The Raid 2: Berandal

The Raid 2: Berandal

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L’ambizione non tradisce Evans e così l’ora e quaranta dell’action The Raid si trasforma in un epico e fluviale gangster movie di centocinquanta minuti. The Raid 2 funzionerebbe anche senza l’apparato spettacolare, ma sono ovviamente la messa in scena dei combattimenti e la performance attoriale e fisica di Iko Uwais il plus valore difficilmente eguagliabile. Presentato al Far East di Udine, The Raid 2 è un film di scrittura, di calibrati piani sequenza, di certosina composizione delle inquadrature e di incredibile, tambureggiante e violentissima spettacolarità.

Kill Them All

Rama rintraccia un uomo di nome Bunawar, il poliziotto buono che il fratello gli aveva detto di trovare. Bunawar spiega a Rama che Tama (il boss malvagio del primo film) lavorava per il boss criminale Bangun. L’obiettivo vero è colpire Bangun e, soprattutto, scoprire quali sono gli alti funzionari e i poliziotti che stanno sul suo libro paga. Per raggiungere questo scopo Bunawar chiede a Rama di infiltrarsi nella banda di Bangun… [sinossi – catalogo FEFF2014]

Si è già ritagliato un piccolo spazio nella storia del cinema il giovane regista e sceneggiatore Gareth Evans, gallese che ha preso armi e bagagli e si è trasferito in Indonesia. Grande e grosso e innamorato delle arti marziali indonesiane [1], Evans ha inanellato una serie di action movie in inatteso e verticale crescendo. Dopo Merantau (2009) e soprattutto The Raid – Redenzione (2011), assurto rapidamente a cult movie, le aspettative per The Raid 2: Berandal erano elevate, come i timori.
Come replicare un oggetto filmico pressoché perfetto nella sua basilare e claustrofobica struttura? Lasciandosi alle spalle i corridoi e i piani del palazzo di The Raid, teatro di guerra che non richiedeva particolari svolazzi narrativi, Evans rischiava di appesantire il sequel con una sovrastruttura farraginosa e/o banale. E in invece è la scrittura la solida base d’appoggio di The Raid 2, con la moltiplicazione dei personaggi, l’allargamento dell’orizzonte narrativo, la complessità degli intrecci tra le organizzazioni criminali e le forze dell’ordine, in un dedalo di tradimenti e rovesciamenti di fronte. Evans amplia lo scenario, garantendosi già credibili sviluppi per il terzo capitolo: una delle chiavi di volta, a parte il recupero di alcuni personaggi del primo film (su tutti il magnetico Prakoso/Mad Dog, incarnato dal funambolico Yayan Ruhian), è la presenza della gang giapponese e la particolare cura nella caratterizzazione dei personaggi, nella scelta dei volti, degli stili di lotta, delle armi. Si pensi alla presenza silenziosa ma significativa di Ryūhei Matsuda o alla strepitosa coppia Hammer Girl (Julie Estelle) & Baseball Bat Man (Very Tri Yulisman), così convincenti da scatenare rumor su un possibile spin-off.

L’ambizione non tradisce Evans e così l’ora e quaranta dell’action The Raid si trasforma in un epico e fluviale gangster movie di centocinquanta minuti. The Raid 2 funzionerebbe anche senza l’apparato spettacolare, ma sono ovviamente la messa in scena dei combattimenti e la performance attoriale e fisica di Iko Uwais (Rama) il plus valore difficilmente eguagliabile. Uwais è una vera e propria rivelazione, manna dal cielo per i fan delle pellicole di arti marziali. Per rapidità di esecuzione dei colpi ed eleganza, nonché per le doti attoriali che non sempre accompagnano gli artisti marziali, ci piace accostarlo a Donnie Yen, nella speranza che successo e crescita artistica corrano di pari passo. Il regista gallese ne esalta le doti tecniche e atletiche, incorniciando spesso i combattimenti in luoghi chiusi (esemplare l’uno contro tutti con Rama arroccato in un bagno di due metri quadrati) e giocando sapientemente con l’attesa, con la tensione crescente (nuovamente la sequenza del bagno, con la furia dei nemici che monta dietro la porta chiusa).

Abbandonata l’unità di tempo/luogo/spazio, Evans spalma nell’arco di alcuni anni la narrazione, tra brevi flashback e ampie ellissi. In questo senso, è ammirevole la capacità di non accontentarsi di un episodio di passaggio, realizzando un film che ha uno sviluppo sia verticale che orizzontale, impreziosito dallo spessore e dal fascino di alcuni personaggi secondari – si veda la disperata lotta per la sopravvivenza di Prakoso/Mad Dog, o la caratterizzazione del killer silenzioso armato di micidiali karambìt, che avrà i suoi momenti di gloria nella sequenza del vicolo con Mad Dog e nel lungo vis-à-vis con Rama. The Raid 2 è un film di scrittura, di calibrati piani sequenza, di certosina composizione delle inquadrature e di incredibile, tambureggiante e violentissima spettacolarità.

Note
1. Dopo la boxe thailandese, aka muay thai (Ong-bak, Born to Fight, Chocolate), e il rilancio in grande stile del Wing Chun (Ip Man, The Grandmaster), è arrivato il momento del Pentjak Silat, l’arte marziale indonesiana. Brutale e raffinata. Tremendamente efficace. Tra le tante armi, segnaliamo il karambìt, il machete, il kriss e la sciabola dāo.
Info
Il sito ufficiale di The Raid 2.
The Raid 2 sul sito del Far East.
Il trailer di The Raid 2.
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