Elegia della fuga – Matti e i suoi fratelli
Aki Kaurismäki non è “solo” un grande autore del cinema europeo contemporaneo; nel corso della sua carriera ha avuto la capacità di costruire attorno a sé una factory o, meglio, una famiglia in grado di seguirlo di set in set, senza abbandonarlo mai. A partire ovviamente dal mai dimenticato Matti Pellonpää.
Nuvole in viaggio è dedicato alla memoria di Matti Pellonpää, morto d’infarto a soli quarantaquattro anni il 13 luglio del 1995, a ridosso dell’inizio delle riprese. Il film era stato scritto e pensato da Kaurismäki su misura proprio per lui: sarebbe dovuta essere la terza avventura sul grande schermo di Nikander, il sottoproletario sconfitto dalla vita eppure mai a testa bassa che già era apparso in Delitto e castigo e Ombre in paradiso. L’opera fu poi letteralmente riscritta dal regista sul volto e le movenze (per certi versi speculari a quelle di Pellonpää) di Kati Outinen. Eppure, anche a distanza di più di un decennio dalla sua scomparsa – e con cinque lungometraggi diretti da allora -, Pellonpää continua a identificare con estrema precisione l’intero senso del cinema di Kaurismäki. Alter ego principe del cineasta, Peltsi (così lo chiamavano gli amici) recitò in nove degli undici lungometraggi diretti da Aki dall’esordio al 1994 (a questo conto va aggiunto anche il corto Rocky VI). Difficile trovare un suo simile all’interno del panorama cinematografico mondiale: si potrebbe forse arrivare a definirlo come un incrocio tra Jean-Pierre Léaud, Buster Keaton e Charlot. Se dal primo prende (oltre alla caratteristica di essere scelto come alter ego da un regista) una certa tendenza all’isolamento e alla ritrosia, dagli altri due arriva lo scontro incessante tra i suoi personaggi e la società che li circonda.
È una vera e propria guerra tra corpo in scena e ambiente circostante quella che Pellonpää porta avanti con pervicacia non solo nelle opere di Kaurismäki, ma anche nel resto della sua esperienza attoriale (vale la pena citare quantomeno Night on Earth/Tassisti di notte di Jim Jarmusch, le opere di Mika Kaurismäki e il ruolo di Saruman interpretato per un bizzarro e fluviale The Hobbit prodotto dalla televisione finlandese). Padrino di ogni derelitto, santo protettore degli alieni a cui si faceva riferimento in un paragrafo precedente, Matti Pellonpää è, a suo modo, l’attore perfetto di Kaurismäki, capace di nascondere dietro uno sguardo impenetrabile tanto il dolore quanto un sorriso beffardo. Con l’immancabile senno di poi è pressoché impossibile non interpretare il finale di Leningrad Cowboys Meet Moses come il suo testamento cinematografico: Vladimir/Moses, dopo essere tornato dalla morte e aver condotto la sua brigata di musicisti scalcinati per mezza Europa, li abbandona alle porte della Terra Promessa. Per lui il ritorno a casa è impossibile. È con questo gesto che Pellonpää lascia i suoi compagni di avventure e allo stesso tempo il pubblico; ora il ritorno dalla morte non è più possibile, l’addio è definitivo, la saga è conclusa una volta per tutte. Ma Kaurismäki riesce a regalarlo ancora una volta al pubblico: è lui il bambino della foto che compare in Nuvole in viaggio. Un omaggio forse difficile da decodificare, ma proprio per questo ancora più forte, sincero, commovente.
Il cinema di Kaurismäki è letteralmente invaso di volti che ritornano, operazione figlia di un’idea di cinema talmente vicina all’amore da far venire alla mente più che una factory una vera e propria famiglia. È così che viene naturale riconoscere di volta in volta Kati Outinen (la donna per eccellenza del cinema di Kaurimäki, compare in nove lungometraggi e nel cortometraggio Dogs Have No Hell, inserito in Ten Minutes Older: the Trumpet), Esko Nikkari (otto lungometraggi, mai da protagonista), Sakari Kuosmanen (sei lungometraggi e due corti), Silu Seppälä (sei lungometraggi e due corti), Mato Valtonen (sei lungometraggi e due corti), Elina Salo (sei lungometraggi), Kari Väänänen (sei lungometraggi), Sakke Järvenpää (quattro lungometraggi e due cortometraggi), Pentti Auer (quattro lungometraggi). E si potrebbe continuare a lungo, citando per esempio Markku Peltola, Pirkka-Pekka Petelius e Turo Pajala, altri attori che hanno contribuito a dare alla forma e alla sostanza del cinema di Kaurismäki quella regolarità – termine da non scambiare assolutamente con ripetitività – che ne permette un immediato riconoscimento.
