Fantafestival 2015 – Bilancio
Dal 22 al 26 giugno si è svolta a Roma la trentacinquesima edizione del Fantafestival, storico festival romano: una manifestazione ancora lontana dai fasti del passato, ma che sembra, positivamente, iniziare a ritrovare una sua fisionomia.
Certo, se si paragona la trentacinquesima edizione del Fantafestival, da poco conclusasi, con una qualsiasi edizione della stessa manifestazione risalente agli anni ’90 (o a prima) il confronto risulta inevitabilmente impari. Troppe cose, nel frattempo, sono cambiate, sia nel panorama del cinema trattato dallo storico festival romano (fantastico e horror), sia nel modo stesso di fruire i film (visioni casalinghe, legali e non, divenute ormai pratica comune tra gli appassionati); sia, non da ultimo, nelle risorse economiche a disposizione di un festival piccolo e settoriale. Alberto Ravaglioli, nella cerimonia di chiusura di quest’anno, ha giustamente stigmatizzato la mancanza di sostegno, per questa edizione (per la prima volta nella storia del Fantafestival) da parte del Comune di Roma; tuttavia, per una questione di onestà intellettuale, bisogna ammettere che non sempre, nella storia recente del festival, i fondi a disposizione degli organizzatori sono stati utilizzati nel migliore dei modi. Chi scrive ricorda ancora il buio periodo di metà anni 2000, la farsa dell’edizione 2005, con l’annuncio di improbabili nomi quali ospiti (Burton, Romero, Cronenberg) e le tristi proiezioni, una per ogni serata, all’Arena Don Bosco, il successivo spostamento della manifestazione prima a Sabaudia, poi a Latina. Macchie, nella storia di un festival così importante, difficili da cancellare.
Tuttavia, sarebbe miope non rilevare come questo festival, nel corso delle ultime edizioni, abbia dato significativi segnali di ripresa, iniziando a (ri)acquisire una sua fisionomia (ancora non del tutto formata) e puntando a una specifica fascia di pubblico: quella più interessata all’horror indipendente, italiano e non. Merito di un organico rinnovato, e soprattutto dell’acquisizione di un selezionatore competente e appassionato, nella persona di Luca Ruocco. Lo stesso afflusso di pubblico, quest’anno in crescita rispetto all’edizione passata, sembra aver premiato il lavoro degli organizzatori; mentre sono quasi spariti, per fortuna, gli inconvenienti tecnici che avevano funestato praticamente tutte le edizioni più recenti (sottotitoli fuori sincrono o assenti, proiezioni saltate, uso di copie digitali di bassa qualità). Segnali di ripresa impossibili da ignorare, che si vanno a sommare al recupero della storica sede del Barberini, e al ritorno del merchandising gadgettistico, fumettistico e letterario fuori dalle sale (con la partnership con l’altrettanto storico comic magazine Splatter, nonché con l’appena rinata Mostri, introdotta proprio nel corso del festival).
Certo, non tutto gira (ancora) al meglio, e la qualità dei titoli presentati è tuttora altalenante. Chi scrive, ad esempio, avrebbe volentieri fatto a meno di un prodotto irrimediabilmente trash come Darkside Witches, pastrocchio indifendibile malgrado la simpatia del regista Gerard Diefenthal, e la presenza di due istituzioni quali Barbara Bouchet (protagonista) e Claudio Simonetti (autore della colonna sonora). Alcuni titoli presentati ci sono parsi meri riempitivi, in qualche caso poco in linea col mood della manifestazione: esempio classico ne è un film come The Quiet Hour, anonima pellicola di sci-fi senza alieni, incomprensibilmente piazzato nel bel mezzo dello Z-Day dedicato ai morti viventi (perché non inserirvi, invece, l’italiano Beautiful People, che è stato proiettato il giorno dopo?). Lo stesso Z-Day, comunque, replicato dopo l’esordio della scorsa edizione, con la prevista Zombie Walk da Villa Borghese (poi annullata per il maltempo), il make up per gli spettatori fuori dalle sale, e il concorso per il “miglior zombie” in sala, ci è apparso un’importante, simpatica espressione di quella componente scenografica, e anche un po’ goliardica, che nel contesto di un festival di genere non dovrebbe mai mancare.
