La passione di Erto

La passione di Erto

di

Antiche tradizioni, tragedie collettive geografiche, storiche e umane si intrecciano in La passione di Erto, documentario di Penelope Bortoluzzi dedicato agli abitanti di un paese colpito dalla tragedia del Vajont.

La storia degli abitanti di Erto, uno dei paesi colpiti dalla tragedia Vajont. Decimati e poi dislocati a valle in piccoli prefabbricati senza storia, gli ertani non hanno mai rinunciato a mettere in scena, ogni anno, il Venerdì Santo, la Passione di Cristo. [sinossi]

La messinscena della Passione di Cristo come psicodramma collettivo reinterpretato annualmente da una popolazione vittima della tragedia del Vayont. E’ questo il nucleo pulsante di La passione di Erto, documentario di Penelope Bortoluzzi, presentato in concorso a TFF doc/Italiana.doc. Protagonisti sono gli abitanti di Erto che, un po’ come accadeva in Cesare deve morire dei fratelli Taviani, si ritrovano da non attori a recitare un dramma antichissimo che parla in fondo anche della loro storia e in qualche modo, riportandola in vita, la esorcizza. Erto fu infatti parzialmente distrutta dall’onda che nel 1963, in seguito al crollo del sovrastante monte Toc, si innalzò dal bacino della diga del Vajont provocando la morte di migliaia di persone. In seguito a questa tragedia, in realtà ampiamente annunciata dai rilievi fatti all’epoca, gli ertani furono in parte smistati nei paesi a valle, in parte ricollocati nei prefabbricati che andarono a formare la nascente Vajont, non- luogo privo di storia e tradizioni. Non sorprende dunque che, anche contravvenendo ai divieti delle autorità (anche la Chiesa la osteggiò per via di qualche eccezione all’ortodossia), questa comunità abbia proseguito negli anni a rimettere in scena la Passione di Cristo, facendone un vessillo insopprimibile della propria identità.

Con uno sguardo discreto, la regista si immerge in questa realtà non sua per ricercarvi non solo dei motivi di denuncia sociale o politica, ma soprattutto per dimostrare l’ineludibile bisogno di appartenenza, geografica, storica e culturale di una popolazione ferita. La Passione di Erto costituisce dunque un documento importante e nient’affatto trascurabile, sebbene pecchi a tratti di ripetitività, ritornando più volte su alcuni momenti della sacra rappresentazione e riportando dichiarazioni assai similari circa l’esilio e le vane promesse di agibilità del paese da parte delle autorità dell’epoca.
Assemblando filmati di repertorio, relativi al prima e al dopo il crollo del monte Toc, la Bortoluzzi costruisce uno schema aperto e dialettico in cui passato e presente, realtà e rappresentazione si mescolano per restituire un quadro sconfortante soprattutto perché ci riporta alla mente quanto la storia tristemente si ripeta. Impossibile infatti non pensare, ascoltando le testimonianze di persone che si sono sentite tradite dallo Stato e dalle sue decisioni, a tutti gli altri disastri naturali più o meno recenti e alla loro similare malagestione. La storia si replica dunque, così come la rappresentazione della Passione del Cristo, ma per chi ha perso la vita nessuna resurrezione è prevista.

INFO
La passione di Erto sul sito del Torino Film Festival.
Il trailer de La passione di Erto.
La passione di Erto sul sito del Trento Film Festival.

Articoli correlati

Array
  • Festival

    Torino 2013 – Minuto per minuto

    Approdiamo all'ombra della Mole e arriva il tradizionale momento del minuto per minuto. Tra opere prime, documentari italiani e internazionali, eversioni visive e detonazioni pop, ecco a voi il TFF 2013...
  • Festival

    Torino 2013

    Ormai stanchi di polemiche che tornano in campo, anche quando sembravano sopite, polemiche che ruotano sempre intorno alla competizione tra la triade Venezia-Torino-Roma, finalmente ci si può concentrare sui film, con la 31esima edizione del TFF.
  • Torino 2013

    Torino 2013 – Presentazione

    Giunto alla trentunesima edizione il festival piemontese, che si affida per la prima volta al regista Paolo Virzì, prova a confermare una tradizione nobilmente cinefila.
  • Archivio

    Cesare deve morire

    di , Nella sezione di Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia il regista Fabio Cavalli prova il “Giulio Cesare” di Shakespeare: come attori ci sono i detenuti, dei quali alcuni segnati dal “fine pena mai”...