Onde Road

Con Onde Road l’esordiente Massimo Ivan Falsetta racconta, a metà tra finzione ultra-pop e documentario, la storia delle “radio libere”. Un lavoro che viene naturale difendere, nonostante alcuni limiti evidenti.

Radio Free Calabria

Awanagana, speaker storico di Radio Montecarlo, con un atto terroristico ma romantico blocca tutte le frequenze delle radio moderne. Una fantomatica speaker (Francesca Zavettieri), nascosta chissà dove in Calabria, inonda l’etere con trasmissioni di repertorio nazionali degli anni settanta e ottanta. Federico l’Olandese Volante, capo della censura futuribile (un corpo speciale dei servizi segreti), non può tollerare un simile affronto e invia l’agente Barbara Bi (Barbara Cambrea) a setacciare la Calabria, alla ricerca della misteriosa speaker e anche di se stessa. Un viaggio di sola andata nel favoloso mondo delle radio libere, in cui capiterà di tutto e ascolteremo di tutto (rigorosamente contenuti originali), tra balli, risate, incontri ravvicinati con alieni (Fabrice Quagliotti dei Rockets) e un finale persino oltreoceano, a New York. [sinossi]

La storia delle cosiddette “radio libere” in Italia ha delle date ben precise. Il 28 luglio 1976, la sentenza 202 della Corte Costituzionale liberalizza la diffusione via etere a livello locale, eliminando di fatto il monopolio di Stato. In quello stesso 1976, sotto la direzione di Piero Scaramucci, nasce a Milano Radio Popolare, mentre a Bologna, da febbraio (prima, dunque, della sentenza) è attiva Radio Alice, emittente “d’intervento politico militante”. Il 24 maggio del 1977 un’altra voce storica della sinistra nasce a Roma, con Radio Onda Rossa, e vicino ad Autonomia Operaia si posizionano anche la patavina Radio Sherwood (1977) e la fiorentina Controradio (1975). Tutte queste esperienze, anche quelle più prossime alla lotta rivoluzionaria, sono in qualche modo in debito con Radio Monte Carlo, la clandestina voce italiana (di carattere per niente ideologico ma, al contrario, prettamente commerciale) che a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta iniziò a diffondere buona parte di quella musica che la Rai preferiva tralasciare. Grazie a Radio Monte Carlo arrivarono nelle radio degli italiani anche alcuni speaker che avrebbero segnato in maniera indelebile l’evoluzione radiofonica nazionale. La loro anagrafe veniva stravolta per dare vita a nomi d’arte bizzarri e difficili da scacciare dalla mente: Antonio Costantini divenne Awanagana, Friedrick Van Stegeren si trasformò magicamente in Federico l’Olandese Volante.

Di quel periodo storico, in realtà, il cinema si è spesso occupato in maniera solo accidentale. Se si esclude I Love Radio Rock di Richard Curtis, che si ispira alle vicende della britannica – ma in realtà apolide – Radio Caroline, solitamente il tema delle radio libere viene affrontato a corollario di un percorso che si muove in altre direzioni. È così per Radiofreccia di Luciano Ligabue (che si riferisce labilmente alla Radio King di Correggio), e anche a ben vedere per Lavorare con lentezza di Guido Chiesa, in cui prende corpo anche la vicenda di Radio Alice. Un film come Onde Road, quindi, sembra provenire da un tempo perduto.
Per questo, forse, Massimo Ivan Falsetta non parla dell’oggi: da un lato ripercorre ciò che fu, attraverso interviste agli speaker calabresi (in massima parte) che vissero sulla loro pelle la vita quotidiana di una radio libera; dall’altro sposta l’azione in un futuro ipotetico, in cui il Potere viene messo in crisi da una terrorista “vocale” che diffonde nell’etere le registrazioni delle radio locali del passato. Passato e futuro che dialogano e lottano tra loro, in barba a un presente che non viene mai realmente affrontato.

Ha delle qualità interessanti, l’esordio di Falsetta: Onde Road è un film indipendente nell’accezione più pura del termine, e si articola attraverso un linguaggio mai realmente codificato. Come le radio libere, anche il montaggio di Onde Road è slabbrato, effimero, innaturale nel ritmo, quasi istintivo. Una scelta coraggiosa, e che denota anche una notevole conoscenza del mezzo, e del significato che assume il suo utilizzo in un racconto simile. Anche gli sprazzi pop che si diffondono qua e là durante la narrazione raggiungono spesso il bersaglio: in questo senso l’apparizione di Fabrice Quagliotti dei Rockets è lisergica al punto giusto, divertente, inattesa.
Lo stesso discorso vale per la presenza in scena di Awanagana, per quanto questa risulti insolitamente breve, mal calibrata rispetto a quel che era logico attendersi: al punto che si vive come una liberazione l’irruzione di una sequenza di White Pop Jesus, delirante musical diretto nel 1980 da Luigi Petrini e oramai introvabile, con Awanagana protagonista.
Ma è soprattutto la sincerità di Falsetta e del suo sci-fi/documentario a far perdonare quasi tutto, anche le falle più evidenti: una recitazione approssimativa, in particolar modo della protagonista, alcune interviste male intessute nell’insieme e una certa fatica nel differenziare le radio libere in senso stretto (antagoniste, fuori per scelta dal “sistema”) e quelle semplicemente private, non appartenenti allo Stato. Una differenza netta su cui Onde Road preferisce sorvolare, purtroppo. Ma si tratta di pecche controbilanciate da una voglia smodata di far cinema (e radio), che non può non essere riconosciuta e che spesso è possibile rintracciare solo nell’indipendenza tout-court, fra coloro che vengono dal “basso”. Ma questa è una storia vecchia, più vecchia delle radio libere…

Info
Il sito ufficiale di Onde Road.
Onde Road, la pagina Facebook.
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