One Day Since Yesterday: Peter Bogdanovich & the Lost American Film

One Day Since Yesterday: Peter Bogdanovich & the Lost American Film

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Tributato di una rentrée in grande stile a Venezia fuori concorso con She’s Funny That Way, Peter Bogdanovich è al centro anche di un documentario, One Day Since Yesterday, sulla sua vicenda artistica e personale. Classico e senza guizzi, ma fonte di curiosità sulla seconda parte della carriera dell’autore.

Una sconfinata giovinezza

La storia del film …e tutti risero (1981), diretto da Peter Bogdanovich e presentato a Venezia nel 1981. Il film fu fin dagli esordi segnato dalle difficoltà perché coinvolto in sfortunate vicende distributive. Venne riscoperto e amato da registi come Quentin Tarantino, Wes Anderson e Noah Baumbach. One Day Since Yesterday racconta anche l’amore di Bogdanovich per Dorothy Stratten, attrice protagonista di …e tutti risero, scelta da Bogdanovich per la parte sottraendola al mondo di Playboy e offrendole così una valida carriera alternativa, ma uccisa per gelosia dall’ex marito mentre il regista stava lavorando al montaggio del film. [sinossi]

Premessa. Il titolo completo del documentario di Bill Teck dedicato a Peter Bogdanovich è One Day Since Yesterday: Peter Bogdanovich and the Lost American Film. Il titolo è traditore, poiché del “film americano perduto” si parla davvero poco. O meglio, è un costante modello che inevitabilmente è accostato alla figura di Bogdanovich, soprattutto nella sua prima fase di carriera fino alle soglie degli anni ’80, ma analisi, riflessioni e ragionamenti sull’epoca dei generi e degli studios classici e del suo rapporto con l’arte di Bogdanovich non sono poi così presenti nel film di Bill Teck. Il centro d’interesse è un altro, non meno interessante, ovvero la seconda parte della carriera di Bogdanovich, che l’ha condotto in un oscuro cono d’ombra almeno fino a questa rentrée in grande stile al Festival di Venezia. She’s Funny That Way, commedia slapstick dai ritmi indiavolati, presentato fuori concorso, è infatti una delle cose migliori viste quest’anno in Laguna, e in molti si sono chiesti perché non dovesse correre per il Leone d’Oro nella selezione ufficiale. E’ una scelta che in qualche modo riconferma un diffuso atteggiamento dell’establishment verso Bogdanovich, che ormai è dato per archiviato, un pezzo di storia del cinema da celebrare e niente più, benché al momento abbia “solo” 75 anni (che direbbe De Oliveira di questa musealizzazione “precoce”?).

In One Day Since Yesterday Bill Teck è più interessato a raccontare questo, ovvero il progressivo vicolo cieco in cui il povero Bogdanovich si è ritrovato a partire dal 1980, anno del tanto divertente quanto sciagurato E tutti risero, film segnato dalla tragica uccisione di Dorothy Stratten. Nella sua classica struttura di ascesa e caduta, la parabola personale di Bogdanovich presenta però aree di sfortunata originalità. Raramente infatti è accaduto che la carriera di uno dei migliori autori di una generazione fosse stroncata da una tragedia personale tanto violenta. Dorothy Stratten era una pin-up ventenne, playmate dell’anno, che nel 1980 faceva il suo esordio al cinema in E tutti risero. Pochi sapevano sul set che fosse anche la compagna di Bogdanovich. L’ex-marito di lei, pazzo di gelosia e invidia, la uccise barbaramente a riprese ultimate (pochi anni dopo, nel 1983, la vicenda servirà da soggetto per un brutto film di Bob Fosse, Star 80), ma con il montaggio e la postproduzione ancora da portare a termine.
Il film di Bill Teck racconta tutto questo con dovizia di particolari, ricorrendo per lo più a interviste alle persone più care dell’entourage dell’autore (le figlie, la sorella, Cybill Shepherd, Ben Gazzara, Robby Muller, Colleen Camp, Louise Stratten…), ma anche utilizzando materiali di prima mano, con atteggiamento da cinefilo tarantiniano. Manifesti, articoli di giornale d’epoca, filmati inediti di backstage… La lavorazione di E tutti risero è ampiamente raccontata, e non a caso. E’ lì infatti, in quel tragico volgere degli eventi, che si è deciso il destino anche artistico di Peter Bogdanovich. Il quale terminò il montaggio del film con il lutto freschissimo della Stratten da elaborare, ricomprò il film e lo distribuì per conto proprio. Una prima dichiarazione di guerra al sistema che estromise definitivamente l’autore dall’industria dopo le ulteriori traversie di Dietro la maschera (1985). Da lì in poi, una carriera-ombra, che finisce per ragioni alimentari addirittura nel cinema distribuito direttamente in home video.

Bill Teck racconta bene la fiamma di un successo che brucia in pochissimi anni, dall’ammirazione di tutti alla sovrabbondanza produttiva e sovraesposizione mediatica lungo tutti gli anni Settanta, fino al rovescio dei successivi 30 anni di carriera. Lo fa tramite gli strumenti di un documentario iper-convenzionale, in cui come spesso accade nel documentario specialistico americano tutto è meraviglioso, tutti si amano, nessuno si odia e i lutti sono elaborati coi toni enfatici di un melodramma. E’ Hollywood che manda in scena se stessa e che racconta se stessa, in una visione edulcorata dove anche le relazioni personali non sono mai traumatiche.
Un documentarista a tutto tondo si sarebbe fatto qualche domanda in più, ad esempio, sul destino di Dorothy Stratten e sulla figura inquietante dell’ex-marito omicida, e magari avrebbe affondato il coltello con maggiore decisione in tutto quel sottobosco cinematografico da cui in fin dei conti la Stratten proveniva, e che Bogdanovich ha più volte rasentato nella sua carriera. Così come avrebbe dedicato qualche affondo più significativo al successivo matrimonio tra Bogdanovich e la sorella di Dorothy, Louise, che ha anche sceneggiato con lui She’s Funny That Way. Ma One Day Since Yesterday si colloca in un altro territorio, quello del documentario celebrativo in cui i drammi dell’autore sono comunque più importanti delle tragedie dei suoi comprimari, in cui il dolore dell’autore ha una sorta di “valore aggiunto” a prescindere, e i suoi sentimenti non hanno ombre.
Se avesse una durata minore e una qualità visiva più scadente, il film di Teck sarebbe poco più di un contributo-extra di un dvd. Tuttavia, conserva il grande merito di suscitare grande curiosità per tutti i film che Bogdanovich ha realizzato dal 1985 in poi, alcuni pressoché irreperibili e dispersi nel “mercataccio” dell’home video. Operazioni spesso alimentari, ma solo tramite un loro recupero è possibile tracciare un percorso esaustivo della carriera del loro autore. A cominciare proprio da E tutti risero, di cui ricordiamo passaggi televisivi a rotazione per anni interi nelle tv private italiane, secondo la logica del riempitivo qualsiasi che spesso regola i palinsesti locali.

Info
La scheda di Once Day Since Yesterday sul sito della Biennale
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