Giovani si diventa

Giovani si diventa

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Con l’usuale, sarcastico acume, Noah Baumbach in Giovani si diventa si interroga sullo stato dell’arte e della società contemporanea, declinando le sue ponderose osservazioni nella forma di una commedia sul conflitto generazionale.

Il sex appeal dell’analogico

Josh e Cornelia Srebnick sono una coppia di quarantenni newyorkesi. Dopo aver provato senza successo ad avere dei figli, hanno deciso di accettare la situazione. Josh, che da diversi anni non riesce a terminare il laborioso montaggio del suo ultimo documentario, è ormai consapevole che la spinta artistica si è affievolita e sente di dover dare una svolta alla propria vita. Un giorno conosce Jamie e Darby, due spiriti liberi, fantasiosi e pieni di iniziativa, appassionati di videogame vintage e di animali domestici fuori dal comune. Per Josh, l’incontro con Jamie significa poter riaprire uno spiraglio sulla propria giovinezza, o meglio, su quella che avrebbe desiderato avere… [sinossi]

Life is what happens to you while you’re busy making other plans. Così cantava John Lennon in Beautiful Boy (Darling Boy), rivolgendosi a suo figlio Sean, che allora aveva appena sei anni. Divenuta in seguito un motto immarcescibile, nonché universale, questa strofa calza proprio a pennello sui protagonisti di Giovani si diventa, nuova conferma dell’inesauribile talento di Noah Baumbach. Dopo lo splendido bildungsroman al femminile Frances Ha, Baumbach torna questa volta ad affrontare dinamiche relazional-familiari (come già in Il calamaro e la balena e Il matrimonio di Mia sorella) concentrandosi con l’usuale acume, condito di sferzante sarcasmo, su una coppia di quarantenni della middle class newyorkese.
Nel mezzo del cammin di loro vita, e rassegnati all’idea di non poter avere figli, Josh e Cornelia (rispettivamente: Ben Stiller e Naomi Watts) si ritrovano circondati da amici accasati con prole poppante. Pur facendo del loro meglio per adattarsi alla situazione, i due faticano a trovare una collocazione nel loro milieu oramai drasticamente modificato e non riescono nemmeno ad individuare un nuovo percorso evolutivo, personale e di coppia. Non li aiutano certo le occupazioni lavorative: Cornelia si guadagna da vivere come assistente personale e produttore del padre, un celebrato documentarista (incarnato dal redivivo Charles Grodin) in procinto di incassare un prestigioso premio alla carriera, mentre Josh, dopo un esordio promettente, da oltre una decade cerca di portare a termine un documentario sul capitalismo, e tira avanti facendo lezione all’università. Anche in ambito accademico però, la sua carriera pare a un punto morto.

Galeotta gli è proprio un’aula dell’ateneo, luogo del primo incontro con una giovane coppia di studenti, o sedicenti tali: Darby (Amanda Seyfried) e Jamie (Adam Driver), anche lui aspirante documentarista. Liberi, anticonformisti, alacri visionatori di VHS, rigorosi ascoltatori di vinili, i due iniziano gradualmente ma inesorabilmente a stravolgere l’esistenza di Josh e Cornelia, creando con loro un rapporto che parte dall’adulazione per veleggiare verso il reciproco arricchimento tipico di una grande amicizia.
Ed è una vera e propria seduzione quella che Noah Baumbach mette in scena in Giovani si diventa dove, mentre i toni della commedia punteggiano l’inevitabile scontro generazionale tra le due coppie, l’affondo sui singoli personaggi e i loro tormenti interiori concorre a porli tutti sullo stesso piano, in un ideale presente indicativo – come ben indicato dal titolo originale del film: While We’re Young, ovvero mentre siamo giovani –, frammento temporale in cui i quattro cercano incessantemente di ricavarsi il loro posto nel mondo. Il conflitto trova poi il suo sapido sviluppo in una dicotomia tra le nuove e le vecchie tecnologie, che vede Josh e Cornelia perfettamente ambientati nell’era digitale, mentre Jamie e Darby predicano un ritorno all’analogico ispirato da tentazioni quasi primordiali, organiche, che hanno il loro compimento nella realizzazione di un “Facebook di carne”. Il sex appeal dell’organico ha per la giovane coppia un’attrattiva ben maggiore di quella che possono esercitare le nuove tecnologie, dalle quali, come per un qualsiasi residuo tossico, è bene liberarsi, magari con una bella “vomitata di gruppo” nel corso di una cerimonia Ayahuasca, dove troneggiano come santini-guida, uno a fianco all’altro in sarcastica coesistenza, San Francesco, Gandhi e Tutankhamon.
Nostalgici, naïf, ma anche piuttosto aggressivi nei confronti di ciò che non apprezzano, avidi assimilatori di piaceri dal presente e dal passato (“voglio essere incolmabile” è il motto di Jamie), rimescolatori più che sperimentatori, in quanto ben consapevoli del crollo dei massimi sistemi, Jamie e Darby sono in fondo l’ultima evoluzione del postmoderno (e dunque anche di quel tardocapitalismo che Josh studia vanamente da anni), e Baumbach li tratteggia con toni che vanno dalla delicatezza a punte di sorprendente cattiveria.

