Goool!

Ispirato a un racconto di Roberto Fontanarrosa, Goool! si arresta alla suggestione iniziale. Sul piano tecnico, zoppica vistosamente la fluidità delle animazioni, mentre la cura dei fondali sembra smarrirsi sequenza dopo sequenza. Persino il tentativo di dare un senso all’utilizzo del 3D ha il fiato corto. Non giova il confronto coi titoli di punta dell’industria hollywoodiana, ma bisogna prendere atto dello sforzo produttivo e del tentativo di competere a livello internazionale. Presentato al Festival di Roma 2013.

Fuorigioco

Amadeo, ragazzo timido ma talentuoso, vede i giocatori del calcio balilla animarsi magicamente per aiutarlo a salvare il suo villaggio e riconquistare l’amore d’infanzia. Con i prodigiosi calciatori in miniatura, Amadeo dovrà affrontare un terribile rivale, un odioso e spocchioso campione di calcio, in una partita dagli esiti imprevedibili… [sinossi]

È abbastanza efficace e divertente la prima sequenza di Goool!, lungometraggio d’animazione in computer grafica e 3D, prodotto con capitali argentini e spagnoli, e affidato alla regia dell’acclamato Juan José Campanella (Il segreto dei suoi occhi). Ma è proprio l’incipit a suonare come una condanna, a svelare già dai primissimi minuti le intenzioni produttive e commerciali della pellicola. Nella citazione di 2001: Odissea nello spazio, con gli scimmioni che scoprono l’utilizzo calcistico di un teschio (con tanto di ralenti, rotazione e immancabile rimando musicale), si individua celermente e per l’ennesima volta la reiterazione dello schema dei blockbuster animati statunitensi [1]. Goool!, come tanti altri cloni europei, è una copia sbiadita dei successi in batteria della DreamWorks, della Blue Sky, della Illumination Entertainment. L’obiettivo e le modalità narrative sono sempre le stesse: trama esile, spesso superficiale, condita da gag più o meno riuscite, qualche spunto didascalico e citazioni spendibili col pubblico adulto. Il tutto rigorosamente in 3D. Un inutile 3D.

Alla clonazione narrativa corrisponde un character design standardizzato, con la scorciatoia del deformed caricaturale che viene accentuato per i personaggi negativi e/o per le spalle comiche. Sul piano tecnico, zoppica vistosamente la fluidità delle animazioni, coi movimenti articolari ingessati, mentre la cura dei fondali sembra smarrirsi sequenza dopo sequenza. Persino il tentativo di dare un senso all’utilizzo del 3D ha il fiato corto. Non giova il confronto con i titoli di punta dell’industria hollywoodiana, ma bisogna prendere atto dello sforzo produttivo e del tentativo di competere a livello internazionale [2]. La scelta del calcio dovrebbe facilitare la scalata al box office.

Ispirato al racconto Memorias de un wing derecho dello scrittore argentino Roberto Fontanarrosa, Goool! sembra arrestarsi alla suggestione iniziale, riproponendo il tema dei giocattoli e degli oggetti inanimati che prendono vita (Toy Story, Gnomeo & Giulietta…) e abbellendolo con un po’ di facile morale sportiva e con una improbabile storiella d’amore. Senza fare tanta strada, siamo assai distanti da interessanti lungometraggi d’animazione argentini come Mercano, el marciano (2002) di Juan Antin e Lautaro Núñez de Arco o l’epico Martín Fierro (2007) di Liliana Romero e Norman Ruiz, due pellicole che non hanno avuto lo stesso sostegno distributivo del film di Campanella. Ma anche in questo senso, nulla di nuovo sotto il sole.

Note
1.
A chiudere il cerchio, prima della partita decisiva, sarà la citazione di Apocalypse Now.
2. Le stesse premesse di Gladiatori di Roma di Iginio Staffi, rivelatosi però un totale disastro.
Info
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