Cannes 2013 – Tutto il Festival minuto per minuto

Cannes 2013 – Tutto il Festival minuto per minuto

Si aprono le danze al Festival di Cannes 2013 e, immancabilmente, (ri)parte anche il “minuto per minuto”: ogni giorno vi proporremo pillole, frammenti di Croisette, annotazioni e appunti in ordine sparso, con la speranza di riuscire a restituirvi almeno in parte gli accadimenti del più chiacchierato evento cinematografico al mondo…

 

Domenica 26 maggio | Cannes 2013
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21.30
Reduci da un viaggio a dir poco sfortunato (e interminabile), aggiorniamo e chiudiamo la nostra cronaca dalla Croisette con i premi del Festival di Cannes 2013. Non che la notizia sia fresca fresca, ma vale come promemoria.
Palme d’or: La vie d’Adèle di Abdellatif Kechiche.
Grand Prix: Inside Llewyn Davis di Ethan Coen e Joel Coen.
Prix de la mise en scène: Amat Escalante per Heli.
Prix du scénario: Jia Zhangke per A Touch of Sin.
Prix d’interprétation féminine: Bérénice Bejo per Le Passé di Asghar Farhadi.
Prix d’interprétation masculine: Bruce Dern per Nebraska di Alexander Payne.
Prix du Jury: Like Father, Like Son di Hirokazu Kore-eda
Prix Vulcain de l’Artiste-Technicien: Grigris di Mahamat-Saleh Haroun.
Insomma, è andata bene. Ora un po’ di meritato riposo. [e.a.]

 

Sabato 25 maggio | Cannes 2013
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20.07
Prime soddisfazioni dagli annunci dei premi delle sezioni collaterali. Lo splendido e doloroso L’image manquante di Rithy Panh trionfa in Un Certain Regard. Il regista cambogiano ha dedicato la sua vittoria a Jafar Panahi. Emozioni. [r.m.]

16.22
Gli ultimi fuochi sulla Croisette si stanno via via affievolendo, anche se lo spegnimento completo è previsto solo per domani sera, dopo la proclamazione dei vincitori. A tal proposito, proviamo a fare un piccolo excursus tra probabili vincitori e vinti. Per la Palma d’Oro i favoriti sembrano essere La vie d’Adèle di Abdellatif Kechiche e La Vénus à la fourrure di Roman Polanski, giubilato dalla stampa dopo la proiezione di qualche ora fa. Volendo allargare la rosa dei palmabili si potrebbero fare i nomi di Hirokazu Kore-eda, James Gray, Jia Zhang-ke, dei fratelli Coen e anche del “nostro” Paolo Sorrentino. Per quanto riguarda Nebraska di Alexander Payne, da più parti salutato come una mezza specie di capolavoro, la nostra speranza è che Steven Spielberg e la sua giuria non si facciano prendere la mano da quello che è un buon prodotto pseudo-indie e poco più. Con ogni probabilità fuori dalla gara, purtroppo, il clamoroso Jim Jarmusch di Only Lovers Left Alive e il sottostimato Only God Forgives di Nicolas Winding Refn. Per gli attori la faccenda si fa più complessa: tra gli uomini impossibile non ipotizzare una corsa a quattro fra Michael Douglas (strafavorito) per la sua interpretazione di Liberace in Behind the Candelabra di Steven Soderbergh, Ali Mosaffa per Le passé di Asghar Farhadi, Mathieu Amalric per il film di Polanski e Joaquin Phoenix per quello di James Gray. Tra le donne si profila una guerra intestina tutta francese: sugli scudi, infatti, Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux per il film di Kechiche, Emmanuelle Seigner per quello di Polanski e Marion Cotillard per quello di Gray. Più improbabile, ma non da escludere a priori, anche un riconoscimento a Marine Vacth per il suo ruolo in Jeune et jolie di François Ozon. L’unico premio su cui appare impossibile discutere, invece, è quello relativo al miglior animale in scena: vince infatti per distacco lo splendido gattone rosso di Inside Llewyn Davis di Ethan e Joel Coen… [r.m.]

