Per il centenario di Charlot torna in sala La febbre dell’oro
Nelle sale da lunedì 3 febbraio La febbre dell’oro di Charlie Chaplin restaurato e ricostruito filologicamente dalla Cineteca di Bologna. Con l’occasione abbiamo intervistato Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca.
Un centenario è sempre un evento importante e l’occasione per puntare l’attenzione verso il nostro patrimonio cinematografico e la sua conservazione. Lo è ancora di più se a compiere il suo primo secolo d’età è un personaggio la cui iconografia ha pervaso l’immaginario di un intero secolo (e oltre), con la sua postura sbilenca e dinoccolata, i pantaloni di due taglie più grandi, le giacchette strette e consunte, il bastoncino di bambù e gli immancabili baffetti. Stiamo parlando ovviamente di Charlot, il tenero vagabondo creato da Charlie Chaplin e apparso per la prima volta sul grande schermo il 7 febbraio del 1914 nella comica Kid Auto Races at Venice – Charlot si distingue di Henry Lehrman.
Per celebrare questo compleanno, la Cineteca di Bologna (in collaborazione con la Association Chaplin e Circuito Cinema) ha preparato una serie di iniziative, presentate a Roma, presso il Cinema Quattro Fontane venerdì 31 gennaio.
Si parte lunedì 3 febbraio con l’uscita nelle sale italiane, all’interno dell’iniziativa Il cinema ritrovato. Al cinema, della versione restaurata di The Gold Rush – La febbre dell’oro, il celebre lungometraggio diretto e interpretato da Chaplin nel 1925, contenente sequenze entrate nella leggenda, come il pasto a base di una succulenta scarpa o la danza con i panini agilmente inforcati. Non si è trattato però solo di un restauro digitale per la pellicola di Chaplin, ne è stata infatti ripristinata la versione originale del 1925, con la giusta velocità e la musica originariamente composta da Chaplin stesso, ripristinata grazie al lavoro di Timothy Brock. Fino ad oggi, infatti, l’unica disponibile era una versione rimaneggiata e sonorizzata da Chaplin nel 1942.
Ad arricchire questo ritorno nelle sale sarà poi proprio la proiezione del già citato esordio del personaggio di Charlot, Kid Auto Races at Venice – Charlot si distingue, il cui restauro digitale è stato promosso da Cineteca di Bologna, BFI e Lobster Dulms. Visto così retrospettivamente (il film è stato mostrato all’incontro al Quattro Fontane), Kid Auto Races at Venice costituisce non solo un importante documento, ma anche e soprattutto un eccezionale “saggio” di rilevanza teorica, dal momento che la “prima apparizione” di Charlot si accompagna ad una continua dinamica di entrate e uscite di scena del personaggio, che viene spesso spintonato malamente nel fuori campo. Chaplin, infatti, incarna qui una sorta di presenzialista dello schermo che, proprio come certi famigerati e molesti personaggi televisivi nostrani, attratto e quasi incantato dalla meravigliosa e nuova invenzione del cinematografo, non sa resistere e si piazza continuamente al centro dell’inquadrtura, coprendo la visuale su una gara automobilistica per giovanissimi piloti. È divertente notare poi un ulteriore valore documentale dell’opera che, essendo stata girata in Italia e nel dettaglio a Venezia, contiene anche un interessante e primordiale caso di product placement per la nostrana FIAT.
Nel corso della presentazione romana, il direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli insieme a Kate Guyonvarch (Association Chaplin) e Cecilia Cenciarelli (responsabile Progetto Chaplin della Cineteca di Bologna) che da anni portano avanti un progetto di digitalizzazione di film e documenti originali appartenuti al regista, hanno presentato la prima edizione (per ora solo in inglese ma dall’autunno prossimo disponibile anche in lingua italiana) dell’unico romanzo breve firmato (nel 1948) da Chaplin, Footlight, che ha poi ispirato uno dei capolavori del regista, ovvero Limelight – Luci della ribalta (1952). Il libro, edito dalle Edizioni Cineteca di Bologna contiene inoltre il saggio The World of Limelight, firmato dal biografo e studioso di Chaplin, David Robinson.
Non mancheranno poi gli incontri destinati agli studiosi e appassionati del cinema chapliniano: si terrà a Bologna dal 26 al 28 giugno, ovvero nei giorni che precedono la XXVIII edizione del festival Il Cinema Ritrovato (previsto dal 28 giuno al 5 luglio) un convegno che prevede tra gli ospiti anche Michel Hazanavicius (il regista di The Artist), Kevin Brownlow (tra i massimi studiosi del muto e di Chaplin) e Dan Kamin, il mimo che insegnò a suo tempo a Robert Downey Jr a muoversi come Charlot per l’omonimo biopic firmato da Richard Attenborough.
La presentazione di queste diversificate manifestazioni dedicate a Chaplin è stata anche l’occasione per incontrare nuovamente il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, per parlare del ritorno in sala di The Gold Rush – La febbre dell’oro e fare un breve bilancio dell’iniziativa Il cinema ritrovato. Al cinema, partita il 23 settembre e portata avanti con la collaborazione di Circuito Cinema.
