L’uomo con i pugni di ferro

L’uomo con i pugni di ferro

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A poco servono le citazioni, gli omaggi, i riferimenti alla tradizione dei gongfupian e wuxiapian, alla leggerezza ed eleganza delle evoluzioni degli attori/artisti hongkonghesi e cinesi: L’uomo con i pugni di ferro ha il solo merito di rendere ancor più evidente il talento di Tarantino, unico regista in grado di plasmare materiale altrui, di rielaborare pellicole del passato, capolavori o semplici e preziosi dettagli di pellicole dimenticate.

L’allievo frettoloso e l’inarrivabile maestro

Un fabbro americano si rifugia in un villaggio della Cina, sognando una nuova vita con una concubina. Sarà presto costretto, con l’aiuto di un maestro di kung-fu e di uno straniero molto abile con coltello e pistola, a difendere se stesso e l’intero villaggio… [sinossi]
Aiyo, I wanna dedicate this song right here to O-Ren Ishii
Half Chinese/Half Japane-see, Half American and yo
Oh what a specie, a feminine perfection…
Ode to Oren Ishii – RZA

Nella settimana della Festa del Cinema, che porterà il pubblico nelle sale per tre euro [1], si intrecciano varie suggestioni: pellicole spudoratamente e fiaccamente derivative e vere e proprie gemme che sbarcano nel Bel Paese per puro miracolo. I titoli imperdibili sono No – I giorni dell’arcobaleno di Pablo Larraín, Anime nella nebbia di Sergei Loznitsa, Confessions di Tetsuya Nakashima e The Parade – La sfilata di Srdjan Dragojevic, ma vale la pena dare fiducia anche a Bellas mariposas di Salvatore Mereu e prendersi più di un rischio con l’odiato/amato Post Tenebras Lux di Carlos Reygadas.

In questo tripudio di celluloide trovano posto due film che si muovono in direzione opposta, mettendo a nudo tutti gli attuali limiti delle produzioni da box office a stelle e strisce: La casa di Fede Alvarez, remake diligente ma sostanzialmente deludente, e il sovraccarico L’uomo con i pugni di ferro di RZA, aka Robert Fitzgerald Diggs. Due esordi, due repliche sbiadite dello stile e della poetica dei rispettivi padrini e numi tutelari Sam Raimi e Quentin Tarantino.

La prima avventura dietro la macchina da presa del rapper, produttore discografico e attivista RZA [2] non riesce a uscire dalla dimensione alla lunga stucchevole del giocattolone, dello spaccatutto esteticamente accurato ma narrativamente impalpabile. I campioni di RZA, e in primis il personaggio che interpreta, sono meri involucri, ammassi più o meno muscolosi di carne da combattimento e da macello. E a poco servono le citazioni, gli omaggi, i riferimenti alla tradizione dei gongfupian e wuxiapian, alla leggerezza ed eleganza delle evoluzioni degli attori/artisti hongkonghesi e cinesi: L’uomo con i pugni di ferro ha il solo merito di rendere ancor più evidente il talento di Tarantino, unico regista in grado di plasmare materiale altrui, di rielaborare pellicole del passato, capolavori o semplici e preziosi dettagli di pellicole dimenticate. Esemplare, in questo senso, l’abisso storico/culturale che separa Blacksmith/RZA da Django/Jamie Foxx (Django Unchained): nel calderone della sceneggiatura scritta a quattro mani da RZA ed Eli Roth [3] personaggi ed eventi sembrano finire alla rinfusa, per accumulo, meccanicamente. La schiavitù, l’amore impossibile, la redenzione, lo straniero misterioso e tutto quel che segue sono sacrificati sull’altare delle coreografie di Corey Yuen, sostenute dall’utilizzo del digitale.

Non è certamente tutto da buttare, alcune sequenze funzionano e la confezione tecnico-artistica, tranne qualche effetto grafico, è più che apprezzabile. Insomma, ci si può tranquillamente divertire, sorvolando sulla poca espressività di RZA/Blacksmith e aggrappandosi alla performance oltremodo rilassata di un debordante Russell Crowe. A essere davvero poco convincente è l’idea di cinema che regge tutto il progetto, il tentativo (impossibile?) di seguire le orme di Tarantino, senza possedere però la medesima conoscenza pratica e teorica del linguaggio cinematografico. Forse nella settimana della Festa del Cinema stiamo pretendendo troppo…

NOTE
1.
Dal 9 al 16 maggio: 3 euro a biglietto, che diventano 5 per le proiezioni in 3D.
2. Sua la coinvolgente Ode to Oren Ishii di Kill Bill – Volume 1. Tra le colonne sonore, il fiore all’occhiello è Ghost Dog – Il codice del samurai (1999) di Jim Jarmusch.
3. Roth è il regista di Cabin Fever e del dittico Hostel e Hostel: Part II, ma preferiamo ricordarlo per il suo ruolo di battitore in Bastardi senza gloria.
INFO
L’uomo con i pugni di ferro su facebook.
L’uomo con i pugni di ferro sul sito della Universal.
Il trailer italiano de L’uomo con i pugni di ferro.
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