14.30
Cannes sta finendo / e un anno se ne va / sto diventando vecchio / lo sai che non mi va / In sala stampa di M&M’s / non ce ne sono più / è il solito rituale / ma ora manchi tu uh uh uh… Sarà domani l’ultimo giorno della 66a edizione del Festival di Cannes, tra repliche e premi, ma sulla Croisette già si susseguono le partenze e i saluti. C’è una tribù festivaliera che si muove da una kermesse all’altra e alla lunga si creano legami, amicizie. Nei piccoli ritagli di tempo (pochi, davvero pochi), i festival regalano frammenti che ci riportano indietro nel tempo, tra gli affollati ombrelloni di una spiaggia o in una memorabile gita scolastica. Buon viaggio e al prossimo festival. Lacrimuccia. [e.a.]

11.56
Visto che siamo rimasti fuori alla proiezione stampa del film di chiusura Zulu, vi aggiorniamo quantomeno sull’ultimo film del concorso, La Vénus à la fourrure di Roman Polanski. Tratto dalla pièce teatrale che David Ives ha desunto dal romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, è una commedia a due voci: straordinari interpreti Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric, impegnato in una sorta di alter ego del grande regista polacco. Applausi scroscianti al termine della proiezione: influenzeranno la giuria? [r.m.]

 

Venerdì 24 maggio | Cannes 2013
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23.59
La pessima abitudine di questa edizione del festival pare essere quella di fischiare sonoramente tutti i film che non sono immediatamente comprensibili. Anche Only Lovers Left Alive di Jim Jarmusch è andato incontro alla medesima sorte: peccato, perché in realtà si tratta di un’opera dolente, ironica, a tratti spassosa, coraggiosa e in grado di riflettere sulla miseria della contemporaneità e sulla caducità del Tempo. Colonna sonora clamorosa. Al 99% rimarrà in ogni caso a bocca asciutta… [r.m.]

16.02
Di ritorno dall’Aioli (guarda il video), il tradizionale pranzo provenzale offerto dal sindaco di Cannes al popolo degli accreditati stampa, avremmo voglia di sdraiarci su un letto e lasciar perdere le miserie umane per qualche ora. Però torniamo seri per un momento, perché in Un Certain Regard è stato presentato Manuscripts Don’t Burn di Mohammad Rasoulof. Un dramma poliziesco arzigogolato sotto il profilo della struttura narrativa e che mette alla berlina la censura iraniana, con la doverosa durezza. Un’opera essenziale e importante, che rappresenta una delle poche voci nel deserto: e quella mancanza di titoli di coda, per non creare problemi a chi ha lavorato sul set, lascia un vuoto nel petto più di qualsiasi pistolotto morale… [r.m.]

13.15
Senza dubbio tra i titoli più attesi del concorso, The Immigrant di James Gray lascia un po’ l’amaro in bocca, lontano dallo splendore delle opere precedenti (il magnifico Two Lovers, ad esempio). Dal punto di vista estetico sembra mancare quella potenza visiva così étonnant. Superbo e tragico come sempre Joaquin Phoenix. [e.a.]

02.00
Rieccoci. Post visioni, post cena, post mortem. A poche ore dall’attesissimo film di James Gray, torniamo alla pellicola in concorso programmata in serata, Michael Kohlhaas di Arnaud des Pallières, regista parigino che ricordiamo a Venezia con Parc. La presenza magnetica di Mads Mikkelsen non salva purtroppo un film sostanzialmente debole, inutilmente dilatato nel ritmo narrativo e dall’apparato visivo diligente ma nulla più. Superflue, e quindi gettate al vento, le presenze di Bruno Ganz, Denis Lavant e Sergi Lopez. Tra i tappabuchi del concorso. [e.a.]

 

Giovedì 23 maggio | Cannes 2013
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16.00
Rimettiamo piede in sala stampa, dopo le preziose quattro ore di Lav Diaz, per spendere due righe sul primo film della giornata, Nebraska di Alexander Payne. In concorso e quasi sicuramente in corsa per un premio, il film statunitense si piazza nella parte alta della classifica: ottimo cast (Bruce Dern su tutti), seducente bianco e nero, divertente, rassicurante. Ecco, rassicurante, la parola chiave che spesso porta dritti dritti a un premio (troppo) importante. Visione consigliata, ma i titoli memorabili sono altri. [e.a.]

