A Royal Weekend

A Royal Weekend

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Incerto su quale fosse il vero obiettivo del suo racconto, Roger Michell con A Royal Weekend imbastisce uno sbiadito affresco d’epoca, continuamente balbettante tra la rom-com aristocratica e il macchiettismo buffonesco.

Paese che vai, Hyde Park che trovi…

Nel giugno del 1939, il Presidente Franklin Delano Roosevelt si prepara a ospitare il Re e la Regina d’Inghilterra per un weekend presso la residenza dei Roosevelt all’interno dell’Hyde Park sull’Hudson, nella parte settentrionale dello stato di New York – evento che segnava la prima visita assoluta di un monarca britannico negli Stati Uniti. Mentre la Gran Bretagna si appresta ad affrontare l’imminente guerra con la Germania, i Reali cercano disperatamente il favore di Roosevelt per ottenere il sostegno degli Stati Uniti. Ma gli interessi internazionali devono giostrarsi con la complessa situazione domestica di Roosevelt, e sua moglie Eleanor, sua madre Sara, e la segretaria Missy avranno tutte un ruolo cruciale nel rendere il weekend reale un evento indimenticabile… [sinossi]

Esiste un malcostume, all’interno dei percorsi produttivi del cinema di mezzo mondo, direttamente connesso alla necessità di portare in scena reali, aristocratici e persone altolocate, soprattutto se si tratta di ricostruzioni storiche dalle quali si pretende sempre un’eccessiva credibilità e attendibilità aneddotica: si tratta, per farla corta, di mostrare il microcosmo delle monarchie e dei salotti bene del tempo che fu come se si trattasse di un universo affettato, dove imperano termini d’oltralpe come bon ton, savoir faire e noblesse oblige, si parla rigorosamente sottovoce e si intraprendono lunghe disquisizioni amichevoli davanti a una tazza di thé o a un bicchiere di brandy. Un modo di approcciarsi al cinema che riporta subito alla mente, per diretta associazione di idee, le regie di James Ivory, e che trova anno dopo anno la propria ribalta sugli schermi sparsi in giro per il globo.

Il 2013 si inaugura con A Royal Weekend, fuorviante titolo nostrano che appellandosi al fascino (discreto) dell’inglese getta al vento il ben più puntuale e descrittivo Hyde Park on Hudson: laddove il titolo originale non faceva altro che indicare anche al più refrattario degli spettatori la location in cui è totalmente immerso il film, il titolo scelto per la distribuzione italiana punta tutte le proprie fiches sulla presenza in scena dei reali d’Inghilterra, George ed Elizabeth, già protagonisti appena un paio di stagioni or sono de Il discorso del re di Tom Hooper, straordinario e inatteso successo di pubblico e di critica. Veder tornare ancora una volta sullo schermo la figura del monarca afflitto da una castrante quanto divertente balbuzie, a così poco tempo di distanza dal film di Hooper, è già di per sé una prima avvisaglia di catastrofe per A Royal Weekend, e nonostante Samuel West si impegni in una interpretazione convincente, il confronto diretto con la sfavillante incarnazione di Colin Firth è piuttosto impietoso.

Ma il vero problema di fondo del film diretto da Michell (nel suo curriculum da regista è possibile rintracciare tra gli altri Persuasione, Notting Hill, Ipotesi di reato e The Mother) è che non si riesce a capire cosa vorrebbe realmente raccontare: la storia d’amore clandestina tra Franklin Delano Roosevelt e la sua cugina di quinto grado? Le numerose scappatelle del presidente, causa del distacco dalla moglie Eleanor? Gli Stati Uniti a ridosso della Seconda Guerra Mondiale? Il primo incontro in terra statunitense tra un presidente e i reali d’Inghilterra? I dubbi almetici di George VI nei confronti delle proprie qualità come leader carismatico di una delle più antiche nazioni d’Europa?
La lista degli interrogativi e dei punti di domanda potrebbe continuare praticamente all’infinito, perché A Royal Weekend si limita ad affrescare un evento storico (e un momento storico) verso il quale sceneggiatura e regia sembrano nutrire un interesse a dir poco relativo: la narrazione si fa sempre più zoppicante, indecisa tra il racconto desunto dal diario della Daisy ottuagenaria e l’evoluzione del rapporto di amicizia e stima tra Roosevelt e il ben più giovane e inesperto George VI. Anche il tono del film resta incerto: la rom-com presidenziale è tinteggiata per lo più di una timbrica rosacea, mentre il tutto si fa assai più buffonesco per quel che concerne la descrizione dei reali, della servitù della tenuta a Hyde Park e della famiglia Roosevelt – si veda il ruolo ai limiti del macchiettistico assegnato alla madre del presidente. Si resta in ogni caso nella pura aneddotica, utile magari a sollazzare le chiacchiere petulanti del gossip dell’epoca, ma del tutto prive di interesse al giorno d’oggi.
A conti fatti del film rimane solo l’ottima interpretazione di un cast inappuntabile. Ma per questo sarebbe bastato un radiodramma d’antan…

Info
Il trailer di A Royal Weekend su Youtube.
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