L’amore non perdona

L’amore non perdona

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Storia d’amore, immigrazione e ordinari pregiudizi. Con L’amore non perdona Stefano Consiglio tratteggia un tranche de vie che scorre tutto sul volto sensibile ed espressivo di Ariane Ascaride.

La paura divora l’amore

Adriana è una donna di quasi sessant’anni: francese di nascita, vive da molto tempo in Italia, ha una figlia, un nipote e un lavoro da infermiera nell’ospedale della sua città. Un giorno, in corsia, conosce Mohamed, un giovane arabo di trent’anni: tra i due nasce una storia destinata a dare scandalo. Riusciranno Adriana e Mohamed, così profondamente soli prima di incontrarsi, a difendere il loro amore, a farlo sopravvivere al fuoco incrociato del mondo che li circonda? [sinossi]

Quello del cinema sul tema dell’immigrazione è oramai un vasto sottogenere della produzione drammatica d’autore europea: solitamente a basso budget, per sua natura predisposto alla coproduzione tra più paesi – magari anche dell’area nord-africana – perfetto per sensibilizzare il pubblico festivaliero e di rimando quello dei cinefili alla ricerca di un intrattenimento pensoso e opportunamente ammantato dalle giuste dosi di impegno civile. Trae origine proprio da questi presupposti L’amore non perdona, opera prima di finzione (ma non troppo) di Stefano Consiglio, già autore di documentari come L’amore e basta, passato alle veneziane Giornate degli autori nel 2009, e Il cinema digitale secondo Giulio Questi, dedicato al regista di La morte ha fatto l’uovo, recentemente scomparso. Nato dalla sinergia tra la francese (ma di proprietà italiana) Babe Film e la BiBi Film di Angelo Barbagallo, L’amore non perdona, dopo essere stato distribuito in Francia poco meno di un mese fa, approda ora sui nostri schermi con la sua storia di “differenze”: culturali, razziali e generazionali.

Protagonista, nonché nucleo pulsante del film, è l’attrice francese Ariane Acaride, pronta a cimentarsi per l’occasione nell’idioma nostrano, con impeccabili risultati. Volto simbolo del cinema socialmente impegnato di Robert Guédiguian, la Ascaride veste qui i panni dell’infermiera franco-italiana Adriana che, rimasta vedova e giunta alla soglia dei sessant’anni, si innamora perdutamente, ricambiata, dell’immigrato trentenne Mohamed (Helmi Dridi), trovandosi così ad affrontare i pregiudizi di colleghi e congiunti.
Nonostante la trama prescelta possa suggerirlo ampiamente, L’amore non basta non veleggia dalle parti di La paura mangia l’anima, né Consiglio ha il piglio nichilista di Fassbinder o la sua spietata capacità di analisi storico-sociale, preferisce piuttosto approntare un tranche de vie realistico, sostanzialmente piano, privo di particolari scossoni. Ostinatamente avverso alle usuali dinamiche narrative che caratterizzano il cinema sull’immigrazione – Mohamed non cede al crimine, né all’alcolismo, né effettivamente è mai esposto a una situazione di pericolo – L’amore non perdona finisce per configurarsi come un esempio di cinema evenemenziale, che inanella una serie di avvenimenti, per lo più privi di ulteriori sviluppi. Si respira un forte senso di stasi dunque nel corso del film, che potrebbe anche essere lo specchio della società piccolo borghese mummificata che circonda i due protagonisti, ma Consiglio non concede esplicitamente allo spettatore questa chiave di lettura, lasciandolo nel buio della sala ad osservare questa storia d’amore contrastato, quasi ne fosse l’involontario voyeur.

Eppure questo rifiuto di usurati clichè drammatici non impedisce a Consiglio di cedere, in più di un’occasione, ad un certo manicheismo, come quando ad esempio il nostro Mohamed innamorato, quasi nei panni di un malinconico Pierrot, attende per ore l’amata con un mazzo di rose rosse tra le mani o, ancora, come nell’occasione in cui, dopo che lei ha tentato di lasciarlo, lui si dedica ad una solenne ubriacatura, che lo conduce in ospedale dritto tra le braccia dell’amata infermiera. Non possono mancare poi i già citati conflitti familiari, ma convince poco la ferma opposizione della figlia (incarnata da Francesca Inaudi) alla senile passione materna, anche perché non sostenuta da particolari motivazioni, a parte il suddetto pregiudizio nazionalpopolare. Quando poi la nostra Adriana viene portata da figlia e genero a svagarsi in una sala da ballo, tra un drink di troppo e le avances di un danzereccio Claudio Bigagli, sembra proprio che qualcosa di irreparabile stia per accadere, ma non è così. Consiglio gioca dunque con le nostre aspettative, disattendendole, sembra quasi voler mettere in scena il nostro “pregiudizio” di abituali spettatori di storie come questa. Ma L’amore non perdona non è neanche questo, non vuole porsi in maniera critica né teorica nei confronti di prodotti similari, tantomeno stupirci con qualche stoccata moraleggiante. Con una regia estremamente sobria, seppur elegante, il film scorre a lungo andare senza nerbo e i sentimenti, privi di sostegno drammaturgico, vengono rilanciati tutti esclusivamente dal volto espressivo di Ariane Ascaride, quasi una sorta di mimo con il dono della parola. Ed è proprio il fatto che il film sia costruito tutto intorno al viso dell’attrice a costruire il vero pregio e la principale originalità di L’amore non perdona: un virtuale lungo primo piano che, da solo, è già perfettamente in grado di raccontarci innumerevoli storie.

Info
Il trailer de L’amore non perdona.
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