15.51
“All We Need is Lav!”. Questa, parafrasando i Beatles, è la prima riflessione che scaturisce dalla visione di Norte, the End of History, il nuovo film di Lav Diaz presentato all’interno di Un Certain Regard (guarda il video). Quattro ore e dieci, una durata persino breve per un cineasta abituato a misurarsi con mastodonti di sette, otto, undici ore, in cui Diaz ragiona una volta di più sulla disgregazione sociale dell’arcipelago filippino, portando alle estreme conseguenze il discorso sempre intrapreso nel suo cinema sul fallimento della postura intellettuale e sulle iniquità di una nazione frammentata, frastgliata, inafferrabile e decaduta. Immenso. [r.m.]

 

Mercoledì 22 maggio | Cannes 2013
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23.59
La giornata cinematografica si è conclusa con la visione di La vie d’Adèle, quinto lungometraggio per il regista francese di origine tunisina Abdellatif Kechiche. In tre ore come al solito dense e dilatate, Kechiche racconta circa otto anni di vita della giovane Adèle, gran parte dei quali trascorsi nella storia d’amore che la lega a Emma, una pittrice. Un’opera mastodontica eppure minimale, intima, che incolla la macchina da presa sul volto della semisconosciuta e bravissima Adèle Exarchopoulos (accompagnata nell’avventura dalla sempre eccellente Léa Seydoux), per la quale sarebbe lecito aspettarsi un riconoscimento da parte della giuria. Ma anche nella corsa alla Palma d’Oro La vie d’Adèle non parte certo svantaggiato… [r.m.]

13.54
Durante un festival impegnativo come quello di Cannes può anche capitare di entrare in sala pensando di vedere un documentario e di trovarsi di fronte a un purissimo esempio di film televisivo. Ci è successo oggi con Muhammad Ali’s Greatest Fight di Stephen Frears, prodotto HBO che immaginavamo costruito attraverso materiale di archivio e invece si rivela la messa in scena fittizia delle discussioni in seno alla corte suprema riguardo l’incarcerazione o meno del mitico pugile in seguito al suo rifiuto di arruolarsi per la guerra del Vietnam. Sentimenti progressisti, una sceneggiatura iper-scritta, attori di primo livello (Christopher Plummer, Frank Langella, Danny Glover, Ed Begley Jr.), per un onesto prodotto televisivo senza particolari velleità. Classico tv-movie d’impegno, con un’oncia di classe in più degli altri. [r.m.]

10.30
Dopo il successo ottenuto con Drive, Nicolas Winding Refn torna in concorso sulla Croisette con Only God Forgives, sempre accompagnato dal protagonista Ryan Gosling. Un’opera essenziale, coraggiosamente ellittica, dove la violenza estrema trova un contrappunto stordente in una messa in scena rarefatta, elegante e dominata dalla bicromia rosso/blu. Il regista danese si conferma uno dei talenti più cristallini del cinema contemporaneo, con un film che corre il rischio di essere incompreso da buona parte della critica. I tristi fischi alla proiezione mattutina sembrano purtroppo confermare questa impressione. [r.m.]

01.43
Per parlare di Grigris di Mahamat Saleh-Haroun ce la siamo presa un po’ comoda, è vero, e la colpa non è solo della cena che ci siamo concessi in uno dei ristorantini su Rue Menaydier. La verità è che era lecito aspettarsi molto di più dal regista del Ciad: Grigris è un film piuttosto comodo, anche consolatorio nella sua messa in scena abbastanza prevedibile del cosiddetto “terzo mondo”. Si riscatta parzialmente con un finale ironico e inaspettato, ma nel complesso non può non essere considerata un’occasione sprecata. [r.m.]

