Ramona

Ramona

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Una delle più importanti riscoperte della 34esima edizione delle Giornate del Cinema Muto è Ramona, melodramma d’ambientazione californiana del 1928 con protagonista Dolores del Rio e diretto dal regista di origine indiana Edwin Carewe.

Ramona, come close…

Cresciuta in una ricca magione nel sud della California, Ramona è però una trovatella non troppo amata dalla sua matrigna, Señora Moreno. Quando la ragazza si innamora di un indiano e soprattutto scopre che anche sua madre era una Nativa Americana, scappa di casa con il suo innamorato lasciando con un palmo di naso il figlio della signora Moreno, Felipe perdutamente innamorato di lei. [sinossi]

Si respira un’aria decadente e sensuale in Ramona, un’aria di crudeltà e di sopraffazione, di violenza, che è tipica di certe rappresentazioni che vengono fatte del profondo Sud statunitense, quei territori in cui la cultura spagnola e messicana si mischia a quella WASP e si scontra (o si scontrava) con quella indiana. Basti pensare a certi film dei fratelli Coen o a certi romanzi di Cormac McCarthy per capire come questa caratteristica degli United States sia ancor oggi usata per mettere in scena i conflitti interni della società americana, forse perché proprio da queste parti si esplicano con atti di crudeltà a tratti inaudita.
E il filo di un discorso così contemporaneo lo ritroviamo proprio in Ramona, film del 1928 diretto da un regista e attore di origine indiana, Edwin Carewe (la cui madre proveniva dalla tribù dei Chickasaw) e tratto dall’omonimo romanzo scritto alla fine dell’Ottocento da Helen Hunt Jackson, tanto celebre negli anni del muto da esservi già stati in precedenza due adattamenti, di cui uno firmato nel 1910 nientemeno che da D.W. Griffith.

Proiettato alle Giornate del Cinema Muto, Ramona ha rappresentato forse una delle più importanti riscoperte di questa 34esima edizione. Il film infatti si credeva perduto fino a pochi anni fa, finché non ne è stata ritrovata una copia a Praga, restaurata nel 2014. E questo melodramma d’ambientazione western anticipa di gran lunga classici del genere come Duello al sole o Johnny Guitar, ma soprattutto rappresenta un potentissimo atto d’accusa nei confronti dell’uomo bianco e dello sterminio operato verso i Nativi Americani.
Nella vicenda di Ramona (interpretata da Dolores del Rio), che si innamora di un indiano e scopre di appartenere anche lei a quella cultura, Carewe ovviamente ci parla di se stesso e della colossale rimozione di una civiltà. Infatti, la terribile distruzione della famiglia che Ramona ha costruito con il suo uomo – che tra l’altro si è convertito al cristianesimo – costituisce una parabola esemplare di orrore: prima il dottore si rifiuta di curare la figlia di Ramona perché indiana, poi dei criminali a cavallo assaltano e distruggono l’accampamento in cui vivono i protagonisti, infine il marito di Ramona viene ingiustamente accusato di aver rubato un cavallo. E le immagini di Ramona che, impazzita dal dolore, vaga tra arbusti e sterpi e si ritrova ad essere coperta di sangue hanno una tragicità dal valore universale quanto una stordente e violentissima forza iconica.

Nulla appare didascalico in Ramona, e anzi il discorso procede in modo inesorabile e fatale grazie a una perfetta costruzione narrativa, che procede per ellissi e improvvisi squarci visivi. Se poi la prima parte – quella nella magione in cui Ramona è cresciuta e dove è amata dal giovane Felipe ma odiata dalla madre di lui – è giocata sull’apertura di diaframma ad accogliere una luce sensuale e serena; nella seconda – a partire dalla fuga notturna di Ramona – il bianco e nero si fa man mano più livido, più grigio, più spento in modo da farci presagire il tragico procedere degli eventi. E allora quando si parla della rappresentazione degli indiani d’America nella storia del cinema statunitense non si potrà – e non si dovrà – mai più dimenticare un film come questo.

Info
Il sito delle Giornate del Cinema Muto.
Il sito dedicato al regista Edwin Carewe.
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