Educazione siberiana

Educazione siberiana

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Educazione siberiana è un classico racconto di formazione che si giova del particolare scenario offerto dal libro per suscitare emozioni vivide, violente, profonde, impresse sullo schermo attraverso il doppio registro costituito da un forte sentimentalismo e dalle caratterizzazioni più aspre, sanguigne, che l’ambiente descritto si tira dietro.

Romanzo criminale russo

Nel sud della Russia, in una città divenuta una specie di ghetto per criminali di varie etnie, due bambini di 10 anni, Kolima e Gagarin, crescono insieme, amici per la pelle. L’educazione che viene impartita è piuttosto particolare: il furto, la rapina, l’uso delle armi. Il loro clan ha delle regole precise, una specie di codice d’onore, a volte persino condivisibile, che non va tradito per nessun motivo. Ma il tempo passa, i due ragazzi crescono mentre il mondo intorno a loro cambia radicalmente… [sinossi]

Educazione siberiana è un romanzo criminale alla russa, ma l’accostamento con il film di Placido potrebbe risultare fuorviante, per almeno due ragioni. Primo, perché di base vi è un materiale narrativo ben più solido, intenso e stratificato, ovvero l’omonimo sconvolgente romanzo pubblicato da Nicolai Lilin, scrittore russo naturalizzato italiano. Secondo, perché pur con un linguaggio cinematografico eclettico e mutevole il punto di riferimento più calzante sembra essere, per Salvatores, l’epos di Sergio Leone. Con risultati di certo non agli stessi livelli, ma con qualche bella intuizione visiva.
Lo abbiamo scherzosamente ribattezzato romanzo criminale russo, ma forse sarebbe più corretto definirlo sovietico. E post-sovietico insieme. Già, perché il racconto creato da Lilin e portato sullo schermo da Gabriele Salvatores, con il contributo fondamentale di Sandro Petraglia e Stefano Rulli allo script, si staglia al confine tra due epoche storiche ben definite, aventi quale spartiacque il crollo dell’impero sovietico. Educazione siberiana è in fondo un classico racconto di formazione, che si giova del particolare scenario offerto dal libro per suscitare emozioni vivide, violente, profonde, impresse dal regista sullo schermo attraverso il doppio registro costituito da un forte sentimentalismo e dalle caratterizzazioni più aspre, sanguigne, che l’ambiente descritto si tira dietro; i co-protagonisti Kolima e Gagarin (impersonati dai giovani attori lituani Arnas Fedaravičius e Vilius Tumalavičius, volti scelti decisamente bene e adattissimi ai rispettivi ruoli, per un’opera che ha nella sua dimensione internazionale uno dei punti di forza) vedono la loro amicizia crescere e poi spezzarsi in un contesto atipico, reso estremo dalla loro stessa provenienza. Il libro di Lilin e il film di Salvatores hanno infatti quale sfondo la comunità di criminali frazionata in clan (tra cui, per l’appunto, lo spietato clan siberiano) che si era creata molto tempo prima, in seguito alle deportazioni staliniane, in un angolo sperduto dell’immenso territorio russo (nel film la collocazione geografica è accennata in maniera più vaga, ma i conoscitori del romanzo possono ricondurla a una zona dell’attuale Moldova, la Transnistria, dalle vicende politiche assai travagliate).

In questo “classicismo” costellato di notazioni pittoresche, talvolta un po’ stranianti, le parti più riuscite sono senz’altro quelle relative all’iniziazione al crimine e alla violenza dentro la comunità siberiana, un percorso di crescita feroce ma con tante regole da rispettare cui Kolima (in qualche modo l’alter ego dell’autore Nicolai Lilin) e altri coetanei vengono sottoposti da parte dei più anziani, sui quali spicca la figura carismatica di Nonno Kuzja, alias John Malkovich; ed è questa un’educazione realmente da brividi, nel mescolare pratiche spietate col rispetto di quei princìpi, che mettendo brutalmente in discussione l’autorità costituita (e la polizia che la rappresenta) non trascurano invece di coltivare la dimensione collettiva, il senso di unione tra gli ultimi della società.
Se l’aura mitica che circonda la figura incarnata da John Malkovich, sguardo penetrante e discorsi in cui ogni parola pesa quanto un mattone, al pari del tatuatore Ink ovvero Peter Stormare, quasi altrettanto bravo a irrobustire un personaggio la cui passione artistica si alterna a fredde esecuzioni sommarie, è foriera di scene che restano particolarmente impresse, tutta la parte relativa all’adolescenza dei protagonisti può dirsi riuscita. Salvatores, anche in fase di montaggio, accelera e stabilizza di continuo il passo di un racconto che ingloba con una certa voracità quella tragedia in riva al fiume, espressa con rara potenza di immagini, gli scontri tra bande riportati sullo schermo esaltando la fisicità e la sensorialità dell’azione, per arrivare ai momenti più delicati e quasi sognanti rapportati in genere all’eterea figura di Xenja (e cioè l’incantevole Eleanor Tomlinson, qui leggiadra maschera di incoscienza), praticamente un’Ofelia persa nei meandri della provincia russa.
Dov’è allora che Educazione siberiana sbanda paurosamente? A prescindere da un doppiaggio che in certi momenti è più criminale delle vite dei criminali stessi, l’impressione assai sgradevole è che l’epica del racconto, alla faccia delle sequenze più riuscite che occhieggiano al cinema di Leone, sia stata eccessivamente compressa. A risentirne di più, nel continuo alternarsi di passato e presente, è proprio la parte ambientata nell’epoca a noi più vicina, coi protagonisti che trovano il modo di risolvere il loro contenzioso personale, sullo sfondo della Cecenia invasa dalle truppe della neonata federazione russa. Troppo fiacco l’epilogo, quindi, ma anche quei segmenti collocati con ben altro vigore nel periodo sovietico (notevole, peraltro, la colonna sonora in cui il lavoro di Mauro Pagani si sposa felicemente con una strepitosa selezione di altri pezzi) risentono a tratti di una discontinuità stilistica e narrativa, per cui ci si innamora di certi personaggi e situazioni, affrontando poi altri snodi narrativi quasi distrattamente e con poco slancio. Davvero un peccato. Perché allungando la durata del film e offrendo al tutto maggior respiro, poteva uscirne fuori una pellicola dall’impatto emotivo decisamente più forte.
Info
Il trailer di Educazione siberiana.
Educazione siberiana sul canale YouTube Movies.
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