La tercera orilla

La tercera orilla

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La tercera orilla è l’opera terza della regista argentina Celina Murga, che torna a raccontare l’universo adolescenziale e la presenza/assenza dei genitori. In concorso alla Berlinale 2014.

Il padre di famiglie

Nicolás vive in una piccola città nella provincia argentina di Entre Ríos. Suo padre Jorge è un rispettato dottore che ha il privilegio di condurre una doppia vita con due famiglie. Visto attraverso gli ochci di Nicolás, il suo figlio maggiore, Jorge è un uomo che non vuole essere chiamato “papà” e che, dopo una giornata passata insieme, torna all’altra sua famiglia verso la quale compie uno sforzo finanziario assai maggiore… [sinossi]

Dei due film argentini presenti nel concorso ufficiale della sessantaquattresima edizione della Berlinale, La tercera orilla era senza dubbio il più atteso dagli addetti ai lavori, per almeno due motivi, entrambi senza dubbio validi: al contrario del Benjamin Naishtat di Historia del miedo, Celina Murga non era un’esordiente, ma poteva contare su due lungometraggi di finzione, entrambi presentati a Venezia (Ana y los otros e Una semana solos) e un documentario presentato due anni fa proprio a Berlino (Escuela normal); La tercera orilla, come già Una semana solos e Escuela normal, porta in calce la dicitura “Martin Scorsese presents”…
Già, Martin Scorsese: cosa veda di così mirabolante il regista di The Wolf of Wall Street nelle gesta registiche della Murga è mistero fitto almeno quanto la partecipazione de La tercera orilla alla corsa verso l’Orso d’Oro (andato poi al bel Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan, che ha beffato i più meritevoli Boyhood di Richard Linklater e The Little House di Yoji Yamada). Indubbiamente l’edizione 2014 della Berlinale non ha brillato per un concorso equilibrato, dimostrando al contrario un saliscendi continuo, ed è altrettanto certo che in competizione vi fossero film ben più “imperdonabili” de La tercera orilla (su tutti Praia do futuro di Karim Aïnouz, Inbetween Worlds di Feo Aladag e il già citato esordio di Naishtat), eppure la sensazione di un’opera collocata fuori posto è rimasta forte anche giorni dopo la visione.

Il problema di fondo de La tercera orilla è lo stesso che affligge, a ben vedere, l’intero cinema finora proposto dalla quarantunenne regista argentina: una fastidiosa vacuità di fondo mascherata ad arte attraverso una messa in scena consapevole, una cura non indifferente nella fotografia, la scelta sempre ammirabile di puntare l’occhio sull’adolescenza, scandagliandone i fondali meno conosciuti. Ogni film della Murga, infatti, nasconde in nuce le potenzialità per assurgere al ruolo di gemma nascosta: era così per l’esordio Ana y los otros, con i suoi riflessi di indie statunitense anni Settanta, e anche per Una semana solos, fino a oggi il suo lavoro più compiuto e maturo. La tercera orilla, che riprende buona parte dei punti fermi del film precedente (il senso di abbandono che vivono bambini e adolescenti, l’impossibilità di ricucire il gap generazionale, il pessimo esempio che ricevono dal mondo adulto), in altre mani avrebbe potuto tradurre l’universo indagato in un istante di cinema forte, di rottura nei confronti del panorama circostante.
Ciò che rimane de La tercera orilla, al contrario, è la bella interpretazione (per quanto tendenzialmente mono espressiva) del giovane protagonista Alián Devetac, in grado di cogliere con una certa precisione i sommovimenti che agitano l’animo del giovane Nicolás, che vorrebbe trovare nel padre un punto di riferimento ed è invece costretto dagli eventi a improvvisarsi genitore per il fratello più piccolo – e persino per il fratellastro – e a consolare la madre nei non rari momenti di smarrimento. Ancora una volta la Murga dimostra di possedere le armi giuste per lavorare con giovani attori non professionisti, messi in scena con la naturalezza e la sincerità che mancano clamorosamente al resto del suo cinema.

Per quel che concerne l’aspetto puramente narrativo, la concatenazione degli eventi e la crescita emotiva dei personaggi, La tercera orilla manca infatti clamorosamente il bersaglio: interessa ben poco dei travagli interiori di Nicolás, e ancor meno dei vezzi autoritari e fascistoidi del padre bigamo. La Murga manca di spessore, di personalità, di “umore”, tutti elementi che al contrario permisero a Scorsese di ritagliarsi quarant’anni fa il suo posto nell’Olimpo dei (nuovi) dei hollywoodiani. Misteri del cinema contemporaneo…

INFO
La tercera orilla sul sito della Berlinale.
La tercera orilla sul sito della Waterland Film.
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