Questi due hipster neo-esistenzialisti e radical chic, vivono come cannibali schizzinosi dentro e fuori la società, non sono dei veri outsiders, quanto piuttosto degli avidi consumatori di culture alte e basse (per loro, scoprirà con una certa sorpresa Josh, I Goonies è considerato un buon film e Eye Of the Tiger una bella canzone) pronti ad assimilare qualunque cosa e a rigurgitarne poi una personale lettura, attraverso canoni improntati a un’originalità un po’ artefatta. Ed è proprio sul tema dell’artefatto, come problema ontologicamente immanente all’arte tutta e forse anche al vivere sociale, che Noah Baumbach si gioca le sue carte più interessanti. Giovani si diventa, non è infatti semplicemente la storia di un incontro, seduttivo e cannibalico, quanto piuttosto una riflessione sulla verità e la sua rappresentazione, e sull’artificio come seconda, possibile iper-realtà. Il documentario e la sua etica assumono dunque un ruolo fondamentale nel film e sono incarnati dalle differenti metodologie di lavoro dei tre personaggi maschili principali (Josh, il blasonato suocero e il giovane Jamie), ciascuno con differenti approcci al reale (e relativi gradi di falsificazione) tutti, in fondo, legittimi.
Non è certo un caso poi (nulla è casuale in questo script raffinatissimo e ben congegnato, anche nei suoi snodi più meccanici) che tutto l’intreccio parta da una frase di Godard, citata dal prof. Josh nel corso della “fatale” lezione e che asserisce “Fiction is about me, documentary is about you”: un film di finzione parla dunque sempre soprattutto del suo autore, un documentario dell’altro de sé. O forse entrambe le tipologie di opera filmica hanno sempre come oggetto principale di analisi l’autore stesso e le sue ossessioni, in questo, lo stesso Godard ci ha già fornito d’altronde pregevoli esempi.

A contribuire alla coesione di questo insieme di spunti teorici sul cinema e la società contemporanea, infarcito di citazioni ora colte ora pop, è poi di certo l’ottimo cast, dove al fianco degli astri nascenti Adam Driver e Amanda Seyfried, sempre più interessati a dimostrare la loro versatilità (si vedano le scelte delle rispettive filmografie), troviamo una Naomi Watts perfettamente a suo agio coi ritmi della commedia, in grado di recitare con il corpo oltre che con le espressioni del volto. Convincente è anche Ben Stiller, lontano dai cupi risvolti esistenziali di Lo stravagante mondo di Greenberg, e forse a tratti tenuto poco a freno, dal momento che cede a qualche eccesso slapstick (come in una pedalata in bicicletta al seguito del suo giovane amico), o allo sfoggio delle sue usuali faccette, che si manifestano soprattutto in un finale dal sentore vagamente convenzionale dove Giovani si diventa pare concedere troppo a quelle dinamiche da commedia classica, altrove perfettamente amalgamate con la personalissima poetica di Baumbach.
Così, mentre il nostro cinema non riesce a ritrarre, salvo rare eccezioni, né le nuove né le precedenti generazioni, prediligendo come cartina di tornasole del vivere sociale l’usurata contrapposizione a presa rapida nord-sud, Baumbach riesce in un colpo solo a interrogarsi sullo stato dell’arte e su due differenti generazioni, per dirci che crescere è un moto perpetuo e l’adolescenza, con le sue ansie, ambizioni, pulsioni ed entusiasmi, un tormento senza fine. Dal quale non si esce mai del tutto.

Info
Il sito ufficiale di Giovani si diventa.
Il trailer italiano di Giovani si diventa.
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