Metallica 3D – Through the Never
di Nimród Antal
A Vancouver è tutto pronto per il grande concerto dei Metallica. C’è però un giovanissimo “runner” cui lo staff ha chiesto di uscire dall’arena, per andare a recuperare qualcosa che è rimasto bloccato in un furgone, a diversi isolati di distanza; ed è qualcosa che potrebbe risultare di vitale importanza, per l’esibizione della band. Lo show dei Metallica ha inizio. Il ragazzo parte di corsa per la sua missione e improvisamente prende vita una fantasmagoria senza limiti, senza freni, senza un attimo di respiro.[sinossi]
Ammettiamolo, ci si è abituati da tempo a veder programmati nei multiplex, in forma di evento speciale, i concerti di alcune band di culto. Ma qui siamo di fronte a un evento nell’evento. Metallica 3D – Through the Never non è la semplice riproposizione in 3D di un concerto dei Metallica, già spettacolare di suo. Non è nemmeno una convenzionale storia di fiction appiccicata alla performance musicale. Ma sarebbe riduttivo anche parlare di un immenso videoclip, come hanno fatto alcuni. Cosa è, allora, il film diretto dall’americano di origini magiare Nimród Antal con quel senso del ritmo e quella fulgida visionarietà, che già altre volte avevamo riscontrato nel suo cinema? Semplicemente una frontiera. Un tentativo, per certi versi ancora acerbo (ma ciò non ne riduce il valore) e al contempo estremamente vitale di esaltare al massimo, sotto il profilo visivo, le dinamiche del concerto, lasciando poi che si stacchino quale naturale propaggine quelle scorie di finzione cinematografica modellate, arbitrariamente, sull’immaginario relativo alla band. In altri termini: una sfida non da poco, che può dirsi vinta anche solo per il grado di stimolazione sensoriale, cui lo spettatore risulta sottoposto per tutta la durata del film.
Dice il proverbio: “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Nel caso del talentuoso cineasta nato a Los Angeles, ma formatosi artisticamente e professionalmente in Ungheria, si può dire che abbia cominciato non bene, ma benissimo. Il suo lungometraggio d’esordio, Kontroll (2003), ha saputo lasciare il segno, trasformando la metropolitana di Budapest nel set di un’avventura claustrofobica, immaginifica e non priva di inquietanti valori metaforici. A seguire il ritorno in America, con film come Vacancy (2007) e Predators (2010) in cui l’impronta approssimativa del plot, dei dialoghi, trova infine un parziale riscatto nella non banale conduzione registica. E ora, in coda alle esperienze tutto sommato interlocutorie in terra americana, ecco la grande occasione, l’incontro con Lars Ulrich e i suoi impavidi compagni di schitarrate. Qui Nimród Antal è riuscito a sfruttare al meglio il suo talento. Una “Heavy Metal Rhapsody”, si potrebbe definire così lo stravagante e innovativo esperimento, uscito fuori dall’incontro di tali personalità artistiche. Da un certo punto di vista il regista si è messo al servizio della megalomania, dello spirito autocelebrativo, della “coattaggine” di fondo – se così si può dire -, che i membri del gruppo hanno voluto proporre sullo schermo. Ma lo ha fatto con classe. E con un senso di complicità che ci fa guardare con maggior simpatia all’intera operazione.
Forti di un 3D sinuoso e in grado di esaltare i volumi, coi Metallica che si stagliano sul palco come “action figures” dal piglio aggressivo, dalle pose assai prestanti, le riprese del concerto nell’arena sono già uno spettacolo per gli occhi e per l’orecchio, considerando anche i bassi che fanno quasi tremare la sala durante la visione. A tratti la perizia tecnica di Nimród Antal e quella sua sensibilità per il ruolo dei musicisti ci hanno persino ricordato, fatte le debite proporzioni, lo stile impresso da Scorsese a Shine a Light. In realtà lo show dei Metallica a Vancouver, complici certe invenzioni scenografiche dal non trascurabile impatto, ha già in partenza un potenziale drammaturgico del tutto particolare, sul cui canovaccio il regista si è divertito a costruire un fantasmagorico itinerario, dentro e fuori lo stadio. Piccoli incidenti sul palco, che possono essere rappresentati anche dal malfunzionamento di un microfono, sono studiati al fine di creare accenni quasi subliminali di suspense, funzionali poi al continuo contrappunto con quanto avviene in una città completamente impazzita e in balia di improvvisi, violentissimi “riots”. Protagonista di questa (dis)avventura parallela è Trip, un giovane tecnico del palco spedito con urgenza a recuperare qualcosa che sembrerebbe di vitale importanza per la band. Con lo sguardo limpido e intenso di Dane DeHaan (attore emergente su cui puntare, da noi già apprezzato in Come un tuono di Derek Cianfrance), l’inarrestabile runner va incontro a una apparentemente (e forse realmente) assurda concatenazione di eventi. Ora, per quanto alcune perplessità rimangano, sarebbe sbagliato focalizzare tutta l’attenzione sull’eventuale valenza politica degli iperbolici scontri, che vedono agire le forze di polizia, la massa dei dimostranti in rivolta e una gang di spietati assassini. Altrettanto fuorviante sarebbe cercare un approccio completamente razionale e una logica ferrea, in quel plot appena accennato che tra l’altro, verso la fine, vede pupazzi animarsi e strutture possenti esplodere, sotto l’effetto di chissà quali onde energetiche. Questi episodi sembrano più che altro emanazioni dello spirito della band. E di un loro primitivo senso di giustizia. Lampi di cinema post Matrix, post Bekmambetov, post Kazuaki Kiriya, che colpiscono e si ritraggono con disarmante e gratuita sfrontatezza. Tutto ciò oliato da un montaggio fluido e accattivante, che consente di abbandonare il concerto per sbirciare, al momento opportuno, la truculenta epopea metropolitana.
Con una storica “ballad” come Nothing Else Matters a fare da ipotetica cesura, la trascinante performance dei Metallica e gli accadimenti esterni scorrono in parallelo, continuando ad accumulare tentazioni “gore”, slanci visionari e trovate da videoclip che travalicano però l’essenza del videoclip, per il contesto in cui sono inserite. E la missione del ragazzo? Il buon Nimród Antal, confidando nel gusto cinefilo suo e degli spettatori, non poteva che chiudere Metallica 3D – Through the Never con un colossale MacGuffin.
- Genere: musicale
- Titolo originale: Metallica Through the Never
- Paese/Anno: USA | 2013
- Regia: Nimród Antal
- Sceneggiatura: James Hetfield, Kirk Hammett, Lars Ulrich, Nimród Antal, Robert Trujillo
- Interpreti: Dane DeHaan, James Hetfield, Kirk Hammett, Lars Ulrich, Robert Trujillo
- Produzione: Picturehouse Entertainment
- Distribuzione: Lucky Red
- Durata: 93'
- Data di uscita: