The Possession
di Ole Bornedal
The Possession conferma la stanchezza espressiva di Ole Bornedal, che pure alcuni anni fa sembrava destinato a diventare un nome di culto del cinema contemporaneo. Horror prevedibile e dozzinale, senza troppa voglia di inventare alcunché.
Non aprite quella scatola!
Clyde e Stephanie Brenek, divorziati da poco, non vedono grandi motivi di preoccupazione quando la loro figlia minore, Em, diventa stranamente ossessionata da una vecchia scatoletta di legno acquistata a un mercatino. Ma quando Em comincia a comportarsi in modo sempre più bizzarro i suoi genitori cominciano a temere che una forza malevola si sia insediata fra loro. Alla fine scoprono che la scatoletta era stata costruita per contenere un Dibbuk, uno spirito smarrito che abita e prima o poi divora l’umano che lo ospita… [sinossi]
Allo sterminato universo di film horror interessati da vicino al tema della possessione demoniaca mancava, finora, una riflessione sulla religione ebraica. A colmare questo apparente vuoto sopraggiunge puntale The Possession, ritorno alla regia del danese Ole Bornedal a tre anni di distanza da Deliver Us from Evil: eppure il Dibbuk, lo spirito malefico che si impossessa gradualmente del corpo della giovane e gioviale Em, era già apparso sugli schermi di recente sia nel pessimo Il mai nato di David S. Goyer sia, seppur in maniera molto laterale, nel geniale A Serious Man di Joel ed Ethan Coen.
Quisquilie, in ogni caso, perché The Possession è l’unico dei tre titoli a utilizzare questo elemento terrificante del folklore yiddish seguendo in tutto e per tutto gli stilemi del cinema interessato alla possessione demoniaca: se si sostituiscono la lingua ebraica, la torah, e la figura del rabbino con il latino, la Bibbia e il clergyman del prete, la differenza tra il film di Bornedal e gli innumerevoli esempi del passato più o meno recente (a partire ovviamente dal capolavoro di William Friedkin L’esorcista, dal quale The Possession non ha la forza né la capacità necessarie per prendere le distanze) si fa davvero sottile, quasi invisibile.
È forse proprio questo il principale problema che affligge The Possession: la storia della famiglia Brenek, alle prese non solo con una disgregazione interna – altro topos indissolubile del sottogenere – ma anche con un ospite particolarmente indesiderato, un demone della tradizione dell’Europa orientale che dopo essere stato rinchiuso in una scatola, come vuole la procedura di esorcismo, è stato liberato incoscientemente dalla figlia più piccola della famiglia, non ha realmente nulla di particolarmente interessante da dire allo spettatore. E a nulla vale l’abituale escamotage della produzione di puntare sulla dicitura “ispirato a una storia vera”, perché non basta lo spettro di un’ipotetica verità per donare spessore e angoscia a un soggetto visto e rivisto sugli schermi di mezzo mondo da quaranta anni a questa parte. La regia di Bornedal, la cui ispirazione appare oramai distante anni luce dai tempi ben più luminosi de Il guardiano di notte (la versione originale del 1994, non il pallido remake hollywoodiano firmato dallo stesso cineasta tre anni dopo), cerca a tratti di rintracciare sprazzi della propria poetica, come testimoniano l’inquietante – e anche paradossalmente ironico – incipit e la sequenza notturna nella scuola, ma per il resto si adagia sulla mediocrità di una sceneggiatura poco convincente, incapace di donare spessore e umana credibilità a dei personaggi che rimangono piuttosto costretti in una serie di cliché persino fastidiosi nella loro prevedibilità.
Anche volendo tralasciare le palesi incongruenze della narrazione – come si giustifica l’uscita di scena del nuovo compagno della madre della bambina indemoniata? – l’insieme appare così piatto e predigerito da trascinare ben presto lo spettatore alla soglia dello sbadiglio. La dimostrazione del fallimento dell’intero progetto è rintracciabile nella necessità, da parte di Bornedal, di schiacciare il pedale del disgusto per tentare di risvegliare l’attenzione del pubblico: vengono così alla luce sequenze poco ispirate ma quantomeno difficili da dimenticare come l’invasione delle falene, o la mano pronta a spuntare dall’ugola della protagonista (la dodicenne Natasha Calis, che interpreta Em, è la nota più lieta dell’intero film: insieme alla quasi sedicenne Madison Davenport, nella parte della sorella maggiore, sfodera una recitazione sorprendente e ricca di sfumature). Troppo poco, soprattutto se alla voce “produzione” spunta il nome di Sam Raimi. Ma dopotutto l’autore di culto de La casa non ha mai saputo mantenere, nelle vesti di producer, l’altissima qualità delle sue regie, come dimostrano i vari 30 giorni di buio, The Messengers e Boogeyman.
Info
Il trailer di The Possession.
- Genere: horror
- Titolo originale: The Possession
- Paese/Anno: USA | 2012
- Regia: Ole Bornedal
- Sceneggiatura: Juliet Snowden, Stiles White
- Fotografia: Dan Laustsen
- Montaggio: Eric L. Beason
- Interpreti: Adam Young, Anna Hagan, Brenda Crichlow, Chris Shields, David Hovan, Graeme Duffy, Grant Show, Iris Quinn, James O'Sullivan, Jay Brazeau, Jeffrey Dean Morgan, Jim Thorburn, Kyra Sedgwick, Madison Davenport, Matisyahu, Nana Gbewonyo, Natasha Calis, Nimet Kanji, Quinn Lord, Rob LaBelle
- Colonna sonora: Anton Sanko
- Produzione: Ghost House Pictures, North Box Productions
- Distribuzione: M2 Pictures
- Durata: 92'

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