Il Quarto Stato

Il Quarto Stato

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Messosi in luce con Napola – I ragazzi del Reich (2004) e L’onda (2008), il regista tedesco Dennis Gansel riesce a fondere con Il Quarto Stato il piano spettacolare, perfettamente oliato e di grande impatto emotivo, con una detection dai contorni politici chiari, netti, vibranti come la denuncia dei poteri forti che, inesorabilmente, ne viene fuori.

Mosca: un giornalista contro il terrorismo di stato

La sua relazione è in crisi così come la sua vita, perciò il giornalista Paul Jensen vuole cambiare aria. Lascia Berlino e va a Mosca a lavorare per una rivista diretta dal suo mentore, Aleksej Onegin. Si occuperà di cronaca mondana, quella che riguarda i russi ricchi e famosi, e così riuscirà a riportare il giornale alla fama e alla popolarità di un tempo. Tutto sembra girare per il verso giusto; la sua vita somiglia a un fantasmagorico party finché non incontra la bella Katja e se ne innamora alla follia. Paul ha occhi solo per la misteriosa donna russa che lo convince a pubblicare sulla sua rivista un necrologio politicamente scomodo, un’azione che avrà delle conseguenze perché da quel momento una serie di eventi si susseguiranno nella vita di Paul. Vedrà morire la donna che ama in un attacco dinamitardo, successivamente verrà accusato di fiancheggiare il terrorismo e finirà in una prigione russa dove conoscerà l’inferno. Quando finalmente Onegin, usando la sua influenza, riesce a farlo rilasciare Paul pensa di essere salvo. Ma ha sottovalutato i suoi veri nemici… [sinossi]

Vi è indubbiamente una considerevole dose di masochismo, nel fermarsi a riflettere su quanto possa essere limitato e volendo anche miope, in Italia, il settore della distribuzione cinematografica. Eppure in certi casi è quasi impossibile rinunciare a simili considerazioni. Grazie al Trieste Film Festival abbiamo infatti recuperato, tra i diversi eventi speciali, un thriller a sfondo politico che per la qualità dello script e per il ritmo incalzante sovrasterebbe di gran lunga molti altri film di genere, provenienti magari dagli States, che vengono regolarmente distribuiti in sala; soltanto che ad averlo diretto non è un americano, bensì quel giovane regista tedesco, Dennis Gansel, che si era già messo in luce con Napola – I ragazzi del Reich (2004) e L’onda (2008). Di un simile talento, senz’altro precoce ma già ben formato, ci aveva in precedenza colpito la capacità di sviluppare trame ricche, corpose, ricamate a ridosso di temi socialmente rilevanti, con un linguaggio cinematografico fresco, eclettico e per niente superficiale, in grado quindi di avvicinare un pubblico più ampio a storie di un certo spessore. Sono doti non così comuni. E le abbiamo ritrovate, in dosi persino più elevate, anche in questo magnifico lungometraggio, Il Quarto Stato (Die Vierte Macht, 2012).

Ne è protagonista un giornalista tedesco di origini russe, interpretato con la consueta intensità da Moritz Bleibtreu, che dopo esser stato richiamato a Mosca per lavoro si ritrova a passare, nel giro di breve, dai servizi di gossip e da una vita sostanzialmente frivola alle indagini su alcuni sanguinosi attentati, attribuiti come sempre ai separatisti ceceni. Ma Paul, il protagonista, non ci metterà molto a capire che dietro ci sono elementi dei servizi segreti o di altre organizzazioni militari e di polizia; personaggi spietati i cui mandanti sono i vertici stessi dello stato russo, interessati peraltro a mettere a tacere qualsiasi forma di dissidenza, compresa quella dei giornalisti interessati a scoprire la verità. Ciò che ne scaturisce, lo si sarà già intuito, è un ritratto straordinariamente fosco, livido, amaro, della Russia di oggi, soggiogata dalla brama di potere e dalla politica spregiudicata che hanno caratterizzato, sin dagli inizi, tanto l’ascesa di Putin che quella degli oligarchi suoi sodali ed epigoni; espressione in ogni caso di un apparato cinico, corrotto, disposto a tutto pur di difendere i propri interessi, si tratti pure di commissionare crimini feroci e spregevoli. Come sopprimere per strada qualche intellettuale scomodo o organizzare cruenti attentati ai danni del proprio popolo per attribuirli poi ai ceceni. Una valvola di sfogo, questa, concepita sia per dirottare l’attenzione generale verso un nuovo nemico, coprendo così le proprie magagne, sia per giustificare una progressiva riduzione delle libertà democratiche. Un po’ come l’undici settembre americano, a ben vedere. E per essersi avvicinato troppo a queste verità, il giovane Paul vivrà un’avventura incredibile e piena di morti innocenti, tra esplosioni nella metropolitana e misteri di famiglia, tra scampoli di “educazione siberiana” in carceri sovraffollate nonché dirette da laidi aguzzini e tentativi coraggiosi di esprimere dissenso verso il regime.

Ecco quindi il segreto della notevolissima riuscita del film: aver fuso il piano spettacolare, perfettamente oliato e di grande impatto emotivo, con una detection dai contorni politici chiari, netti, vibranti come la denuncia dei poteri forti che, inesorabilmente, ne viene fuori. Già, perché evidente è il sostrato cui Dennis Gansel ha attinto a mani basse, sin dal prologo che allude agli attentati esplosivi avvenuti a Mosca verso la fine degli anni ’90, con tutti quei morti attribuiti agli estremisti del Caucaso per giustificare (e il primo a trarne giovamento fu Eltsin, il cui potere già vacillava) l’aggressione imperialista alle genti della Cecenia, mentre indagini indipendenti hanno saputo ricondurre tali attacchi a ipotesi ben più sconcertanti, di sicuro assai torbide… E chi ha cercato una verità diversa da quella ufficiale ha fatto spesso una brutta fine. Come gli eroici Aleksandr Val’terovic Litvinenko e Anna Politkovskaja, voci fuori dal coro eliminate da una repressione di stato, che di scrupoli non se ne è mai fatti troppi: per chi volesse saperne di più su tali retroscena, si consiglia la visione di Rebellion, l’accuratissimo film inchiesta realizzato nel 2007 dai documentaristi russi Andrej Nekrasov e Olga Konskaya.

Tornando sul piano della fiction, c’è da dire che ne Il Quarto Stato un materiale narrativo così incandescente si sposa alla perfezione col carattere ansiogeno di un plot adrenalinico, in cui ricorrono ossessivamente piccoli e grandi misteri, rimozioni, tensioni agorafobiche legate alle location, ulteriori motivi di turbamento riconducibili ai rapporti famigliari irrisolti del protagonista. E se abbiamo già avuto modo di elogiare la performance sofferta e partecipe di Moritz Bleibtreu, tutto il cast (che comprende tra gli altri Kasia Smutniak e il grande Rade Serbedzija) ha contribuito ottimamente alla costruzione di un’atmosfera costantemente tesa, foriera di spaesamento e di insicurezze profonde.

Info
Il trailer originale de Il Quarto Stato.
Il Quarto Stato sul canale Film su YouTube.
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