Non è certo un caso se la troupe che Kaurismäki assembla sul set è praticamente sempre la stessa: al di là di un innegabile senso di sicurezza e protezione che questa scelta comporta, tutto ciò è necessario proprio per preservare quel mood che le opere trasmettono con una forza così dirompente. Timo Salminen (direttore della fotografia di tutti i film di Kaurismäki, eccezion fatta per Total Balalaika Show), Veikko Aaltonen e Raija Talvio (montatori, rispettivamente al lavoro con Kaurismäki due e cinque volte), Jouko Lumme (fonico della quasi totalità delle sue opere), sono nomi da segnarsi bene nella mente quando si affronta il cinema di questo autore. Perché sarebbe impensabile immaginare i film di Kaurismäki senza il loro fondamentale apporto.
Pur essendo tutto tranne che un regista ombelicale o anche solo vagamente autobiografico, Kaurismäki ha dato vita, nel corso dei primi trenta anni della sua carriera, a un modus operandi che permette di leggere le sue opere come un lungo, appassionante e delicato, “caro diario”. Come si è appena avuto modo di ribadire ha messo in scena gli amici di sempre, senza dare mai l’idea di forzare la mano alla narrazione. Ma, come si vedrà a breve, ha anche dato spazio a se stesso…
Speciale Kaurismäki
Elegia della fuga – Il cinema di Aki Kaurismäki
Un viaggio nel cinema di Aki Kaurismäki, tra alienati e band stralunate, luci della sera e nuvole in movimento, miracoli e sogni di fughe impossibili nell’est sovietico. Nel tentativo di penetrare la corazza di un autore fondamentale per il cinema europeo dell’ultimo trentennio.
Gli alien(at)i sono tra noi
I protagonisti dei film di Aki Kaurismäki, alla ricerca di un posto in cui (soprav)vivere, sono perdenti e proletari, eroi del nuovo mondo, chiusi come tutti nella prigione della società. Ma loro, per lo meno, consapevolmente.
Elegia della fuga
Il tema della fuga acquista fin dagli esordi una centralità assoluta all’interno della poetica di Aki Kaurismäki. Dai Franck alla ricerca dell’eldorado in Calamari Union fino ai Leningrad Cowboys che vanno e tornano dalla terra dei sogni.
Tra New York e Mosca
Aki Kaurismäki, nel corso della sua filmografia, ha spesso messa in scena, contrapponendoli, il mito americano e quello sovietico, tra ipotesi di fughe verso est e il fascino degli oggetti prodotti nella patria del Capitale.
Leningrad Cowboys Meet Kaurismäki
Il momento cruciale dell’intera carriera di Aki Kaurismäki con ogni probabilità è rappresentato dall’incontro con i Leningrad Cowboys, autoproclamatisi come la peggiore band del pianeta, persa tra standard statunitensi e cori russi.
Rock the Tundra
Il rock, nel cinema di Aki Kaurismäki, si muove sottopelle, attraversando l’intera filmografia del regista finlandese e penetrando in profondità, là dove è difficile fermarsi davvero ad ascoltare. Un percorso amoroso e vitale, cultrale, politico.
Matti e i suoi fratelli
Aki Kaurismäki non è “solo” un grande autore del cinema europeo contemporaneo; nel corso della sua carriera ha avuto la capacità di costruire attorno a sé una factory o, meglio, una famiglia in grado di seguirlo di set in set, senza abbandonarlo mai.
Dedicato a…
Il cinema di Aki Kaurismäki, pur così riconoscibile e dotato di un immaginario difficile da confondere con altro, non nasce certo dal nulla. Quali sono i riferimenti culturali – cinematografici, certo, ma non solo – del regista finlandese? E in che modo questa comunione d’amorosi sensi prende corpo sullo schermo?
Kaurismäki/Jarmusch: come in uno specchio
Tra Orimattila e Akron, nell’Ohio, corre una distanza di quasi settemila chilometri. Una distanza completamente annullata dall’esperienza autoriale di Kaurismäki e di Jim Jarmusch, che sembrano protesi in un infinito dialogo a distanza tra pellicole.
Per un cinema europeo
Cos’è l’Europa per Aki Kaurismäki? Quale volto e ruolo assume il Vecchio Continente nelle pieghe del cinema del regista finlandese? E in prospettiva quali sono le utopie, se esistono ancora, rintracciabili nel suo sguardo prospettico?
La fine (?)
In quale direzione si muoverà d’ora in avanti il cinema di Aki Kaurismäki? Quale storie lo interesseranno maggiormente, e perché? Anche l’incontro con uno dei più importanti autori europei degli ultimi decenni volge al termine…
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