 

Martedì 21 maggio | Cannes 2013
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15.58
Les salauds, presentato in Un Certain Regard, non mette in mostra la Claire Denis più in forma, ma conferma l’importanza di una regista ancora scandalosamente sconosciuta da buona parte del pubblico italiano. Storia di vendette private, famiglie rovinate e dissoluzione morale, Les salauds si avvale delle interpretazioni di Vincent Lindon, Chiara Mastroianni, Michel Subor, Lola Créton, Grégoire Colin, Alex Descas e (in un ruolo minore) del maestro del cinema lituano Sharunas Bartas. Peccato per una sceneggiatura fin troppo scritta, che a lungo andare finisce per soffocare in parte l’innegabile estro visivo della Denis. Sui titoli di coda irrompe Put Your Love on Me degli Hot Chocolate nella versione dei Tindersticks, anche autori della colonna sonora. [r.m.]

14.00
Lunga vita al cinema canadese. Sarah préfère la course dell’esordiente Chloé Robichaud, presentato nella sezione Un Certain Regard, non sarà un capolavoro ma possiede freschezza di sguardo e la giusta innocenza (e anche un po’ di comprensibile ingenuità) di una cineasta di venticinque anni. Insomma, giovani autori crescono. E anche giovani attori: la protagonista Sophie Desmarais, Jean-Sébastien Courchesne (Antoine) e Geneviève Boivin-Roussy (Zoey). Nel Bel Paese arriva pochissimo della cinematografia canadese: davvero un peccato. [e.a.]

10.39
“Mr. Sandman bring us a dream / Give him a pair of eyes with a come-hither gleam / Give him a lonely heart like Pagliacci / and lots of wavy hair like Liberace”, cantavano le Chordettes in Mr. Sandman. E proprio il “glitter man” Liberace è il protagonista di Behind the Candelabra, biopic diretto da Steven Soderbergh che ha aperto la mattinata al Grand Théâtre Lumière. Un prodotto HBO onesto, interessante e affidato alle cure di due attori di calibro come Michael Douglas e Matt Damon. Forse sarebbe stato più adatto inserirlo nel fuori concorso, e non in corsa per la Palma d’Oro… [r.m.]

00.55
Eccoci finalmente davanti a un pc. Torniamo alla giornata appena conclusa per un paio di annotazioni. Un château en Italie di Valeria Bruni Tedeschi è una commediola spennellata di esile autorialità, un pesce fuor d’acqua nel concorso. Attori bravi ma col pilota automatico (il paradigma è Louis Garrel) e film che scivola via dopo poche ore. Di tutt’altra pasta l’ambizioso (poteva essere altrimenti?) La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ritratto abbacinante e impietoso della Roma odierna, di un Paese in caduta libera. Roma sontuosa. Idem Toni Servillo. Dopo un incipit folgorante il film vive momenti di stanca, non tutto funziona, ma il giudizio complessivo è più che positivo. A breve la recensione… [e.a.]

 

Lunedì 20 maggio | Cannes 2013
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17.00
Come già scritto un paio d’ore fa, la giornata è talmente intensa da rendere arduo l’aggiornamento del minuto per minuto. Questa mattina l’abbiamo passata con due dei più grandi registi orientali della contemporaneità, Takashi Miike e Johnnie To. Il primo ha presentato in concorso Shield of Straw, un cupissimo action che mette alla berlina l’idea stessa di giustizia in Giappone; ostico, fuori dagli schemi, è stato accolto con assurde bordate di fischi da una stampa probabilmente poco propensa di primo mattino ad accettare l’eversione visiva… Blind Detective di Johnnie To mostra invece il volto più divertito del regista honkonghese: una storia dai contorni a dir poco foschi diventa la scusa per mettere in scena una screwball comedy, farsa sentimentale che non disdegna il demenziale. Non rientra tra i capolavori di To, ma è molto divertente. La vera sorpresa del giorno è però As I Lay Dying, nuova incursione alla regia di James Franco: tratto da un romanzo di Faulkner, il film è un’Odissea nell’America rurale degli anni Trenta, con una famiglia di contadini disposta ad affrontare ogni avversità per poter seppellire la madre. Teso, recitato in maniera eccellente, scritto con cura e diretto con sapienza, è la conferma del talento di Franco, una delle menti meno allineate della nuova generazione hollywoodiana… [r.m.]

