e ammiccante lanciarazzi, le ingenue derive cyber-punk e una strage di assatanate infermiere killer (altro leitmotiv pruriginoso), Yakuza Weapon offre abbastanza materiale per farsi quattro risate. Ovviamente, ma ci sembra scontato, bisogna stare alle regole del gioco e non porsi troppe domande.

Note
1. Prossima al centenario, traguardo assai significativo per uno dei colossi dell’industria cinematografica giapponese e punto di riferimento di moltissimi appassionati.
2. Istantaneo e inevitabile il rimando alla sezione Follie di Mezzanotte del Future Film Festival di Bologna. Segnaliamo, per l’edizione 2011, il riuscito Karate-Robo Zaborgar di Noboru Iguchi, riuscito e filologico omaggio a una serie televisiva alquanto singolare.
Info
Il trailer originale di Yakuza Weapon.
La scheda di Yakuza Weapon sul sito del Far East.
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