Incompresa

Incompresa

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Anche in un lavoro normalizzato rispetto ai precedenti Scarlet Diva e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, Asia Argento non rinuncia a inquadrature dichiaratamente “sbagliate”, a deflagrazioni pop, a esasperazioni del linguaggio, a una recitazione spesso caricaturale, sbalestrata, fuori da ogni regola. Incompresa è stato presentato a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard.

Aria!

Aria, nove anni, deve affrontare la separazione molto violenta dei suoi genitori. In mezzo alle loro controversie, accantonata dalla sue sorellastre, non si sente amata… Sballottata da uno all’altra, si aggira per la città con la sua borsa e il suo gatto nero. Fronteggiando la disperazione, cerca di preservare la propria innocenza… [sinossi]
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“Se vi ho raccontato questa storia, non è stato per fare la vittima, ma per far sì che poteste conoscermi un po’ meglio. E forse, ora che sapete, sarete un po’ più gentili con me”. Si cela un microcosmo a se stante nello sguardo in macchina della piccola Aria/Giulia Salerno e nel monologo che irrompe sullo schermo quando già sono partiti i titoli di coda del film. Non vuole essere compatita, Aria, e lo stesso discorso vale ovviamente anche per quello che può essere considerato il suo alter ego nella realtà, Asia Argento. Per quanto si sia sforzata in ogni occasione pubblica di smentire qualsiasi tipo di autobiografismo tra le pieghe di Incompresa, la Argento (giunta alla sua terza avventura sulla lunga distanza da quando ha deciso di passare occasionalmente anche dall’altra parte dell’obiettivo, dopo Scarlet Diva e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa) è senza ombra di dubbio l’incompresa numero uno del cinema italiano contemporaneo, sia per caso che per scelta ponderata.
Incompresa perché da sempre considerata emanazione di papà Dario e mamma Daria, incompresa perché utilizzata come sex symbol dalle pose spudoratamente maudit quando era ancora poco più che adolescente – le copertine di settimanali come Max, i ruoli in opere come B. Monkey, i pettegolezzi del gossip più morboso e senza morale –, incompresa infine anche nella sua ricerca di una propria personale dignità artistica, slegata da legami di sangue e contrapposta spesso allo schematismo di un’arida realtà produttiva come quella italiana.

La sua inadattabilità a un tessuto culturale al quale palesemente non riesce ad aderire la si è avvertita con forza anche nel post-visione di Incompresa alla sessantasettesima edizione del Festival di Cannes, dove il film era inserito all’interno della sezione competitiva Un Certain Regard: la stampa italiana ha nella maggior parte dei casi preso le distanze dall’opera della Argento, puntando l’accento su questo e su quel difetto, mentre le critiche “straniere” (in particolar modo quelle anglosassoni) l’hanno accolta con convinzione, tributandole per di più un lungo applauso al termine della proiezione nella Salle Debussy. Una discrepanza di giudizio che sottolinea la distanza che intercorre tra lo sguardo italiano sul cinema nostrano e il modo in cui viene recepito all’estero. Incompresa è infatti senza dubbio un’opera imperfetta, che trabocca di una voglia di affabulazione spropositata rispetto alla materia da portare in scena, ma quando sbaglia lo fa per eccesso, mai per sterilità di sguardo o mancanza di inventiva.
Anche in un lavoro normalizzato rispetto ai precedenti Scarlet Diva e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (quest’ultimo tratto dal romanzo autobiografico di Laura Albert, nota con il nom de plume J.T. Leroy), la Argento non rinuncia a inquadrature dichiaratamente “sbagliate”, a deflagrazioni pop, a esasperazioni del linguaggio, a una recitazione spesso caricaturale, sbalestrata, fuori da ogni regola. Il problema è che ciò che dovrebbe in tutta semplicità essere letta come una personale via estetica viene bollato come “incapacità”: si può e si deve criticare un film come Incompresa, in cui il coming-of-age viene tratteggiato in maniera non sempre accurata e il gioco che vede i genitori di Aria rimbalzarsi l’un l’altra la bambina senza alcun senso di dovere e giustizia si fa inevitabilmente ripetitivo, schiacciando anche le soluzioni più brillanti, ma non si può negare ad Asia Argento uno sguardo personale, sincero, perfino puro su ciò che deve prendere corpo sulla scena.

Il grottesco che deflagra in Incompresa, tra i gesti apotropaici di Gabriel Garko, le sfuriate fuori di senno di Charlotte Gainsbourg e sketch come quello che vede protagonista il guardiano del palazzo in cui vive la piccola Aria, è sbrindellato ma non per questo privo di interesse. Anche la regia della Argento, a suo agio nel far recitare i bambini – l’intero film è visto con gli occhi dei nove anni di Aria, protagonista immersa nella Roma del 1984 –, non dimostra di aver ancora raggiunto la dovuta maturità, ma nonostante tutto viene naturale difendere un film fragile, luminoso, naïf (i vezzi indie, l’utilizzo del ralenti, la sovraesposizione della pur ottima colonna sonora), eppure profondamente sincero.
Meno straziato e umorale di Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (a tutt’oggi il suo lavoro più riuscito), Incompresa conferma in ogni caso il talento, ancora irrequieto e privo di una forma compiuta, di Asia Argento. Con la speranza che, prima o poi, la si inizi a capire…

Info
Il trailer di Incompresa.
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