14.45
Oggi giornata campale per il minuto per minuto, stritolato da un programma fittissimo che ci tiene lontani dai computer e dalla sala stampa. Partiamo dall’ultima visione, Blood Ties di Guillaume Canet, cocco di casa che tenta l’avventura in terra americana. Fortunatamente non è solo: a parte il cast lussuoso (Clive Owen, Billy Crudup, Zoe Saldana, Mila Kunis, Marion Cotillard, James Caan, Matthias Schoenaerts…), Canet può contare sulla compagnia e sulla penna di James Gray. Il film è (im)perfetto per il fuori concorso, con le sue star, l’ambizione internazionale e questa patina di autorialità che avvolge un prodotto di genere. Già tutto visto e stravisto, non esente da pecche, ma in fin dei conti godibile. A tra poco per altri aggiornamenti… [e.a.]

 

Domenica 19 maggio | Cannes 2013
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19.03
All’ora di pranzo ci siamo rinchiusi – insieme a un eseguo numero di colleghi – nella Salle Buñuel per assistere alla proiezione stampa di Monsoon Shootout, opera d’esordio del regista indiano Amit Kumar presentata tra le Séances de minuit. Un poliziesco cupo, che ama giocare – non sempre riuscendoci – con lo spazio-tempo, in una sorta di versione noir di Sliding Doors. Nulla di epocale, ma qua e là qualcosa di interessante è stato possibile rintracciarlo. Produce, tra gli altri, Anurag Kashyap. [r.m.]

17.10
Prosegue il doveroso “ripasso” di storia del sud-est asiatico. Dopo L’image manquante di Rithy Panh, ci siamo immersi nella drammatica ricostruzione della marcia di Bataan (detta marcia della morte). Il regista filippino Adolfo Alix Jr. opta per una messa in scena platealmente teatrale, con fondali stilizzati, corsi d’acqua rappresentati da teloni di plastica e performance recitative marcate: Death March, presentato nella sezione Un Certain Regard e prodotto anche con soldi giapponesi (i cattivi), è uno dei tanti film che meriterebbero una giusta visibilità. Non sarà così. [e.a.]

16.43
Il week-end continua a creare problemi di ingresso nelle sale. Alla proiezione stampa di Blood Ties di Guillaume Canet è rimasta fuori anche una parte degli accrediti “rose” (la scala gerarchica di Cannes è dominata per quanto riguarda la stampa dagli accrediti “blanche”, seguiti da “pastillée”, “rose”, “bleue” e “jaune”). Si cercherà di recuperarlo domani mattina, nonostante sia in concomitanza con il nuovo film di Johnnie To… [r.m.]

13.20
Finalmente un po’ di sole. Partiamo dal film in concorso presentato alla stampa alle 8.30, l’oggetto strano Borgman, scritto e diretto da Alex van Warmerdam (The Last Days of Emma Blank). Dal ritmo compassato e dagli snodi volutamente criptici, il film ci mette di fronte alla sistematica eliminazione della borghesia e della famiglia. Un po’ troppo comodo. Discorso diametralmente opposto, in quanto a chiarezza espositiva e d’intenti, per il documentario L’image manquante del cineasta cambogiano Rithy Panh (Duch, le maître des forges de l’enfer), che ripercorre gli anni tragici e oscuri dei Khmer Rossi, ragionando sulla rappresentazione della Storia, sulla memoria, sulle immagini. [e.a.]

01.54
Ebbene sì, ce l’abbiamo fatta. Dopo una giornata a base di pioggia e controlli asfissianti (avrete letto del pazzoide armato di pistola, vero? Questo ha comportato file interminabili per entrare al Palais e verifiche persino grottesche di borse, borsette, borsoni, zaini e via discorrendo), siamo entrati nella Salle Bazin per godere dell’ora e tre quarti nella quale si dipana la trama di Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen. Un sentito, divertente, tenero e spiazzante omaggio alla scena folk newyorchese di inizio anni Sessanta, con protagonista un eccellente Oscar Isaac nei panni del Llewyn Davis del titolo, dietro la cui storia si nasconde quella vera di Dave Van Ronk, misconosciuto (in Italia) folksinger. Ma al di là di ogni speculazione, il vero scarto nel film dei Coen lo dà lo strepitoso gattone rossiccio, vero e proprio co-protagonista. [r.m.]

