I pinguini di Mr. Popper
di Mark Waters
Il rampante professionista tutto lavoro e problemi familiari de I pinguini di Mr. Popper non può che riportare alla mente l’avvocato di Bugiardo bugiardo, che nella carriera dell’attore canadese classe 1962 rappresenta un vero e proprio giro di boa
Il Polo nel salotto
Da sempre affascinato dal Polo Sud, Mr. Popper, un apprezzato uomo d’affari, riceve un lascito dal padre: sei pinguini. Se inizialmente la convivenza non é fra le più agevoli, tanto che cerca di sbarazzarsene in tutti i modi, alla fine Popper riesce ad apprezzare queste goffe creature, che avranno anche il merito di rinfrescare i suoi valori famigliari… [sinossi]
In principio era Mr. Popper’s Pinguins, un libro per bambini scritto a quattro mani dai coniugi Richard e Florence Atwater nel lontano 1938. Ora, a più di settant’anni di distanza, quel libro diventa I pinguini di Mr. Popper, un film per grandi e piccini che dopo un’apparizione all’ultima edizioni del Giffoni Film Festival approda nelle sale nostrane in piena stagione balneare. Una scelta curiosa da parte della distribuzione italiana quella di lanciarlo nel mese più caldo dell’anno (agosto) vista l’ambientazione a dir poco polare che fa da sfondo alle vicende. Ma per una pellicola cucita su misura per le famiglie, adesso che probabilmente in molte stanno trascorrendo (ferie permettendo) le tradizionali vacanze lontane da casa e dagli impegni quotidiani, una simile strategia ci può pure stare, anche se a nostro avviso una collocazione nell’affollatissimo cartellone pre o post natalizio poteva pure ritagliarselo. Come dire, le scelte sono scelte e ci accontenteremo allora di trascorrere un paio di ore immersi in una gelida estate in compagnia di sei pinguini in trasferta americana e del loro scapestrato padrone.
Rispetto al romanzo, le carte in tavola cambiano drasticamente e nella sua trasposizione per il grande schermo il protagonista non è più un imbianchino annoiato dalla routine giornaliera desideroso di girare il mondo, la cui vita viene improvvisamente stravolta dall’arrivo in casa direttamente dal Polo Sud di sei pinguini, bensì un businessman alle prese con una difficilissima transazione immobiliare da concludere e una famiglia da riconquistare. Nei panni di Mr. Popper non poteva che esserci Jim Carrey, che con ruoli di questo tipo ci ha costruito una carriera. Quello del rampante professionista tutto lavoro e problemi familiari de I pinguini di Mr. Popper non può che riportare alla mente l’avvocato di Bugiardo bugiardo, che nella carriera dell’attore canadese classe 1962 rappresenta un vero e proprio giro di boa. Per la prima volta, infatti, nella pellicola diretta nel 1997 da Tom Shadyac, Carrey impersona, senza trucco, una figura della classe media coinvolto in un intreccio che non è soltanto una catena di gag buffe. Allora, come in quest’ultima fatica, viene a mancare l’attore plastico-mimetico-trasformista esperto in destrutturazione del linguaggio che funziona come un cartoon in carne e ossa (da The Mask a Il Grinch, da Lemony Snicket a Man on the Moon, passando per Batman Forever e i sue capitoli di Ace Ventura), per lasciare spazio all’uomo comune catapultato in una situazione decisamente surreale portato in scena dall’attore senza maschera, se non quella del personaggio che è chiamato a interpretare. In tal senso, non siamo ai livelli delle performance viste in Se mi lasci ti cancello o The Truman Show, ma anche questo non dispiace affatto. Nei panni di Popper consegna alla sua filmografia la solita folle ed effervescente prova comica alla quale ha abituato le platee di turno, anche se a nostro avviso la performance da ricordare è quella da registro drammatico che ha lasciato in segno nei film sopraccitati diretti da Forman, Gondry e Weir, oppure in The Majestic di Frank Darabont. Questione di gusti.
Resta il fatto che ne I pinguini di Mr. Popper Carrey funziona e fa funzionare gran parte dell’ingranaggio, in particolar modo quando la regia di Mark Waters non regge l’urto delle lunghe distanze e del cambio di registro come accaduto nel pessimo Se solo fosse vero, diversamente da quanto mostrato nel pregevole esordio del 1997, La casa del sì. Messo da parte il melò esoterico con esiti al quanto discutibili, Waters sembra infatti essere più a suo agio nel versante comico e pellicole come Quel pazzo venerdì e Mean Girls lo possono testimoniare. Il regista si attacca alla fisicità e alla bravura del suo protagonista per portare a termine l’operazione, cosciente di non poterne fare a meno perché è la storia e la natura del protagonista a richiederlo. Il risultato da questo punto di vista sembra confermare tale scelta, peccato che dove l’attore canadese non può prendersi interamente sulle spalle la situazione, lo script finisce con il perdere qua e là di brillantezza nei dialoghi e nei tempi comici, alternando vette elevate (la scena della partita di calcio nel parco tra umani e pinguini e quella del bowling umano nel museo) a momenti di stanca riflessione nella quale i duetti straordinari tra i pinguini e il loro padrone vengono a mancare e prende il sopravvento lo stucchevole retrogusto disneyiano. Ma del resto, in una pellicola nata per una visione destinata alla famigliola con prole al seguito tutto questo deve e può far parte del gioco.
Info
Il trailer de I pinguini di Mr. Popper.
- Genere: commedia, fantastico
- Titolo originale: Mr. Popper's Penguins
- Paese/Anno: USA | 2011
- Regia: Mark Waters
- Sceneggiatura: Jared Stern, John Morris, Sean Anders
- Fotografia: Florian Ballhaus
- Montaggio: Bruce Green
- Interpreti: Angela Lansbury, Brian T. Delaney, Carla Gugino, Clark Gregg, David Krumholtz, Desmin Borges, Dominic Chianese, Dominic Colon, Dylan Clark Marshall, Elaine Kussack, Harlin Kearsley, Henry Kelemen, James Tupper, Jeffrey Tambor, Jim Carrey, Kelli Barrett, Lee Moore, Madeline Carroll, Maxwell Perry Cotton, Ophelia Lovibond, Philip Baker Hall, William Charles Mitchell
- Colonna sonora: Rolfe Kent
- Produzione: Davis Entertainment, Twentieth Century Fox
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Durata: 94'
- Data di uscita: 12/08/2011