Nella selezione, oltre al vincitore del Pipistrello d’Oro per il miglior film straniero (il georgiano Landmine Goes Click di Levan Bakhia, alla cui proiezione non eravamo purtroppo presenti) il meglio è venuto ancora una volta dalla scena indipendente italiana: a cominciare dal post-apocalittico Index Zero di Lorenzo Sportiello, già visto e apprezzato al Festival di Roma e qui aggiudicatosi (meritatamente) il Pipistrello d’Oro per la migliore opera italiana. Ma una menzione d’obbligo va anche per un’altra opera rientrata nel palmares dei vincitori, il notevole Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio, riuscita contaminazione (nel segno del gotico) tra animazione in stop motion e cinema live action, vincitore del Premio Mario Bava per la migliore opera prima italiana. Interessanti, sempre sul fronte italiano, si sono rivelati anche altri esordi: lo zombie-movie Anger of The Dead (opera prima di Francesco Picone, ed estensione di un suo precedente corto), Janara di Roberto Bontà, buon horror antropologico calato nei misteri, e nelle leggende, di un paesino del Sud Italia, il thriller tecnologico, di ascendenze fincheriane, Subject 0: Shattered Memories di Tiziano Cella. Non sono invece esordi, ma meritano menzione, altre due opere facenti parte della selezione italiana: l’horror collettivo E.N.D. (anch’esso inserito nello Z-Day), approccio originale, seppur discontinuo nella riuscita, al classico tema dell’apocalisse-zombie; e soprattutto l’inclassificabile, a tratti irresistibile excursus fantascientifico Dolcezza Extrema, opera d’animazione weird e del tutto fuori dai canoni, diretta da Alberto Genovese. Sul fronte straniero, menzioni sparse al cileno The Stranger di Guillermo Amoedo (imperfetto ma interessante thriller vampiresco, prodotto da Eli Roth), ala fiaba nera del francese Horsehead, di Romain Basset, alla New Age virata al cupo dello spagnolo (confuso ma con una sua certa qual efficacia) Asmodexia di Marc Carreté.
Infine, la storia e la memoria: una componente che al Fantafestival non è mai mancata, e che quest’anno si è sostanziata nella cerimonia d’apertura, che ha proposto la copia restaurata, in 35mm, dell’immortale Profondo Rosso di Dario Argento; e negli omaggi a due istituzioni del nostrano cinema di genere, quali Barbara Steele (divertente ed emozionante la sua presenza in sala, con la proiezione dei corti The Shutterbug Man e The Mill at Calder’s End, da lei interpretati) e Barbara Bouchet (omaggio purtroppo seguito dal brutto Darkside Witches). La componente storica, e di recupero della memoria del genere, di questa edizione, si è comunque espressa anche in alcuni interessanti eventi “collaterali” alle proiezioni: tra questi, la riproduzione live, diretta dal regista Aldo Zappalà, del famoso radiodramma di Orson Welles La guerra dei mondi, e il documentario Memorie dal futuro – 60 anni di fantascienza in Rai, realizzato dalla trasmissione Wonderland di Rai 4. Eventi che danno sostanza a un programma comunque ricco, e complessivamente positivo; e che mettono, in fondo, in secondo piano la serata di chiusura, in cui abbiamo visto l’incolore remake di Poltergeist di Gil Kenan. Buoni auspici per una manifestazione che, pur tra mille difficoltà, sembra finalmente avviata sulla giusta strada; e che quest’anno avrà anche una significativa “coda” a settembre (dal 7 al 9), con una serie di proiezioni da tenersi nella Sala Trevi, per un nuovo omaggio alla matrina del gotico italiano Barbara Steele.