My Old Classmate

My Old Classmate

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Commediola sentimentale cinese, My Old Classmate balbetta tra toni malinconici e situazioni più leggere, ripercorrendo gli ultimi vent’anni del suo paese in maniera pasticciata ed esagitata.

Mi ricordo…no, non mi ricordo

Lin Yi lavora a New York, ma non esita a tornare a casa per il matrimonio di Xiaozhi, il suo primo amore. I due si conoscono dal primo giorno di scuola e una serie di flashback riporta in vita il loro passato. [sinossi]

La nuova e ormai assodata dimensione neo-capitalista ed edonista della società cinese (o almeno di quella parte della società che può permetterselo) cerca un corrispettivo e uno specchio in cui vedersi e riconoscersi in un cinema che sia commercialmente appetibile, lontano dagli estetismi della Quinta Generazione e/o dalle problematicità di cineasti come Jia Zhang-ke. Un cinema che non sia troppo politico o impegnato e che racconti storie “normali” in cui potersi identificare. Ecco che allora la dimensione del teen-movie, come insegna la Hollywood degli anni Ottanta, assume un ruolo fondamentale, soprattutto in questo momento storico. I giovani cinesi di oggi sono infatti, tra i loro connazionali, i primi a poter vantare una infanzia e una adolescenza de-ideologizzata, puramente consumista, più o meno allo stesso modo di quel che succedeva in epoca reaganiana. Da una parte all’altra dell’Oceano, però quanta distanza nella qualità e nella consapevolezza dei propri mezzi!

Non andiamo certo cercando un John Hughes cinese, ma comunque questo My Old Classmate – presentato alla 17esima edizione del Far East – appare lontanissimo dal poter restituire malinconie e turbamenti generazionali, sia perché schizofrenico nei toni – per il modo in cui passa goffamente dal comico al presunto drammatico, o anche solo pensoso – sia, forse soprattutto, per come prova a rileggere il recente passato del proprio paese e, insieme, dei personaggi.
Ripercorrendo all’incirca gli ultimi quindici anni di storia cinese – e non facendosi mancare neanche una puntatina in America con l’attacco alle Torri Gemelle – il regista Frant Gwo accumula situazioni in cui la storia privata si mischia con quella pubblica, ma lo fa con una tale approssimazione da far sorgere dei dubbi su quali fossero le sue reali intenzioni. Per provare ad essere più chiari, possiamo prendere d’esempio il film d’esordio di Pif, La mafia uccide solo d’estate, in cui il percorso del protagonista arrivava a scontrarsi con la realtà sociale in cui questi si trovava, fino a fargli acquisire una certa consapevolezza di sé. D’altro canto, viene in mente il Così ridevano di Gianni Amelio, in cui Lo Verso in piazza a Torino si lascia “attraversare” da una bandiera rossa, non mostrando alcun interesse verso quel che accade intorno a lui.
In tutto questo Frant Gwo sceglie una via di totale incoscienza e incoerenza. In una sequenza, in particolare, il protagonista e la sua amata si incontrano nel corso di una manifestazione davanti all’ambasciata americana (era il 1999, durante la guerra in Kosovo, e vi erano delle proteste contro il bombardamento dell’ambasciata cinese a Belgrado), in cui non si capisce il motivo per cui i due siano volontariamente andati lì, visto che non hanno una coscienza politica e non sembrano interessati a rivendicazioni patriottiche. Non solo, i ragazzi protagonisti desiderano con un certo ardore trasferirsi negli Stati Uniti e dunque il loro gesto appare ancora più assurdo. A questo approccio pseudo-storicista si aggiunge tra l’altro un movimento uguale e contrario, che consiste nell’aver inserito nel film dei momenti di animazione puramente ludici, in cui vengono riprodotte catastrofi naturali o atomiche che vanno a coincidere e riecheggiare gli alti e bassi del rapporto tra i due protagonisti.

E allora va a finire che My Old Classmate appare un pasticcio in cui si è provato sia a mettere in piedi un affresco storico sia un evasivo (e volutamente auto-assolutorio) ritratto di una generazione inconsapevole di sé e del mondo circostante, un ritratto in cui però è il regista stesso a mettersi – forse senza volerlo – in prima fila, come preda di un naturale istinto d’evasione, di fuga costante. Non è un caso che la figura ricorrente nel film sia proprio quella della fuga, da un ospedale, da una chiesa, ecc. Ma non è neppure un caso che, a volte, queste fughe siano solo immaginarie, frutto della fantasia del protagonista. Ed ecco allora che la disparità di toni, il miscuglio di tragedie (reali o fittizie), l’accatastare ricordi confusi, alcuni veri, altri no, ha finito per rendere My Old Classmate un teen movie confuso, inerte e schizofrenico, in cui restano oscuri i reali intenti del regista.

Info:
Il trailer di My Old Classmate su Youtube
La scheda di My Old Classmate sul sito del Far East
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