 

Sabato 18 maggio | Cannes 2013
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20.25
Piove. Piove. Piove sul bagnato. Dopo una fila di un’ora, nascosti sotto una cupola multicolore e persino divertente di ombrelli, ci siamo confrontati con l’ovvio: programmare il film dei Coen Inside Llewyn Davis in sala Debussy non è stata una grande pensata (soprattutto con la proiezione di domani mattina in Lumière, Borgman di Alex van Warmerdam, titolo decisamente meno atteso). La seconda proiezione, alle 22.00 nella piccola sala Bazin, mieterà altre “vittime”. Piccole pecche organizzative. Capita anche a Cannes… [e.a.]

16.39
Cerchiamo di fare un breve riassunto della giornata, visto che stamattina non siamo riusciti ad aggiornarvi. Alle 8.30 è stato proiettato per la stampa Jimmy P., l’atteso film “americano” di Arnaud Desplechin, con protagonisti Benicio Del Toro nella parte di un nativo tornato con problemi psicofisici dalla Seconda Guerra Mondiale e Mathieu Amalric in quella dell’antropologo ugro-francese trapiantato oltreoceano che lo cura all’interno di un ospedale militare del Kansas. Un’opera ben scritta, diretta con eleganza e recitata al massimo dell’eccellenza, che pure al contrario dei precedenti film di Desplechin non raggiunge il cuore degli spettatori. Tutto sembra meno indispensabile del solito, e nonostante non si possa parlare di delusione era probabilmente lecito attendersi di più. Rimane perfettamente fedele alla propria idea di cinema invece Alejandro Jodorowsky, grande eretico e apolide del cinema mondiale che con La danza de la realidad approda alla Quinzaine de réalisateurs firmando una sorta di bizzarra autobiografia. Il primo film del regista cileno di nascita dopo ventitré anni di silenzio conferma, qualora qualcuno avesse avuto tempo di dimenticarsene, la ricchezza espressiva, rivoluzionaria, mai prona di un cinema che fa dell’eccesso il proprio tratto distintivo. Il ritorno dello psicomago. [r.m.]

16.20
Se amate la Aardman oggi ci invidierete davvero. Al marché lo stand di Studio Canal sfoggia una serie di action figures giganti della pecora Shaun. Una di quelle cose per cui ha un senso aver inventato i cellulari con fotocamera: altrimenti come si fa ad esser sempre pronti a immortalare gli incontri giusti? Ovviamente Shaun non è lì a caso: Studio Canal ha coprodotto assieme alla Aardman Animations un film per il cinema sulla serie tv della furbissima pecora. Scritto e diretto a quattro mani da Richard Starzak e Mark Burton, Shaun the Sheep movie è già pronto e in trattative (pare) per essere comprato da un distributore italiano. [v.n.]

 

Venerdì 17 maggio | Cannes 2013
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23.50
La Salle Debussy è stata scossa da singulti di sincera commozione sui titoli di coda di Like Father, Like Son, struggente dramma familiare di Hirokazu Kore-eda. Muovendosi su un terreno a lui congeniale, il regista nipponico ha posto la firma in calce a una delle sue opere migliori, in cui l’afflato melodrammatico si lega a un discorso sul Giappone contemporaneo mai banale né artificioso. Una visione che riconcilia con il cinema e, a suo modo, con la vita… [r.m.]

22.50
È proprio vero: la realtà supera spesso l’immaginazione, in questo caso sarebbe meglio dire la fiction. Ieri sera, poco dopo la presentazione ufficiale di The Bling Ring di Sofia Coppola, in cui una banda di ragazzi svaligia le ville delle star di Hollywood per poter sfoggiare gioielli e abiti firmati, sulla Croisette sono spariti preziosi per 1 milione di dollari. Ovviamente nulla si sa delle indagini ma il colpo, avvenuto in una camera del Novohotel, ha fatto piangere la maison Chopard, brand svizzera tra le più amate dai vip, nonché main sponsor del Festival. Peccato, in una kermesse dove per il momento non si sono viste gemme cinematografiche, i diamanti restavano l’unica cosa a brillare. [v.n.]

