Equals

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Dopo un paio di pellicole sentimentali abbastanza fortunate, Doremus alza il tiro e mescola fantascienza e romanticismo in Equals, young-adult estetizzante che si affida ai volti e ai corpi di Kristen Stewart e Nicholas Hoult e che lavora di sottrazione narrativa. Più banalizzazione che sottrazione. Derivativo in ogni suo aspetto, a partire dalle facili scelte di design, Equals trova sorprendentemente posto nel concorso veneziano.

L’amore ai tempi della distopia

La storia si svolge in una società del futuro in cui le emozioni più profonde sono state geneticamente disattivate per promuovere una cultura di stabilità e non violenza. Una parte della popolazione – inclusi i protagonisti del film – è però immune alla manipolazione genetica e può ancora, di conseguenza, innamorarsi… [sinossi]

Selezionato per il Concorso della Mostra del Cinema di Venezia 2015, Equals di Drake Doremus sembra ignorare volutamente la fiumana di pellicole di fantascienza distopica che hanno invaso le sale negli ultimi anni. E non distopie qualsiasi, ma una serie di sbiaditi cloni adattati al terribile target young-adult. Ma Doremus non deve essere l’unico ad aver fatto spallucce di fronte ai vari Divergent, The Host, Hunger Games, Maze Runner e The Giver – Il mondo di Jonas, vista la prestigiosa collocazione lidense. Ci si potrebbe spingere persino più in là, fino agli anni Settanta e alla gloriosa stagione della sci-fi distopica, ma in fin dei conti non serve tirare in ballo le suggestioni sociologiche e politiche di Zardoz o de La fuga di Logan per rapportarsi all’operazione di Doremus.

Dopo un paio di pellicole sentimentali abbastanza fortunate (Like Crazy, Breathe In), Doremus alza il tiro e mescola fantascienza e romanticismo, confezionando uno young-adult estetizzante che si affida ai volti e ai corpi di Kristen Stewart e Nicholas Hoult e che lavora di sottrazione narrativa. Più banalizzazione che sottrazione. Derivativo in ogni suo aspetto, a partire dalle facili scelte di design (il bianco, le linee essenziali, gli spazi asettici), Equals immagina una società futura privata delle naturali emozioni, meccanica e geometrica. Uomini e donne, geneticamente privati della loro scintilla emotiva, lavorano, producono, vivono tranquillamente. Non tutti, ovviamente, e così assistiamo fino dall’incipit al risveglio di Silas (Hoult) e alla sua condivisibile attrazione per Nia (Stewart). L’amore sboccia e la società mostra delle falle organizzative. Insomma, una sorta di fascismo all’acqua di rose e con i treni che arrivano anche in ritardo.

Doremus e lo sceneggiatore Nathan Parker (l’ottimo Moon, l’action-thriller Blitz) riducono al minimo indispensabile l’intreccio, lasciano poco spazio ai personaggi secondari (Bess e Jonas, rispettivamente Jacki Weaver e Guy Pearce) e aprono un’ampia parentesi amorosa, visivamente ambiziosa più nelle premesse che nei risultati. I timidi approcci, i primi baci e gli amplessi tra Silas e Nia, immersi in una luce azzurrina, riecheggiano in tono decisamente minore alcune suggestioni malickiane. Ed è questa scelta (o deriva) estetica, peraltro eccessivamente reiterata, l’unico scarto tra Equals e gli altri cloni distopici – i primi piani sfocati, i movimenti di macchina, i tagli dell’inquadratura e tutta questa mise-en-scène all’insegna del sensoriale finiscono per cannibalizzare la già esile idea di partenza.

Il paradosso di Equals, che illustra sommariamente una società ossessionata dal controllo, dalla genetica, dall’azzeramento dei sentimenti, è di essere anch’esso un clone, ancorato a un design futuribile trito e ritrito. Gli uguali e i difettosi, la cura Eni o la Atmos, pur declinati con altri nomi, non sono altro che il nucleo gravitazionale della fantascienza adolescenziale o giù di lì delle ultime stagioni cinematografiche. Doremus non diverge ma converge, svelandoci un futuro che abbiamo già visto troppe volte.
La clonazione ai tempi degli young-adult: ovvero, da Twilight a Equals, passando per Warm Bodies. A questo punto, meglio Lanthimos

Info
Equals sul sito della Mostra del Cinema di Venezia.
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