Necropolis – La città dei morti

Necropolis – La città dei morti

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Rispetto ad altri casi di found footage più o meno mediocri riscontrati recentemente nel genere horror, Necropolis – La città dei morti di John Erick Dowdle possiede un’originalità di fondo e un rapporto simbiotico con le location, tali da renderlo spettacolo godibile.

Alchimia, unica via!

Scarlett è un’archeologa urbana esperta di alchimia che, seguendo le orme paterne, è in cerca della pietra filosofale. Una spedizione quasi mortale in Iran le consente di scoprire un antico artefatto che contiene la chiave per decifrare quel che nessuno è mai riuscito a decifrare, consentendole di identificare con buona precisione la localizzazione di una stanza segreta nell’intricato cunicolo di catacombe che si trova sotto Parigi. La spedizione, che conta anche un gruppo di esperti dei cunicoli sotterranei, ben presto rivelerà la sua natura di viaggio che non prevede un ritorno… [sinossi]

A ridosso degli schemi sempre più abusati del cosiddetto found footage, capita ogni tanto di imbattersi nella scheggia impazzita, nel film in cui tale ricetta risulta arricchita con ingredienti originali o comunque capaci di creare una genuina suspance. Ci sembra che sia proprio questo il caso di Necropolis – La città dei morti, horror diretto da John Erick Dowdle in maniera fin troppo scanzonata ma non priva di qualche felice intuizione. La ricerca di originalità appare evidente sin dal prologo, che vede la protagonista Scarlett impegnata in una difficile missione nelle grotte dell’Iran. Minacciata, nella circostanza, da un’imminente esplosione e dalle possibili ritorsioni di spietati fondamentalisti islamici, l’atletica e bella studiosa che anche nel prosieguo della storia darà l’impressione di essere apparentemente indistruttibile, neanche fosse il clone di Lara Croft, si sobbarca da tempo tali rischi perché ha un obiettivo non trascurabile: trovare la leggendaria pietra filosofale. La tappa successiva di questa sua ossessione, ereditata dal padre, è Parigi, dove in base ai ritrovamenti effettuati in Medio Oriente lei pensa che possa esserci la soluzione del mistero. E qui viene il bello. Scordatevi, infatti, lo stile sciatto e le trovate a buon mercato di Catacombs – Il mondo dei morti, altro horror diretto nel 2007 da Tomm Coker e David Elliot: il trasgressivo rave nelle catacombe sottostanti la capitale transalpina era lì il viatico di un’avventura magari sanguinolenta, ma assai prevedibile e piena di luoghi comuni. Con Necropolis – La città dei morti, pur essendo l’ambientazione in parte simile, il cambio di registro è fortunatamente evidente…

Quei tenebrosi sotterranei, che già fecero la fortuna di tanti feuilletons ottocenteschi, appaiono ora trasformati nel palcoscenico ideale di un delirante tragitto, orientato a far sprofondare i protagonisti sempre più in basso; sebbene a spalancarsi di fronte a loro sia non tanto uno spazio reale, quanto piuttosto una dimensione alternativa ed estranea alle stesse leggi fisiche conosciute dall’uomo. Le torce e le videocamere che aprono squarci di luce in questo spaventoso universo ctonio rappresentano, una volta tanto, un buon escamotage per quel fecondo sottogenere dell’horror che più volte, di recente, abbiamo visto scadere nel ridicolo. Oddio, a esser sinceri non mancano le piccole incongruenze o le cadute di stile, come certe citazioni dantesche inserite un po’ a casaccio nella sceneggiatura. Ma sia a livello di script che nell’uso registicamente intelligente delle location sono i meriti a prevalere. John Erick Dowdle rispetto a lavori precedenti come Quarantena mostra indubbiamente una crescita, dominando, peraltro, una materia molto più affascinante del solito: ci sono leggi alchemiche, cavalieri templari mummificati e pronti a tornare in vita, cavità sommerse, creature animate da sortilegi e sensi di colpa affioranti dal passato dei protagonisti, nell’ampio ricettario dei pericoli, delle sinistre epifanie e degli enigmi da decifrare, coi quali quel complesso sistema di condotti sotterranei ha uno stretto rapporto. Tra claustrofobia e casi di completo straniamento spaziale, i corpi e le menti dei protagonisti si troveranno a viaggiare in una realtà capovolta dove l’avanti e il dietro, il sopra e il sotto, finiranno per assumere un’importanza relativa. E in questa ammiccante parafrasi di tradizioni e simboli legati all’alchimia, lo spettatore può star certo che fino all’apertura del fatidico tombino le catacombe di Parigi continueranno a offrire emozioni e brividi a non finire.

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