17.27
Scene degne di un film catastrofico anni Settanta all’Hotel Marriott, sede della Quinzaine des réalisateurs: mentre eravamo in fila in attesa di Ugly di Anurag Kashyap, la Croisette è stata investita da una tempesta di vento breve ma intensa, che ha spinto verso la strada un ombrellone posizionato sul balconcino al primo piano dell’Hotel. Noi ci siamo defilati di istinto, ma alcuni pezzi di metallo staccatisi dall’ombrellone sono volati addosso agli accreditati in fila, colpendo e ferendo lievemente alla testa una nostra amica e collega. Le forze dell’ordine hanno impiegato molti minuti in più del necessario per risolvere il problema e mettere in sicurezza l’ombrellone: una lungimiranza e una capacità di azione simili a quelle messe in mostra dalla polizia nel film di Kashyap. Un thriller a suo modo sardonico e crudele, interessante ma non esente da difetti e da lungaggini, soprattutto nella parte centrale. [r.m.]

13.04
Mentre in serata verrà presentato alla stampa l’atteso film di Hirokazu Kore-eda, tra poco ci sposteremo verso la sala della Quinzaine des réalisateurs per assistere alla proiezione di Ugly di Anurag Kashyap, storia di una bambina di dieci anni che scompare nel nulla a Mumbay. Dopo No Smoking, Dev.D, That Girl in Yellow Boots e il fluviale Gangs of Wasseypur il ritorno in scena di uno dei principali autori del cinema contemporaneo indiano. Vi sapremo dire… [r.m.]

11.50
È a tratti straziante il nuovo film di Asghar Farhadi, Le passé, presentato in concorso e impreziosito dalle performance attoriali di Ali Mosaffa, Bérénice Bejo e Tahar Rahim (senza dimenticare la promettente Pauline Burlet, il giovanissimo Elyes Aguis e in ruoli minori Babak Karimi e Sabrina Ouazani). Insomma, un film di attori e di scrittura, meno equilibrato del precedente Una separazione, soprattutto nella seconda parte. Farhadi si conferma regista talentuoso e rigoroso, acuto osservatore della quotidianità e della complessità dei rapporti umani. [e.a.]

 

Giovedì 16 maggio | Cannes 2013
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23.55
Overdose di glamour per il film d’apertura di Un Certain Regard. The Bling Ring di Sofia Coppola, preceduto dalla presentazione della giuria (due nomi su tutti, Ludivine Sagnier e Zhang Ziyi: guarda il video), ci catapulta nel nulla cosmico ma molto cool di un gruppo di giovanissimi svaligiatori di ville di star a stelle e strisce. Insomma, gente del calibro di Paris Hilton. Mica fuffa. Il film è godibile, ma decisamente esile. E la Coppola sembra ripiegarsi sempre di più su se stessa… [e.a.]

23.32
Il pomeriggio e la serata sono volati via tra una visione e l’altra (sempre intervallate dalla onnipresente pioggia, vera e propria nemica degli accreditati). Alle 16.30 in una Salle Debussy ingiustamente semivuota è stato proiettato A Touch of Sin, nuova incursione dietro la macchina da presa di Jia Zhang-ke. Al di là del titolo che richiama al cinema di King Hu, il film appare più che altro influenzato dalla produzione dell’Office Kitano: Jia si conferma uno dei più interessanti cineasti contemporanei, e firma uno spaccato volutamente frammentario della geografia umana e politica nella Cina odierna. Violento, doloroso, spietato e a tratti persino vagamente onirico, A Touch of Sin è un’opera che lascia il segno. Una rarità, finora, in questo festival… [r.m.]

11.45
Applausi, anche se non fragorosi, per Jeune et Jolie del bravo (e furbo) François Ozon. Il film è impreziosito dalla protagonista Marine Vacth, modella e attrice che si cala con disinvoltura nei panni della diciassettenne Isabelle, ragazza di buona famiglia e dalla doppia vita. Gradevole, scorrevole, ma nulla più di un giocattolino ben rifinito. Con Ozon capita spesso. [e.a.]

