Surrounded

Arriva in sala Surrounded, l’home invasion diretto dagli esordienti Laura Girolami e Federico Patrizi. Una buona costruzione dell’atmosfera viene svilita da una sceneggiatura povera di spunti.

Is there anybody home?

Ventiquattro ore nella vita di una giovane insegnante dopo che il marito, un avvocato, si assenta per un viaggio di lavoro. Rimasta sola nella sua villa di campagna completamente isolata, la donna inizia a essere perseguitata da invisibili e inafferrabili presenze, che la assedieranno sempre più con il sopraggiungere della notte. Riuscirà la donna a vedere la luce del giorno dopo? [sinossi]

Il cinema dell’orrore e dell’angoscia, è cosa risaputa, non fa più parte delle logiche produttive del sistema-cinema italiano, o di quel che ne rimane. Anche episodi come Paura 3D, nonostante siano nati in seno a realtà consolidate come Medusa, non sono riusciti a scalfire il pesante marmo di una realtà sempre più asfissiante, dimentica delle necessità del popolare e adagiata su una prassi che non può che portare, per sua stessa natura, a una cancrena progressiva e inesorabile. La colpa è ovviamente da distribuire in eque porzioni: fra dissesti economici, cecità produttive, ingarbugliate logiche della distribuzione, bradipismi intellettuali, preventive bocciature critiche, la Settima Arte di stanza nel Belpaese ha affossato nell’ultimo quarantennio ogni timido tentativo di (ri)nascita del cinema di “genere”.
Una scelta solo apparentemente involontaria che ha costretto de facto i registi interessati a questa tipologia di film ad appartarsi, staccandosi dal liso cordone ombelicale dell’industria – o delle macerie che ancora rimangono visibili – per cercare condotti d’aria altrove, nell’indipendenza e nell’autoproduzione.

Tutti i casi cinematografici più interessanti degli ultimi anni, se si eccettua la già citata fiaba nera dei Manetti Bros., sono stati portati a termine senza che il (supposto) gotha del cinema italiano se ne rendesse minimamente conto. Nomi come Lorenzo Bianchini, Ivan Zuccon, Sebastiano Montresor, Domiziano Cristopharo e Raffaele Picchio non fanno parte – e forse non ne faranno mai – di quel circolo ristretto in cui il cinema nostrano tende con frequenza ad auto-assolversi, gettando discredito sempre su qualcun altro o su qualcos’altro, provando a rifuggire dalle proprie responsabilità. Chissà quale sarà il destino di Laura Girolami e Federico Patrizi, autori con Surrounded della loro opera prima, che raggiunge le sale grazie alla distribuzione della Explorer Entertainment.
Surrounded è prodotto da Gabriele Albanesi, già regista de Il bosco fuori e Nelle fauci di Ubaldo Terzani (ribattezzato Ubaldo Terzani Horror Show), e produttore di Fantasmi, collage di ghost-story pronto a essere nuovamente editato in una versione leggermente rivista con il titolo Paranormal Stories: è da apprezzare il modo in cui Albanesi non si stia accontentando di portare a termine le proprie creature – e in fase di elaborazione la sua opera terza, Kid in the Box, sequel de Il bosco fuori – ma si muova in direzione di una vera e propria factory.
In questo senso Surrounded sembra promettere un futuro tutt’altro che banale: Girolami e Patrizi dimostrano di avere una sensibilità non indifferente nella messa in scena dell’orrore. La costruzione dell’angoscia in Surrounded è senza dubbio alcuno l’aspetto più riuscito della messa in scena: costretti a lavorare su un solo personaggio rinchiuso in uno spazio definito, i due registi muovono la camera con destrezza, lavorano senza timore sul fuori campo, sfruttano con intelligenza le zone oscure del quadro. Coadiuvati dall’intensa interpretazione della protagonista Tatiana Luter, Girolami e Patrizi compongono un piccolo saggio sul terrore, senza dover ricorrere – se non quando strettamente necessario – alla stanca prammatica di genere.

Laddove il film viene clamorosamente meno, svilendo in gran parte il lavoro sulla messa in scena portato avanti con meticolosa attenzione, è sotto l’aspetto narrativo: intenzionati a non cedere mai alle lusinghe del sovrannaturale, anche quando questo sembra poter esplodere sullo schermo con tutta la sua potenza visionaria, i due registi (ma anche sceneggiatori e montatori) costringono Surrounded a scendere a patti con una storia senza alcuno spiraglio di originalità, banale nella sua conclusione, forzata in maniera quasi insopportabile nel “colpo di scena”. Una caduta di tono e di stile che depaupera l’intero impianto visivo, scaraventando Surrounded dalle parti del thriller estivo di medio cabotaggio, home invasion senza troppi guizzi, pronto a essere dimenticato in fretta.
Un destino su cui pesa come un macigno anche il pessimo doppiaggio portato a termine per l’uscita nelle sale italiane – il film è girato in inglese. Ma questa non è una novità, e non solo per il cinema di genere…

Info
Il sito ufficiale di Surrounded.
Surrounded su Facebook.
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