Come si è svolto il restauro di The Gold Rush – La febbre dell’oro?
Abbiamo lavorato su molte versioni messe a disposizione dalla famiglia Chaplin e rinvenute in archivi differenti. È stato un restauro complesso, volevamo ritornare alla versione originale del 1925 perchè nel 1942 Chaplin aveva rimesso mano al film per farne un’edizione sonorizzata con un commento parlato. In molti allora criticarono questa iniziativa, uno su tutti Michelangelo Antonioni, che ne scrisse sulla rivista Cinema, dicendo che proprio non funzionava, era un errore. In base al lavoro fatto da Kevin Brownlow siamo risusciti a ricostruire la versione del 1925, recuperando la partitura originale firmata dallo stesso Chaplin, perchè nel 1925 il film uscì con una compilazione di brani sinfonici e non con lo spartito composto dall’autore. C’era poi il problema di far andare questa partitura alla durata giusta, lavoro che è stato fatto da Timothy Brock, musicista che da tanti anni lavora sull’eredità musicale di Chaplin e che è riuscito a sposare musica e immagini. Quindi ora per la prima volta abbiamo la possibilità di vedere il film del 1925 con i fotogrammi che scorrono alla velocità giusta, le immagini ritrovate e restaurate in digitale e con questa geniale composizione musicale fatta da Chaplin.
Questa uscita nelle sale rientra nel progetto Il cinema ritrovato. Al cinema che è iniziato il 23 settembre con la riedizione nelle sale di Il Delitto Perfetto di Hitchcock in 3D. La rassegna non è ancora terminata, ma è già possibile stilare un primo bilancio e fare delle previsioni per una seconda edizione?
Stiamo lavorando alla seconda edizione perchè l’iniziativa è andata molto bene, il film che ha riscosso maggiore successo è stato Il gattopardo, che ha incassato intorno ai 100.000 euro, un risultato piuttosto soddisfacente considerato che i film restano in sala due volte alla settimana per un mese, e tra l’altro non tutti gli esercizi, solo quelli delle grandi città, fanno questa doppia proiezione settimanale. La cosa interessante poi è che siamo partiti con 26 sale e ora ne abbiamo 76, quanto al pubblico poi, abbiamo riscontrato che non è fatto solo di adulti, ma anche di molti ragazzi. Le cose vanno molto bene al nord, abbastanza bene in centro Italia e meno bene al sud, dove tra i luoghi più fortunati posso citare senz’altro la Puglia, dove c’è un circuito di sale d’essai sostenuto dalla Apulia Film Commission che ha già qualche anno e dunque è ben strutturato. In Sicilia poi, naturalmente, è andato perticolarmente bene Il gattopardo. Al momento stiamo già meditando sui nuovi titoli per la prossima edizione e speriamo che l’uscita nelle sale possa allargarsi, andare oltre quegli otto giorni mensili.
Riusciremo a fare come in Francia, ovvero ad avere nelle sale come uscite ufficiali anche queste riedizioni?
Noi non possiamo risolvere i problemi dell’esercizio in Italia, che sono tanti e diversificati, contiamo però di fare un secondo anno più ricco e articolato. Certo sarebbe bello che anche i film del passato avessero delle uscite “normali” e quindi anche con delle teniture vere e proprie.
Un’iniziativa come questa ha anche la missione di educare il pubblico in tal senso?
Non c’è dubbio, ma l’Italia è un paese complicato, quindi ci vorrà del tempo, sono certo comunque che il prossimo anno l’iniziativa sarà più ampia.
Può anticiparci qualcosa sul Festival Il Cinema Ritrovato?
Il festival è nel pieno della preparazione, tra le cose che posso annunciare c’è una rassegna sui film che hanno preceduto Bollywood, che hanno creato dunque questo genere per eccellenza del cinema indiano. Tra questi film che programmeremo ci saranno anche dei restauri, alcuni verranno proiettati in digitale e altri in pellicola.
Di recente abbiamo intervistato anche il Conservatore della Cineteca Nazionale Emiliano Morreale che lamentava la carenza di finanziamenti in particolare per i ritorni in pellicola dei vari restauri digitali della Cineteca. Per The Gold Rush è stato fatto un ritorno in 35mm?
Sì, è stato stampato un negativo in 35mm. È importantissimo farlo perchè solo la pellicola assicura il futuro a questi film, quindi bisogna realizzare i ritorni in pellicola il più possibile, facendo i conti con dei finanziamenti che non sono sufficenti e seguono spesso dei meccanismi complessi.
Con la digitalizzazione delle sale, il cui compimento è oramai imminente (è fissato per giugno 2014, ndr) voi in quanto Cineteca manterrete il proiettore in 35mm e proseguirete con le proiezioni in pellicola?
Certamente, e non solo, noi facciamo anche delle proiezioni dedicate alla storia delle proiezioni, lo scorso anno per esempio abbiamo fatto una proiezione con un proiettore a carbone per ritrovare la qualità della proiezione dell’inizio del secolo.