11.31
Doveva succedere, ed è successo praticamente subito. Siamo stati i primi accrediti stampa della nostra fila a non entrare a The Bling Ring di Sofia Coppola; recupereremo il film nel corso del pomeriggio, ma vedersi chiudere davanti gli ingressi è sempre una piccola ferita… [r.m.]

7.30
Piove. Che noia. A parte le questioni meteo, la giornata ci offre due film del concorso: Jeune & Jolie di François Ozon e A Touch of Sin di Jia Zhang-ke. Per Un Certain Regard apre le danze l’atteso The Bling Ring di Sofia Coppola. A plus tard… [e.a.]

 

Mercoledì 15 maggio | Cannes 2013
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23.59
Il primo film presentato in concorso è Heli di Amat Escalante, cineasta messicano già noto per Sangre e Los bastardos, storia di ordinaria barbarie in una zona della nazione governata dai narcotrafficanti. Alcune idee interessanti, ma nel complesso un’operazione che lascia molti dubbi, soprattutto per via di alcune scelte estetiche e narrative francamente superflue e utilizzate più che altro per scioccare gli spettatori. Come da tradizione negli ultimi anni, una partenza del concorso in sordina. [r.m.]

17.05
La notizia del giorno è che al marché sarà presentato anche il documentario di David Lynch sui Duran Duran. Nonostante il nostro accredito stampa, cercheremo di partecipare a una delle proiezioni con tutti i mezzi leciti (e non…). [r.m.]

15.20
Lasciato decantare per qualche ora, il giudizio su The Great Gatsby di Baz Luhrmann, fastosa apertura della sessantaseiesima edizione del Festival di Cannes, non cambia: si potrebbe sintetizzare con un banale “bello ma deludente”. Non manca nulla, abbonda lo sfarzo e il nostro famelico sguardo non resta a digiuno, ma la potenza immaginifica di Luhrmann sembra soffocare e fagocitare il testo di Fitzgerald. In ogni caso, è un’apertura perfetta: che la festa cominci… [e.a.]

15.16
A proposito di bizzarrie, dimenticavamo la visione surreale di ieri sera: mentre arrancavamo sul lungomare in direzione di casa, abbiamo incrociato un ragazzo che portava a spasso non uno, ma ben due maiali, dal passo piuttosto spedito. Babe alla riscossa? [r.m.]

15.10
Del Gatsby riletto da Luhrmann vi diremo fra poco. Nel frattempo un paio di ore fa l’ingresso del Palais è stato preso d’assalto – si fa per dire – da una decina di entusiasti militanti della Troma, che inneggiando alla mitica casa di produzione fondata da Lloyd Kaufman e Michael Herz hanno preconizzato una “occupy Cannes” forse anacronistica ma sempre divertente. Dopotutto è sempre piacevole vedere uno stuolo di creste punk, borchie e giacche di pelle in mistica attesa del Toxic Avenger… [r.m.]

08.40
Ok, si comincia a fare sul serio. Apertura in grande stile con Baz Luhrmann e il suo The Great Gatsby, alle 10.00 (tra poco!) e alle 16.00 per la stampa e in serata per il pubblico. L’altro film della giornata, il primo del concorso, è Heli del messicano Amat Escalante. Giornata nuvolosa, minaccia pioggia, ma tanto saremo in sala… [e.a.]

 

Martedì 14 maggio | Cannes 2013
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19.54
A Cannes siamo stati accolti da un tempo a dir poco umbratile, ma nonostante il sole fugace fa piuttosto caldo. Al di là della questione meteorologica, accrediti ritirati: difficile chiedere molto di più a una giornata che prevederà nelle prossime ore cena e scrittura. Domattina invece il festival prenderà vita con l’anteprima stampa de Il grande Gatsby di Baz Luhrmann, primo film fuori concorso di questa sessantaseiesima edizione… [r.m.]

Info
Il sito ufficiale del Festival di Cannes.
I titoli del Concorso.
I film di Un Certain Regard.
Le pellicole fuori concorso.
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