The German Doctor

The German Doctor

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Con The German Doctor Lucia Puenzo mescola un topos classico della sua filmografia, l’edificazione dell’identità sessuale, ad un evento storico dal portato ben più gravoso, ma il risultato è malfermo e disturbante.

Identità nascoste

Nella Patagonia del 1960, un medico tedesco in viaggio sotto falsa identità fa la conoscenza di una famiglia argentina. Ad attirare la sua attenzione è  Lilith, la figlia adolescente con un corpo troppo piccolo per una ragazza della sua età. Carismatico e dai modi gentili, il dottore si insinua nella quotidianità del nucleo familiare e inizia a compiere esperimenti scientifici per agevolare la crescita di Lilith. Ma quel medico è il pericoloso criminale nazista Josef Mengele e ben presto la sua vera identità verrà a galla. [sinossi]

Non sono pochi i film a tematica storica sul nazismo e le sue conseguenze che raggiungono ogni anno le nostre sale. Il più recente è lo stucchevole Storia di una ladra di libri, ma già in occasione della giornata della memoria abbiamo avuto modo di vedere appaiati il feuilleton adolescenziale di Roberto Faenza Anita B. e il ben più rigoroso e interessante Hannah Arendt di Margarethe Von Trotta.
Si muove invece tra ricostruzione storica (poca, in realtà), mistery e racconto di formazione The German Doctor di Lucia Puenzo, pellicola presentata dall’Argentina per concorrere all’Oscar (ma non ha avuto l’onore di raggiungere l’ambita cinquina) che affronta una delle questioni nazionali più spinose: l’ospitalità tacitamente concessa a numerosi criminali nazisti negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale .

Tratto da un romanzo firmato dalla stessa Puenzo (Il medico tedesco. Wakolda, edito in Italia da Guanda) il film prende le mosse dall’incontro tra un misterioso dottore teutonico e una famiglia argentina durante il loro viaggio verso Bariloche, nel sud del paese, dove il suddetto nucleo familiare intende aprire un resort. Già nel corso del tragitto, l’uomo dimostra un particolare interesse scientifico per la giovane Lilith, dodicenne dal corpo piuttosto immaturo per la sua età e per questo schernita dai coetanei. Una volta giunti a destinazione, il medico, grazie ai suoi modi educati e cortesi, riuscirà a insinuarsi nella vita quotidiana dei suoi nuovi “amici” e inizierà a somministrare alla ragazzina degli ormoni utili ad agevolarne lo sviluppo. Ma quell’uomo è Josef Mengele, uno dei più pericolosi criminali nazisti, meglio noto come l’angelo della morte per via dei suoi esperimenti di eugenetica, e la sua identità non tarderà ad essere rivelata.
Con un personaggio di tal fatta non era certo difficile catturare l’attenzione – magari sovvenzionata da un pizzico di malsana curiosità – dello spettatore, ma alla Puenzo nulla sembra essere apparso sufficiente, ed ecco allora che nella composizione della sua storia è andata via via affastellando elementi, provenienti da differenti generi cinematografici e, soprattutto, una gran quantità di astruse metafore, il tutto per affannarsi a colmare un vuoto che la Storia ci ha di fatto consegnato e che riguarda proprio gli anni vissuti da Mengele in Argentina. Ma in questa sua rincorsa mirata a sedurre e interessare un pubblico il più possibile ampio, The German Doctor finisce per risultare posticcio, a tratti vistosamente kitsch, se non anche di cattivo gusto.

A risultare insincera è proprio la miscela del tutto, a partire dall’inserimento di elementi caratteristici della poetica della regista come l’identità sessuale – già raccontata in XXY e, in parte anche nella vicenda lesbo on the road del successivo El niño pez – con eventi storici dal portato gravoso sia al livello nazionale che internazionale, per proseguire poi con elementi che suonano persino ridondanti, quali l’attività lavorativa del pater familias, non a caso un artigiano maieuta e aggiustatore di bambole (anche lui, come il dottore, plasma dunque figure quantomeno antropomorfe), la maternità gemellare della moglie (un caso di grande appeal per il nostro medico) e infine la scelta stessa del nome della sua protagonista: Lilith, secondo la tradizione cabalistica prima moglie di Adamo, da lui ripudiata per scarsa obbedienza (e infatti il corpo della fanciulla non risponde adeguatamente alle leggi della natura).

C’è poi tanta bellezza in The German Doctor, troppa, a partire dai paesaggi mozzafiato dalla Patagonia, per proseguire con il compiacimento ben percettibile con cui la regista osserva la sua protagonista in età prepuberale, senza dimenticare naturalmente la caratterizzazione carismatica concessa al suo dottore tedesco, troppo fascinoso per risultare davvero odioso, dato che i suoi crimini sono poi mantenuti fuori campo, e persino a tratti paterno nei confronti della sua giovane pupilla.
L’idea è che tutto ciò contribuisca a creare un clima di inquietudine, sovvenzionato dai disegni anatomici riportati sui preziosi diari del dottore, quando però bastava rievocare le atrocità di Mengele e il gioco era fatto. Ma forse l’obiettivo di The German Doctor era proprio quello di mettere in discussione le certezze dello spettatore, proponendogli una lettura più complessa e ricca (troppo ricca) degli eventi storici, riplasmati dalla lente del cinema di genere (il thriller-horror), che finisce però per trasformare la Storia in fiaba nera e la politica in fantapolica. Il risultato è quello di farci percepire un acre sentore revisionista, lasciandoci uscire dalla proiezione con un profondo disagio.

INFO
Il sito ufficiale di The German Doctor
La pagina Facebook ufficiale del film.
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