Songs from the North
di Yoo Son-mi
La regista sudcoreana Yoo Son-mi compie, in Songs from the North, un viaggio nella Corea del Nord, per cercare di stabilire un contatto con il “nemico”. In concorso a Locarno 2014 nella sezione Cineasti del Presente.
Il padre eterno e i suoi figli
Intrecciando le riprese di tre viaggi della regista in Corea del Nord con canzoni, spettacoli, cinema popolare e filmati d’archivio, Songs from the North getta uno sguardo differente su questa enigmatica nazione, solitamente presentata attraverso la lente deformante della propaganda sciovinistica e della satira derisoria. Sfidando il significato di libertà, amore, patriottismo e, in ultima analisi, la condizione umana, il film tenta di spiegare, con le loro parole, la psicologia e l’immaginario popolare dei coreani del Nord, come pure l’ideologia dell’amore assoluto, che continua a guidare il paese verso un futuro incerto. [sinossi]
Nel corso dei decenni la Corea del Nord è stata vista dall’Occidente nei modi più disparati: c’è chi l’ha demonizzata senza mezzi termini, arrivando a considerarla uno dei vertici de “l’asse del male” (citando il termine utilizzato da George W. Bush nel 2002), chi l’ha ritenuta un avamposto della lott contro il Capitalismo, chi ne ha subito il fascino pur non condividendone le scelte politiche. Ma il vero punto che accomuna le più disparate riflessioni sul piccolo stato asiatico è che nella stragrande maggioranza dei casi la Corea del Nord rimane una realtà completamente oscura, sconosciuta, della quale non filtra all’esterno che una flebile eco. L’isolamento dal resto del mondo, determinato da Kim Il-sung e sempre più radicalizzatosi dopo il crollo del blocco sovietico, ha contribuito a rendere la Corea del Nord una delle nazioni più misteriose, al di fuori di qualsiasi prassi politica. Se questo rebus geopolitico ammalia molti occidentali, l’intrico di pensieri, sinapsi ed emozioni che possono attraversare la mente di un abitante della Corea del Sud sono solo lontanamente immaginabili. Anche per questo appare essenziale un’opera come Songs from the North, primo lungometraggio diretto dalla regista sudcoreana Yoo Son-mi, che ha trovato ospitalità al Festival Internazionale del Film di Locarno all’interno della sezione Cineasti del Presente. Yoo, figlia di un sudcoreano piuttosto anomalo – al momento dello scoppio della guerra di Corea, viste le sue simpatie comuniste, fu tentato di andare a combattere a fianco dei “fratelli del nord”, atto impedito solo dal timore di lasciare la madre in gravi difficoltà economiche –, ha compiuto tre viaggi oltre il confine, sempre armata della propria videocamera. Viaggiando come turista ha potuto permettersi riprese solo nei luoghi e nelle modalità concesse dalla dittatura comandata oggi da Kim Jong-un, il che non le ha ovviamente consentito di indagare a fondo sulla realtà nordcoreana, tanto più che buona parte delle donne e degli uomini con cui si è confrontata rifuggivano qualsiasi domanda diretta sulla situazione politica o sulla memoria del “padre eterno” (questo il modo con cui viene ricordato Kim Il-sung che, è forse il caso di ricordarlo, è tuttora considerato il Presidente della Repubblica Popolare di Corea, pur essendo morto nel 1994). Il vero scarto di senso di Songs from the North non è dunque da rintracciare negli incontri di Yoo o nei parchi, nelle vie e nei palazzi da lei ripresi, elementi che al massimo potrebbero funzionare per assenza (proprio il non filmabile è il senso della Corea del Nord, ciò che non può essere materialmente mostrato è l’immagine che ne sintetizza la peculiarità), ma piuttosto nella scelta di organizzare il montaggio sfruttando la memoria ufficiale e accettata del paese: Songs from the North si articola dunque attraverso spezzoni di film nordcoreani, stralci di canzoni, frammenti di programmi televisivi locali, riprese di spettacoli teatrali. Un melting pot dell’immaginario nordcoreano che irrompe sullo schermo con una potenza irrefrenabile, e nel quale si condensa forse il vero senso della vita a Pyongyang e dintorni. Tra un bambino che piange disperato la propria vergogna verso il padre che ha “tradito il Paese”, urlando al contempo l’amore per il generale che lo ha perdonato e gli ha permesso di continuare gli studi, l’enfasi collettiva con cui è vissuto il lancio di un missile nello spazio, le sequenze chiave di alcuni dei grandi classici del cinema nordcoreano – altro universo sconosciuto anche alla maggior parte degli appassionati in occidente –, Songs from the North riesce a trovare una propria compiutezza, aprendo una breccia pur minima nel muro che la Corea del Nord si è costruita attorno, aiutata e rinforzata in tal senso da un mondo che preferisce continuare a isolarla, aspettando il momento in cui inevitabilmente crollerà per spartirsi i resti. Un destino finora rimandato di anno in anno, di decennio in decennio, ma con cui bisognerà necessariamente iniziare a fare i conti. Un’opera di riconciliazione, di scoperta e conoscenza, dovrà (è altrettanto inevitabile) essere coordinata dalle arti, il cinema in testa. Songs from the North compie un passo nella direzione giusta.
Info Songs from the North sul sito del Festival di Locarno.
- Genere: documentario
- Titolo originale: Songs from the North
- Paese/Anno: Corea del Sud, Portogallo, USA | 2014
- Regia: Yoo Son-mi
- Fotografia: Yoo Son-mi
- Montaggio: Yoo Son-mi
- Produzione: Rosa Filmes
- Durata: 72'