Trieste Film Festival 2016 – Presentazione
Presentato il programma del Trieste Film Festival 2016 che si terrà dal 22 al 30 gennaio e di cui da quest’anno Quinlan è media partner. Sole alto di Dalibor Matanić è il titolo di apertura della 27esima edizione, poi Chant d’hiver di Iosseliani, Cosmos di Żuławski, il già annunciato omaggio a Kieślowski, uno speciale sul nuovo cinema rumeno, i tre concorsi internazionali…
Torna dal 22 al 30 gennaio il Trieste Film Festival, fondamentale appuntamento con il cinema dell’Europa centro-orientale, giunto quest’anno alla 27esima edizione, diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli. Il programma, che è stato presentato oggi, prevede al solito uno sguardo preciso e ampio su delle cinematografie, come quelle dell’Est Europa, troppo spesso colpevolmente trascurate dai nostri canali distributivi.
Ha per fortuna un distributore italiano, la Tucker Film, il film d’apertura di questa edizione del festival: Sole alto di Dalibor Matanić, premio della giuria della sezione Un certain regard al Festival di Cannes 2015. Il film, ambientato in tre decenni diversi (e precisamente negli anni 1991, 2001 e 2011), racconta la storia d’amore tra due ragazzi, un croato e una serba, moltiplicandola per tre volte e usando gli stessi attori, con l’obiettivo di leggere in filigrana i conflitti della ex-Jugoslavia. Altri due film importanti di autori imprescindibili del cinema europeo saranno mostrati a Trieste in anteprima italiana: Chant d’hiver di Otar Iosseliani (che sarà anche il film di chiusura del festival) e Cosmos di Andrzej Żuławski, entrambi presentati all’ultima edizione del Festival di Locarno.
E poi, due focus su due diverse cinematografie, quella polacca e quella rumena. Ne “La doppia vita del cinema polacco”, oltre al già annunciato omaggio a Krzysztof Kieślowski, con la presenza di Irène Jacob (e occasione per ricordare la compianta Annamaria Percavassi, recentemente scomparsa), è prevista anche la proiezione di 11 Minutes di Jerzy Skolimowski e un omaggio composto di sette film al documentarista Marcin Koszałka, quest’anno al festival anche con il suo primo lungometraggio di finzione (The Red Spider, in concorso). Con il “Nuovo cinema rumeno tra favola e realtà” si vuole invece ripercorrere la felicissima stagione di questa cinematografia che nell’ultimo decennio ha potuto contare su una sorta di “nouvelle vague”, culminata nel 2007 con la Palma d’oro a Cristian Mungiu per il suo 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni. Della selezione fanno parte Aferim! di Radu Jude, Box di Florin Şerban, The Treasure di Corneliu Porumboiu e One Floor Below di Radu Muntean.
Ma il nucleo centrale del Trieste Film Festival 2016 sarà al solito composto dai tre concorsi internazionali, dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari, e in cui in particolare si potranno scovare i talenti emergenti di queste cinematografie (basti pensare, per tornare allo scorso anno, a un titolo potente come Viktoria, diretto dall’esordiente cineasta bulgara Maya Vitkova). Sono otto i film del concorso internazionale lungometraggi, con titoli come Dawn di Laila Pakalnina, riflessione sul passato sovietico della Lettonia, o The Wednesday Child dell’ungherese Lili Horváth, in cui si seguono le disavventure di una coppia nella periferia di Budapest per un dramma sociale sull’emarginazione, o ancora Homeland di Oleg Novković, seconda parte di una trilogia dedicata alla cosiddetta “generazione perduta” della ex-Jugoslavia.
Sono dieci invece i titoli del concorso internazionale documentari. Tra questi: Battles di Isabelle Tollenaere, che attraverso quattro archetipi – una bomba, un bunker, un carro armato, un soldato – ci riporta sui luoghi di alcune delle guerre più recenti combattute in Europa; Chuck Norris Vs. Communism di Ilinca Calugareanu, in cui si racconta l’incredibile storia vera della donna che nella Romania di Ceaucescu sfidò la censura violando l’embargo e doppiando decine di film americani; Cinema, mon amour di Alexandru Belc, storia dell’ex proiezionista e direttore del Dacia Panoramic Cinema, tra le ultime vecchie sale rimaste oggi in Romania.
Dei sei titoli fuori concorso della sezione documentari fanno parte invece anche l’italiano l’italiano Armenia! di Francesco Fei e Cinema, A Public Affair, film – già visto alle Giornate del Cinema Muto 2015 – dedicato alla figura di Naum Kleiman, ingiustamente rimosso dalla carica di direttore del Museo del Cinema di Mosca.
Inoltre, al di là dei 16 cortometraggi in concorso, si confermano anche quest’anno sia l’attenzione verso il cinema d’animazione che, accanto a molti esordienti, prevede anche la presentazione di Metamorphosis del bulgaro Andrey Tzvetkov, sia la sezione “TriesteFF Art&Sound” – dedicata alla contaminazione tra il cinema e le altri arti e realizzata in collaborazione con Sky Arte -, sia le “Sorprese di genere”, intesa alla scoperta e alla riscoperta del cinema più popolare, sia ancora la formula del Premio Corso Salani, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2015 e ancora in attesa di una distribuzione italiana e internazionale: i film in questione sono Banat (Il viaggio) di Adriano Valerio, Dal ritorno di Giovanni Cioni, La mia casa e i miei coinquilini (Il lungo viaggio di Joyce Lussu) di Marcella Piccinini, I ricordi del fiume di Gianluca e Massimiliano De Serio e Senza di voi di Chiara Cremaschi.
Da segnalare, infine, che per il secondo anno il Trieste Film Festival ospiterà sia le proiezioni dei film finalisti del Premio Lux, premio cinematografico ufficiale dell’Unione Europea (vinto quest’anno da Mustang), sia la sezione Born in Trieste, dedicata ai film che hanno iniziato il loro percorso produttivo proprio a Trieste, nell’ambito degli incontri professionali When East Meets West. All’interno di questa selezione lo scorso anno venne presentato ad esempio Storie di cavalli e di uomini, mentre quest’anno è il turno di Four Passports di Mihajlo Jevtić, Carso di Vladimir Todorović e Train to Adulthood di Klára Trencsényi, vincitore quest’ultimo al Festival di Lipsia.
Un programma, ricchissimo e che abbiamo indicato solo a grandi linee, con cui il Trieste Film Festival conferma una volta di più la capacità di svolgere un ruolo di collegamento indispensabile tra la cosiddetta Europa occidentale e quella centro-orientale. Una missione, volta a far incontrare culture ed esperienze differenti, che appare sempre più preziosa in questi tempi bui di fondamentalismi di varia natura.
COMMENTI FACEBOOK