Angry Indian Goddesses
di Pan Nalin
Angry Indian Goddesses di Pan Nalin cerca di raccontare lo difficoltà che ancora oggi devono affrontare le donne nell’India divenuta una superpontenza mondiale. Vincitore alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma.
Goa constrictor
Frieda, una fotografa di moda che cerca di trovare il suo stile, riunisce le sue più care amiche, sparse in tutta l’India, per un viaggio a Goa e per annunciare una sorpresa: sta per sposarsi. Le ragazze improvvisano un addio al nubilato che durerà un’intera settimana, una sfrenata corsa sulle montagne russe dei legami femminili: amicizie, litigi e riappacificazioni, disastri, passione, devastazione, incertezze, paure, autorealizzazione. Tra divertimento e agitazione, afflizioni e struggimenti, sentimento e ossessione, giovinezza e innocenza, emergono segreti e tensioni, si formano legami e le emozioni prendono il sopravvento. Presto gli eventi prendono una piega tragica, ma per il momento queste donne sono decise a cogliere l’attimo. [sinossi]
Per quanto in molti siano rimasti stupiti dall’esito della votazione, non è affatto casuale che Angry Indian Goddesses abbia trionfato al termine della decima edizione della Festa del Cinema di Roma; il premio del pubblico, istituito per il 2015, è andato infatti a premiare un film che punta diritto al cuore del pubblico. Uno di quei titoli che, con un certo lassismo critico, si tende a etichettare come “importanti”. Uno di quei titoli che organizzano l’intera struttura narrativa attorno a un tema. Il tema in questione è quello del ruolo della donna all’interno della società indiana contemporanea, pronta a fagocitare il mondo della finanza internazionale ma ancora ferma a pericolosi arcaismi per quel che concerne i diritti civili.
Per mettere in scena ciò Pan Nalin, che i più ricorderanno per l’interessante Samsara (2001), ricorre a un escamotage sempre valido: il film corale. Angry Indian Goddesses è un film di donne, che appaiono in scena come immagine simbolica di intere categorie sociali di riferimento: c’è la fotografa controcorrente, la donna in carriera, l’attrice che a Bollywood trova solo ruoli stereotipati, l’attivista politica, la serva, la bambina che ha poche attenzioni dalla madre, la cantante che ha tentato il suicidio per il proprio scarso successo commerciale. Tutte diversi eppure tutte uguali, in un subcontinente che non le rispetta e le guarda perfino con sospetto.
Assomiglia in tutto e per tutto a una dramedy dell’indie a stelle e striscie, il film di Nalin, e i riferimenti estetici li si possono rintracciare tanto nel montaggio quanto nella costruzione narrativa, nell’utilizzo dei climax emotivi (il finale che occhieggia a L’attimo fuggente è esplicativo, in tal senso), nei dialoghi tra i personaggi. Interessato più al “perché” sta raccontando una storia che alla storia in quanto tale, il regista indiano finisce per rimanere per la maggior parte del tempo in superficie, incapace di scavare in profondità negli intimi bisogni e nelle turbe di questo gruppo di ragazze, riunite a Goa per festeggiare le imminenti nozze di una di loro. Tra battibecchi, crisi, ricordi nostalgici del passato e amori Angry Indian Goddesses gioca a essere una sorta di The Big Chill in salsa hindi, ma nel tentativo di trovare una collocazione a metà strada tra i ritmi e le timbriche di (off) Hollywood e di Mumbai, finisce per perdersi in un limbo indistinto.
A emergere dunque è una retorica sana per quanto stereotipata, con cui è impossibile con concordare (e da qui, con ogni probabilità, derivano i voti ricevuti all’Auditorium Parco della Musica dal pubblico) ma che possiede una propria reale forza cinematografica. Anche la regia di Pan Nalin sembra arrancare dietro i personaggi che perdono corpo in scena, e che continuano a mantenere una propria credibilità solo grazie all’appassionata interpretazioni di un gruppo di attrici meritevoli di un plauso convinto. Il regista non evita anche di affrontare svolte dense di drammaticità, ma tutto appare fin troppo programmatico, utilizzato a uso e consumo dell’idea da cui è stato partorito l’intero film. E se molte, troppe digressioni appesantiscono l’architettura del film – con un’estetica che strizza l’occhio con facilità alla televisione -, alcune soluzioni maggiormente ispirate cercano di bilanciare il tutto.
Pensato più per il pubblico occidentale che per quello indiano, Angry Indian Goddesses è un prodotto destinato a rimanere incompiuto, imprigionato come le sue protagoniste in una terra che non sa ancora trovare un equilibrio reale tra il potere della tradizione e le lusinghe della modernità. Nella sfida, tutta interna al cinema festivaliero, con altri film indiani (viene naturale pensare all’ottimo Interrogation di Vetri Maaran visto al Lido di Venezia), Angry Indian Goddesses segna il passo, e si limita a inseguire.
Info
Il trailer di Angry Indian Goddesses.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Angry Indian Goddesses
- Paese/Anno: India | 2015
- Regia: Pan Nalin
- Sceneggiatura: Arsala Qureishi, Dilip Shankar, Pan Nalin, Subhadra Mahajan
- Fotografia: Swapnil S. Sonawane
- Montaggio: Shreyash Beltangdy
- Interpreti: Amrit Maghera, Anushka Manchanda, Pavleen Gujral, Rajshri Deshpande, Sandhya Mridul, Sarah Jane Dias, Tannishtha Chatterjee
- Colonna sonora: Cyril Morin
- Produzione: Jungle Book Entertainment, ONE TWO Films, Protein Entertainment
- Durata: 104'
