September
di Penny Panayotopoulou
In September, la cineasta greca Panayotopoulou racconta la ricerca ossessiva e patologica di affetto di una donna in una famiglia non sua. Un’opera che destabilizza e sprigiona un profondo malessere, presentata in concorso alla 15esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce.
Come una di famiglia
Anna, trentenne e taciturna, vive in un piccolo appartamento con il suo cane Manu, che per lei è tutto. Dopo un doloroso incidente che sconvolge la sua vita attentamente protetta e appartata, la donna solitaria si lega a Sofia e alla sua famiglia, una donna felicemente sposata e madre di due figli. I tentativi di Anna di comunicare il suo dolore e la sua solitudine pian piano aumentano sfociando in un’ossessionata richiesta di continuo affetto e accettazione. [sinossi]
Quella greca è una cinematografia che più di tante altre ha saputo e continua a trasferire sul grande schermo il disagio e il malessere della società d’appartenenza, che l’ha generata e dalla quale assorbe “veleni” di varia natura dalla quotidianità per poi trasporle. Un riflesso che si rispecchia in maniera cruda e diretta in un’arte, la Settima, da sempre strumento per esternare il tutto attraverso il linguaggio che la caratterizza e i suoi più o meno illustri esponenti. Nel farlo ha deciso di fare a meno dei filtri, delle metafore e dei giri di parole per portare all’attenzione delle platee, nazionali e soprattutto internazionali, i problemi e le ferite di un Paese e del suo popolo. L’unico filtro esistente, se così lo si po’ chiamare, è l’obiettivo della macchina da presa. Difficile, in tal senso, scrollarsi di dosso quanto Alexandros Avranas ha “rigurgitato” sulle platee di mezzo mondo con il suo potentissimo e agghiacciante Miss Violence. Sulle stesse corde, ma percorrendo traiettorie meno brutali e violente, che esercitano una pressione psicologica sullo spettatore inferiore per intensità e non per questo di minore efficacia, si muove September di Penny Panayotopoulou, presentata in concorso alla 15esima edizione del Festival del Cinema di Lecce dopo un lungo percorso nel circuito iniziato in quel di Karlovy Vary nella scorsa stagione.
Tuttavia un qualche barlume di speranza, a differenza della disperata visione priva di appigli proposta da Avranas, la collega connazionale prova comunque a darla in un finale aperto che attenua il dolore imperante. La Panayotopoulou ci lancia senza paracadute in un microcosmo popolato da una solitudine che prende le sembianze di un esilio volontario, dal quale la protagonista vuole annaspando sfuggire, attaccandosi prima alla compagnia di un amorevole e fedele cane, poi entrando sordidamente in una famiglia non sua. In e da essa cerca insistentemente complicità e affetto, in una sorta di educazione sentimentale inseguita a perdifiato, come accaduto in One Hour Photo. Ne viene fuori un rapporto morboso, asfissiante, che fa dell’invasione continua e della ricerca dell’affetto che i suoi paranti, geograficamente e caratterialmente distanti, non le hanno mai dato, il baricentro drammaturgico di un film che esercita una pressione sullo spettatore dal punto di vista empatico non indifferente. Disagio e angoscia rimangono a lungo sulla retina e nella mente del fruitore. Sensazioni dalle quali per fortuna e per sfortuna ci si riesce a liberare dopo i titoli di coda, al contrario di quanto avviene invece nel post visione di Miss Violence. Stanno qui sia il pregio e la mancanza dell’opera seconda della regista del pluri-premiato Hard Goodbyes: My Father, con la quale si era aggiudicata più di dieci anni fa il Pardo d’Oro per il miglior attore a Locarno. E non è un caso che anche in September un enorme contributo alla causa venga proprio dalla qualità della recitazione dei suoi interpreti (in primis del duetto femminile) e dalla bravura dimostrata ancora una volta da chi li ha diretti.
Da una parte, la morbosità della storia e la sua trasposizione (inquadrature sui corpi oppure spiate come in Niente da nascondere) sferrano brevi e incisivi fendenti, dall’altra quando aggrediscono lo spettatore lo fanno senza affondare la lama fino in fondo.
Info
Il sito ufficiale della regista di September
- Genere: drammatico
- Titolo originale: September
- Paese/Anno: Germania, Grecia | 2013
- Regia: Penny Panayotopoulou
- Sceneggiatura: Kallia Papadaki, Penny Panayotopoulou
- Fotografia: Giorgos Michelis
- Montaggio: Petar Markovic
- Interpreti: Kora Karvouni, Maria Skoula, Nikos Diamantis
- Colonna sonora: Giorgos Zachariou
- Produzione: Penny Panayotopoulou Productions
- Durata: 105'