The Vatican Tapes

The Vatican Tapes

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Dopo il divorzio artistico dal sodale Brian Taylor, il regista Mark Neveldine, per la prima volta dietro la macchina da presa in solitaria, firma con The Vatican Tapes un horror dozzinale, piatto e derivativo, che strizza l’occhio a Friedkin in maniera grossolana e non rinuncia ai toni beceri tanto cari all’autore di Crank.

Povero diavolo

La lotta suprema tra il bene e il male, tra Dio e Satana. Angela Holmes è una donna di 27 anni che conduce una vita normale finché la sua presenza inizia ad avere effetti devastanti su chiunque le sia vicino, provocando gravi incidenti e morte. La donna viene esaminata e si sospetta sia posseduta dal diavolo. Quando però il Vaticano è chiamato a compiere l’esorcismo, la possessione si rivela essere dovuta alla presenza di un’antica forza satanica più potente di quanto si fosse mai immaginato. Spetta a padre Lozano combattere contro questa forza satanica per salvare non solo l’anima di Angela, ma anche il mondo come lo conosciamo. [sinossi]

Quello del b-movie duro e puro truccato e imbellettato da film mainstream, con una confezione più o meno ripulita, è una delle scorciatoie più abusate da quel – medio, quando non mediocre – cinema horror americano proteso verso la sciatteria e il derivativo. Tale soluzione di comodo e di riporto, che si traduce in un’estetica altrettanto monocorde e approssimativa, tanto levigata quanto stonata per un certo tipo di produzioni dalla matrice più grezza, è una delle principali cause che portano molti prodotti a disinnescare in partenza le proprie potenzialità, vanificando se stessi e tentando di sopperire a un deficit iniziale con una miriade di strizzate d’occhio deteriori per nobilitarsi. Non fa eccezione The Vatican Tapes di Mark Neveldine, che rientra perfettamente nella categoria e segna un discreto tonfo per la prima regia in solitaria dell’autore di Crank, Crank: High Voltage, Gamer e Ghost Rider – Spirito di vendetta, film più o meno esecrabili, seppur messi a punto con una spiccata quanto non marcata consapevolezza del (de)genere di riferimento, la quale in ogni caso assai di rado è riuscita a evitare del tutto la catastrofe finale.

The Vatican Tapes, che inaugura l’horror in sala del 2016, fallisce i propri intenti franando rovinosamente su se stesso: il classico film incentrato su una possessione demoniaca e su un conseguente esorcismo è infatti maneggiato con inequivocabile piglio grossolano, quasi come se si confidasse ciecamente nei prototipi e negli ingredienti tipici del filone a tal punto da limitarsi ad elencarli mestamente uno dietro l’altro, senza dar loro un minimo di vigore e non spostando di un millimetro l’asse rispetto alle coordinate standard di operazioni similari. Sfilacciato e colmo di situazioni rabberciate alla meno peggio, The Vatican Tapes si affida a una figura femminile avvenente ma via via sempre meno carismatica – un paradosso, visto l’insorgere sempre più letale del maligno e delle sue nefaste conseguenze – e fa una maledetta fatica a costruire intorno alla losangelina Angela Holmes, interpreta da Olivia Taylor Dudley, un contesto solido o anche solo plausibile, oltre che abitato da comprimari non bidimensionali. Dal padre borderline ma caricaturale al fidanzato impalpabile, passando per un prete quasi bozzettistico interpretato da uno sprecato Michael Peña, la sceneggiatura, scritta a quattro mani da Christopher Borrelli e Michael C. Martin, non fa altro che ad accumulare “omaggi” letterali e da asilo nido a William Friedkin e al suo leggendario L’esorcista, trasformando però l’inchino del fan in parodia involontaria e venendo meno a una buona dose di credibilità e buon senso con una leggerezza che rasenta lo stucchevole e l’insultante: ci limitiamo a citare le uova che escono dalla bocca della ragazza in luogo del vomito verde, ma a voler infierire si potrebbe proseguire con parallelismi altrettanto avvilenti e faciloni.

Più sregolatezza demenziale, insomma, che timore reverenziale. Dopotutto la torsione degli arti, i corvi e compagnia cantante sono un birignao talmente scontato e telefonato da far cadere letteralmente le braccia a chi guarda, soprattutto a causa dell’ostinatezza sorniona e insistita con la quale vengono riproposti e cavalcati. A mancare, in The Vatican Tapes, è in definitiva la sporcatura autentica, il germe davvero terrificante di una paura non sia edulcorata da una mossetta, un salvacondotto semplicistico e una svolta psicologica imbarazzante. L’unico aspetto sul quale soffermarsi sarebbe, in teoria, l’archivio audiovisivo a disposizione del Vaticano, attraverso il quale, fin dall’inizio, lo spettatore viene messo al corrente della conoscenza di quanto accade nel mondo, in termini di possessione, da parte delle autorità ecclesiastiche, depositarie di un patrimonio di videotape e riprese a circuito chiuso che ritraggono e certificano tantissimi casi analoghi a quello di Angela. Peccato però che anche il found footage, elemento già di suo fastidiosamente sovrautilizzato da anni a questa parte con mortifera ritualità, venga malamente gettato alle ortiche insieme al resto, complice un ricorso incredibilmente incolore a tale materiale, che non desta alcun tipo di sussulto quando fa capolino all’interno del tessuto del film e che rimane confinato a un dimenticabile prologo all’insegna di una bieca spettacolarizzazione mediatica. Dove a un certo punto, giusto per intenderci, vengono fuori addirittura Papa Francesco e i “segreti del Vaticano”, manco fossimo dentro il book-trailer di un volume di Gianluigi Nuzzi o Emiliano Fittipaldi.

Info
Il trailer di The Vatican Tapes su Youtube.
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