The Postman’s White Nights
di Andrej Končalovskij
A sparigliare le carte del Concorso e della corsa al Leone d’oro ci pensa Andrej Končalovskij con The Postman’s White Nights, amaro ritratto di un mondo morente, di una Russia che sta scomparendo. Un film fatto di quadri fissi e pochi movimenti di macchina, di ambienti e personaggi reali, di paesaggi sublimi e di interni claustrofobici. La vodka, il cianciolo, la strega kikimora, un gatto magnifico, una scuola abbandonata…
Madre Russia
In un villaggio russo dimenticato dal resto del mondo, l’unico modo per raggiungere terre abitate è quello di attraversare il lago. L’unico contatto che gli abitanti hanno con il mondo esterno è rappresentato da un postino che fa la spola. Nonostante la presenza di una base aeronautica vicina, gli abitanti dei dintorni vivono come se fossero nell’era neolitica. Non hanno governo, servizi sociali o lavori. Una donna, di cui il postino è innamorato, lascia la vita del villaggio e va a vivere in città. La barca del postino si rompe e lui non può più consegnare la posta. Il modo in cui era scandita la sua vita è rovinato. Segue la donna in città, ma dopo non molto torna al villaggio senza un reale motivo… [sinossi]
Sono imprevedibili le traiettorie del cinema di Andrej Končalovskij, regista scoperto e riscoperto con Storia di Asja Kljacina che amò senza sposarsi (1966), capace di attraversare l’oceano e di saltabeccare da Zio Vanja a Maria’s Lovers, da A trenta secondi dalla fine al Tango & Cash di Stallone e Kurt Russell, dall’improbabile Lo Schiaccianoci in 3D al fresco e vitale The Postman’s White Nights, pellicola che sembra poter sparigliare le carte del concorso ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia 2014 e di chiudere una carriera già importante con un prezioso colpo di coda.
Più russo che sovietico, moderatamente nostalgico, Končalovskij cattura con la sua ultima pellicola un microcosmo destinato a sparire, a dissolversi, sovrastato dai cambiamenti epocali della Federazione Russa. E recupera uno sguardo quasi fanciullesco, un cineocchio vitale, vergine, puro. Nella costruzione a quadri fissi di The Postman’s White Nights, inframezzata da alcuni coerentissimi movimenti di macchina (l’immersione nel favoloso territorio della strega kikimora, il focoso e rivelatore confronto con i pescatori), possiamo rintracciare suggestioni di un cinema storicizzato – viva e fulgida è la lezione di Tarkovskij – e di un cinema in divenire, in perfetto equilibrio tra un realismo magico e un documentarismo poetico. The Postman’s White Nights è la scoperta di luoghi reali e di luoghi cinematografici, di un passato rimpianto (la scuola abbandonata e cadente, il risuonare di un inno imponente) e di un futuro impossibile (il disfacimento della comunità rurale e l’invadenza della Russia putiniana, tra martellanti trasmissioni televisive e cocktail imbevibili). Una pellicola stralunata, abitata da personaggi reali, accompagnata da una scrittura che suggerisce, che sussurra, che sequenza dopo sequenza riesce a farci sentire il peso di un’insopportabile e claustrofobica solitudine.
Končalovskij riesce a tratteggiare i confini di un mondo già in dissolvenza, ne fissa indelebilmente lo splendore (gli esterni sul lago Kenozero, dal primo all’ultimo fotogramma) e i lati oscuri (le angolazioni delle riprese d’interni, via via sempre più opprimenti). The Postman’s White Nights ci prende per mano e ci conduce in un’altra dimensione, dalla strega kikimora, facendoci riassaporare lo stupore di quando eravamo bambini. E come la kikimora, essere malvagio e annunciatore di sventure, Končalovskij mette in scena la fine, la morte. Mette in scena il peso soverchiante di quel razzo che attraversa il cielo, l’amore segreto del postino Aleksei che abbandona il lago, l’impossibilità di vivere in città, l’indifferenza dei militari, del potere centrale, le ciabatte che ogni giorno ci aspettano ai piedi del letto. Il cinema contemplativo di The Postman’s White Nights vive in un ammirevole equilibrio tra realtà e poesia, tra passato e futuro, tra illusione e pragmatismo. Le vodke di quando ero bambino non torneranno più…
Info
The Postman’s White Nights sul sito della Mostra del Cinema di Venezia.
The Postman’s White Nights sul sito di Andrei Konchalovsky.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna
- Paese/Anno: Russia | 2014
- Regia: Andrej Končalovskij
- Sceneggiatura: Andrej Končalovskij, Elena Kiseleva
- Fotografia: Aleksandr Simonov
- Montaggio: Sergei Taraskin
- Interpreti: Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko
- Colonna sonora: Ėduard Nikolaevič Artem’ev
- Produzione: Production Center of Andrei Konchalovsky
- Durata: 90'