Grace di Monaco

Grace di Monaco

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L’esclusiva devozione all’impegnativo ruolo di madre, moglie e regnante o il ritorno ad Hollywood da diva acclamata? Il dilemma della principessa Grace Kelly in Grace di Monaco di Olivier Dahan, film d’apertura della sessantasettesima edizione del Festival di Cannes.

High Society

A sei anni dal “matrimonio del secolo”, Grace Kelly ormai diventata principessa vive un momento di crisi: fondamentalmente insoddisfatta della vita di corte, sogna di poter tornare a recitare, specie quando Alfred Hitchcock le offre di tornare a lavorare con lui. Tuttavia il nuovo status della donna la vincola a dover tenere in considerazione nuovi equilibri, soprattutto alla luce della grave crisi internazionale che vede contrapporsi Ranieri III al presidente francese Charles De Gaulle… [sinossi]

Apertura dall’allure principesco per la sessantasettesima edizione del Festival del Cinema di Cannes: i riflettori sulla Croisette si accendono infatti sotto l’egida di una delle più note e chiacchierate regnanti del XX secolo, Grace Kelly, la diva del cinema che rinunciò alla sua carriera e alle lusinghe dello star-system per sposare Ranieri III di Monaco, asceso al trono del piccolo stato monarchico nel 1949.
Presentato fuori concorso, Grace di Monaco si concentra su una porzione temporale ristretta della vita della protagonista, una manciata di mesi di un anno cruciale per la principessa, il 1962: sullo sfondo di una sempre più intricata e complessa crisi internazionale, la donna si ritrovò infatti a decidere del suo futuro, combattuta fra il desiderio di recuperare la sua carriera di attrice ad Hollywood e le rigide imposizioni dettate dalle regole di corte e dagli equilibri politici. Mentre i rotocalchi internazionali tratteggiavano la sua storia con toni fiabeschi, nelle sontuose stanze reali si consumava il dramma di una giovane donna posta di fronte a un bivio, protagonista di una vita che sembrava vincolare il suo spirito e le sue ambizioni.

Dopo aver raccontato la vita di un’altra icona femminile del Novecento (Edith Piaf ne La vie en Rose) Olivier Dahan torna a disegnare il ritratto di un carismatico personaggio femminile, cercando di evidenziare le contraddizioni, le insicurezze e gli elementi di forza della sua protagonista: tuttavia il film – concepito come una “fiaba moderna” – punta tutto su una rappresentazione ultra-patinata, che gioca in particolare sulla ricostruzione iconica e sulla fascinazione estetica e Grace di Monaco, più che un autentico percorso nel travaglio emotivo della protagonista, sembra inseguire l’immagine del mito, senza interessarsi troppo di restituire freschezza, originalità e umanità alla storia.
Algido e contemplativo, il film segue la fragile e inquieta ‘Gracie’ accompagnandola nel viaggio che la porterà a smettere i panni della diva e a trasformarsi in una personalità con un preciso peso politico: l’impianto narrativo al centro del progetto infatti è tutto calibrato attorno al ruolo di primissimo piano che la principessa avrebbe ricoperto nella risoluzione degli attriti fra il Principato di Monaco e la Francia di De Gaulle, che minacciava di voler imporre il sistema fiscale francese allo Stato monegasco e di volerne annettere coattivamente il territorio.
Accolto tiepidamente dalla stampa, Grace di Monaco ha invece catalizzato negativamente le attenzioni della famiglia Grimaldi, che ha manifestato apertamente la propria disapprovazione nei confronti del film, sostenendo la poca aderenza alla realtà dei fatti riportati e la generale natura commerciale di tutto il progetto: una dichiarazione di boicottaggio che in realtà non sembra aver danneggiato il film, che anzi dalle resistenze di corte ha guadagnato un notevole riscontro mediatico.

A vestire i panni della diva ribattezzata da Hichcock “ghiaccio bollente” c’è una delle dive della Hollywood contemporanea, una Nicole Kidman indubbiamente capace ma in verità non eccessivamente convincente: sembra esserci in effetti un comune denominatore che caratterizza l’intero sviluppo della pellicola, nella quale all’attenzione e alla perizia con cui si è proceduto nel tentativo di riprodurre un’immagine accurata degli ambienti e dei personaggi non corrisponde una altrettanto coinvolgente costruzione narrativa. Il tono del racconto è monocorde, la parabola sul sacrificio e sulle conseguenze che derivano dalle proprie responsabilità non si fa mai davvero avvincente e il film – che vorrebbe raccontare “la storia romantica” della vita della principessa di Monaco – finisce per trasformarsi in un melò un po’ stentato, che fatica a trovare compiutezza e che si impantana in un ritratto da cartolina decisamente retorico, artificiale e poco persuasivo.

Info
Il trailer di Grace di Monaco.
Grace di Monaco sul sito della Lucky Red.
Grace di Monaco sul sito del Festival di Cannes.
Una clip tratta da Grace di Monaco.
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