La guerra è dichiarata

La guerra è dichiarata

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Uno dei dati più interessanti de La guerra è dichiarata è l’assoluta fluidità e coerenza interna pur nei suoi continui cambi di registro che declinano con delicatezza i mutevoli stati d’animo dei protagonisti, strenuamente combattivi, appassionati e coraggiosamente sognatori.

De bello gallico

Juliette e Roméo sono giovani, felici e innamorati. Quando scoprono la grave malattia che ha colpito il figlio Adam di diciotto mesi, i due ragazzi vengono però brutalmente strappati alla loro felicità e costretti ad affrontare le drammatiche difficoltà che l’esistenza può riservare. Obbligati a misurarsi con la sofferenza, Juliette e Roméo fanno della battaglia per la sopravvivenza del piccolo la loro sfida, arrivando a scoprirsi esseri umani pieni di forza e di coraggio… [sinossi – TFF 2011]
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Una grave patologia infantile può cambiare per sempre il corso della vita non solo del piccolo malato ma anche quella delle persone che gli stanno accanto: questa dolorosa verità è alla base della vicenda narrata ne La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli, che affronta un tema complesso e delicatissimo con consapevolezza, bilanciando il dramma ai toni più leggeri e dando vita a un progetto che ben sviluppa tutte le poliedriche sfaccettature di un racconto umanissimo e vitale.

Ispirato a una tragica esperienza personale (il figlio della regista e di Jérémie Elkaï – qui nelle vesti di co-sceneggiatore oltre che di co-protagonista – ha sconfitto una grave malattia), il film non si limita a seguire le vicissitudini mediche del piccolo Adam – cui a soli diciotto mesi viene diagnosticato un tumore al cervello – ma si dedica in primis al racconto di una grande storia d’amore, quella di Juliet e Romeo, giovane coppia di genitori innamorati e spensierati costretti dagli eventi a combattere strenuamente contro un destino avverso. La guerra è dichiarata è un racconto di formazione familiare, un percorso di crescita per la coppia che non cerca l’esorcizzazione del dolore e che non si arrende alla retorica: la “maratona” dei protagonisti nell’accompagnare il figlioletto nella battaglia contro la malattia è una corsa forsennata contro il tempo ma non c’è affanno nella narrazione, che sfrutta al meglio la vivacità del montaggio e la freschezza della sceneggiatura per mantenere ritmato lo sviluppo della storia senza doversi affidare a forzature.

“L’essenza del cinema per me è partire dal mio ombelico e fare uno zoom indietro per raccontare qualcosa di più universale” sostiene la Donzelli, ed effettivamente il film – al di là dei richiami autobiografici degli autori – spalanca una finestra sulla realtà mantenendosi sempre estremamente aderente alla veridicità e alla credibilità anche nei suoi momenti più “stranianti” e apparentemente meno coesi all’interno della storia. Girato con una Canon Eos HD (fatta eccezione per il finale in 35mm), il secondo lungometraggio della regista – il suo esordio La reine des pommes era incentrato sulla separazione di una coppia – trova nel simbolismo e nella potenziale universalizzazione della storia un consistente punto di forza: questa chiave di sviluppo del racconto – ben riconoscibile sin dalla scelta dei nomi dei tre protagonisti (i due amanti disperati per eccellenza, gli shakespeariani Giulietta e Romeo, e il primo uomo, Adamo) –  trova la sua massima espressione nel senso più generale de La guerra è dichiarata, che utilizza una vicenda familiare “privata” per riflettere sull’amore, sul concetto del reciproco conforto, sul rapporto genitori/figli, in un quadro complessivo di speranza che non cede alla stucchevolezza.

Il cinema della Donzelli sembra intuitivo, costantemente foraggiato da idee collaterali che ben si inseriscono in uno schema unitario solido e mai banale: i sentimenti, le paure, la malattia vengono trasportati sullo schermo con schiettezza, mantenendo fortissimo il legame con la realtà senza rinunciare all’elemento ludico del cinema, sfruttandone con intelligenza anche i potenziali più surreali. In realtà uno dei dati più interessanti de La guerra è dichiarata è proprio la sua assoluta fluidità e coerenza interna pur nei suoi continui cambi di registro che declinano con delicatezza i mutevoli stati d’animo dei protagonisti, strenuamente combattivi, appassionati e coraggiosamente sognatori: la tensione insita alla precarietà e alla gravità della condizione di Adam è senza dubbio la cifra distintiva della pellicola, che riesce a mantenere il proprio carattere in tutte le sue digressioni, dall’ironia dei quadretti familiari, agli struggenti segmenti narrativi che paiono strappati da un musical-melò.

Suono in presa diretta e luce naturale per un film dal carattere atipico, che strizza ironicamente l’occhio alla Nouvelle Vague, che accumula spunti apparentemente disordinati e riesce a plasmarli dando vita a un patchwork emotivo di sicuro impatto.
“Un film fisico, intenso, vivo”: così lo ha definito la regista ed effettivamente il candidato francese per la corsa agli Academy Awards nel 2012 è un’opera viscerale, colorata, commovente, tenera, buffa e mai inappropriata.

Info
La pagina facebook de La guerra è dichiarata.
La guerra è dichiarata al Torino Film Festival.
La guerra è dichiarata sul sito della CGHV.
 
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